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Giovedì 21 OTTOBRE 2021
Negli Usa il primo trapianto di rene da maiale a uomo. Cardillo (Cnt): “Notizia rilevante ma per ora occorre comunque puntare su donazioni umane”

Si è trattato di una procedura sperimentale, eseguita presso la NYU Langone Health di New York. La ricevente era una donna in morte cerebrale. L’organo trapiantato ha lavorato solo per 3 giorni, ma si è trattato comunque di un evento “rilevante”, come afferma anche il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo. Che però evidenzia: “Ad oggi l’unica strada resta quella di aumentare le donazioni”.

Un rene di maiale geneticamente modificato è stato collegato a una donna in stato di morte cerebrale e ha funzionato bene per tre giorni, senza innescare subito segni di rigetto e incompatibilità. La procedura, spiega una Reuters, è stata eseguita presso la NYU Langone Health di New York. Il maiale da cui è stato prelevato l’organo era stato modificato geneticamente in modo che i suoi tessuti non contenessero più una molecola nota per innescare il rigetto quasi immediato.

La paziente che ha ricevuto l’organo animale era una donna in morte cerebrale con segni di disfunzione renale la cui famiglia ha acconsentito all'esperimento prima che venisse tolta dal supporto vitale, secondo quanto riferisce la Reuters. L'agenzia avrebbe raccolto l’informazione dagli stessi ricercatori.

Per tre giorni, il nuovo rene è stato attaccato ai vasi sanguigni della donna e mantenuto al di fuori del suo corpo, consentendo ai ricercatori di accedervi.

Si è trattato di un primo successo nell’ambito di una sperimentazione, ma comunque di un passo che potenzialmente potrebbe aprire grandi opportunità per il futuro. Lo dichiara in una nota anche il Direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo: "La notizia del primo trapianto di rene di maiale ingegnerizzato, cioè geneticamente modificato, nell’uomo, senza segni di rigetto iperacuto, è certamente rilevante. In tutto il mondo la disponibilità di organi per trapianto è largamente insufficiente a soddisfare la domanda dei pazienti in attesa e per questo da molti anni la ricerca scientifica sta esplorando la possibilità di utilizzare organi da animali, una fonte potenzialmente illimitata”.

Tuttavia, precisa Cardillo, “è fondamentale ribadire che queste ricerche di frontiera, pur importantissime, oggi non rappresentano una possibilità terapeutica realistica per i pazienti in attesa, che in Italia sono circa 8.500, per i quali l’unica cura possibile è quella di ricevere il trapianto di un organo frutto di una donazione umana. Molti problemi devono essere ancora risolti per garantire la sicurezza dei trapianti da altre specie e per essere certi che l’organo animale venga tollerato dall’organismo umano per tempi superiori ai tre giorni del caso in questione, o per scongiurare il rischio di trasmissione di virus non conosciuti dall’animale all’uomo”.
 
"Ciò che possiamo invece fare subito - ribadisce il direttore del Cnt - è informare i cittadini che la donazione degli organi dopo la morte, o in vita per un familiare o un conoscente malato, è l’unico modo oggi disponibile per curare questi pazienti. Ancora oggi in Italia circa un terzo delle persone si oppone alla donazione, per paura o per scarsa o errata informazione. Ogni anno queste opposizioni si traducono nel nostro Paese in oltre 2mila trapianti mancati, che potrebbero aggiungersi ai circa 3500 che riusciamo a realizzare”.
 
“Oggi - ricorda Cardillo - è possibile esprimere la propria volontà alla donazione presso le anagrafi comunali, all’atto del rilascio o del rinnovo della carta d'identità elettronica. Ma è possibile farlo anche online in pochi minuti se si è in possesso della SPID, iscriversi al registro donatori tramite l'Associazione italiana donatori di organi sul sito www.aido.it".

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