quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 15 OTTOBRE 2021
Alcolismo e salute mentale. Un binomio inappropriato



Gentile Direttore,
gli attuali fermenti nel mondo delle dipendenze (conferenza nazionale alcol e tossicodipendenze) mi costringono a ritornare su concetti già espressi su questa testata. Nonostante l’acclarato avanzamento scientifico nel settore dei disturbi da uso di alcol (DUA) ancora oggi troppo spesso ci si dimentica che l’inserimento del paziente nell’area della salute mentale non è la scelta ottimale per trattare al meglio questo problema che coinvolge, secondo i criteri del DSM-V del 2013, il 20% della popolazione maschile e il 10-15% di quella femminile.
 
L’alcologia rappresenta indubbiamente la componente preponderante nel settore delle “dipendenze” ed ormai trova commistione con altri disturbi (da sostanze, da gioco, del comportamento alimentare, ecc) e di cui spesso è via d’accesso.
 
Solo in alcune regioni Italiane l’alcologia trova il suo inserimento in dipartimenti per le dipendenze o addirittura di medicina specialistica (Addiction disorders: a need for change. Proposal for a new management. Position paper of Italian Society on Alcohol. Minerva Med 2018; 109: 369-85). Nella maggior parte dei casi sono riassorbite e appiattite nei dipartimenti di salute mentale. Non va bene!
 
Circa il 20% dei ricoveri in degenza ordinaria e il 10% di quelli in terapia intensiva è alcol correlato. In alcuni settori della medicina rappresenta il primo fattore eziologico come per esempio in epatologia (prima causa di cirrosi epatica e di trapianto di fegato).
 
È chiaro che la gestione di questi pazienti (e relative famiglie) con una visione desueta non può migliorare la situazione. Infatti, solo il 10% dei soggetti bisognosi di cure viene identificato. Addirittura in alcune patologie alcol correlate il ritardo diagnostico è fra i 30 e i 40 mesi. Ciò comporta aggravamento clinico, distruzione delle famiglie e costi sanitari e socio-sanitari esorbitanti (Alcohol use disorder in the COVID-19 era: Position paper of the Italian Society on Alcohol. Addiction Biology 2021; e13090).
 
Certamente sono presenti manifestazioni psicopatologiche. La possibile presenza di patologia psichiatrica (primaria o secondaria che sia) è da valutare solo dopo un prolungato periodo di astensione e non in modo puntiforme e comunque anche quando opportunamente identificata e curata la dipendenza va affrontata in un’ambiente culturalmente e scientificamente appropriato. La dipendenza infatti progressivamente si svincola da patologie psichiatriche o da fattori stressanti post-traumatici (Quartini et al, Italian Journal of Addiction – MDD 2021; 42: 27-31).
 
La complessità di questo paziente affetto da problematiche internistiche, psichiatriche, sociali e altro deve essere gestita da più competenze senza particolari etichettature che non portano a risultati significativi nè dal punto di vista clinico nè socio-sanitario. Inoltre la tanto dichiarata affermazione che è necessario costruire un forte legame con familiari caregivers e gruppi di auto mutuo aiuto rimane su larga scala disattesa (solo il 5% ne beneficia secondo la Relazione al Parlamento), (vedere Centro Studi del Centro Alcologico ASL3 Liguria “Auto Mutuo Aiuto, Programmi di Comunità e Formazione Caregivers”).
 
Nell’attesa di formulare altre proposte legislative, in questo periodo (caratterizzato da dati epidemiologici in costante peggioramento) bisognerebbe cominciare ad applicare da parte delle Regioni e delle Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere una Legge dello Stato già presente (Legge n. 125 del 30 Marzo 2001) che bene delineava ciò che è necessario fare: favorire l’accesso delle persone affette da disturbo da uso di alcol e dei loro familiari in strutture idonee e dedicate, favorire l’informazione e la formazione secondo standard sulla base dell’evidenza scientifica, promuovere la ricerca nel settore e favorire le organizzazioni del privato sociale senza fini di lucro e le associazioni di auto mutuo aiuto finalizzate a prevenire o a ridurre i problemi alcol correlati. Chi veramente avrà il coraggio e la forza di fare questo dimostrerà di avere una visione e di essere un vero innovatore in un settore di cui la società nel suo complesso ha sempre più bisogno.
 
Il periodo Covid-19 ha acuito i problemi, ma ora è tempo di ripartire con forza e coraggio: certo tutti devono fare un passo indietro a favore del tanto esaltato bene comune.
 
Gianni Testino
Presidente Nazionale Società Italiana di Alcologia

© RIPRODUZIONE RISERVATA