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31 OTTOBRE 2021
Verso una nuova ondata anche in Italia? Per ora i dati dicono di no anche se la curva dei contagi ha ripreso a salire. Per questo serve la terza dose ma anche grande attenzione ai comportamenti 

Sarebbe un errore pensare che il rischio di una nuova ondata non esista ma al momento questa prospettiva appare ancora scongiurata. Ma per evitarla molto dipenderà dal mantenimento di corrette abitudini di prevenzione individuale e collettiva (mascherine, lavaggio mani e niente assembramenti) e soprattutto dalla ripresa della campagna vaccinale con le terze dosi per rafforzare la copertura anticorpale, a partire dai più anziani e fragili ed estendendola quanto prima a tutta la popolazione

Dall’inizio dell’epidemia alle ore 12 del 27 ottobre 2021, sono stati diagnosticati in Italia 4.755.633 casi confermati di Covid 19 e notificati 131.292 decessi correlati.
 
Dopo il decremento del numero dei nuovi casi di infezione osservato dopo l’estate, nell’ultima settimana stiamo assistendo a un nuovo aumento dei casi e dell’incidenza in tutto il territorio italiano.
 
Dobbiamo prepararci a una nuova ondata? A leggere attentamente i dati dell’ultimo rapporto epidemiologico dell’Iss (vedi documento completo) sembrerebbe fortunatamente di no, almeno nelle dimensioni delle precedenti fasi di picco della pandemia e soprattutto senza quell’escalation di ospedalizzazioni gravi e decessi che hanno caratterizzato le precedenti ondate italiane.
 
Intanto, come avverte lo stesso Iss, questa tendenza incrementale si basa su dati ancora non consolidati ma soprattutto è anche guardando al resto d’Europa che il nostro trend, seppure in crescita, al momento appare ancora controllabile e lontano da scenari come quello che abbiamo visto in UK.
 
Il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Infezioni calcolato sugli ultimi 14 giorni al 28 ottobre 2021, riporta infatti un tasso di incidenza nell’ultima settimana di casi Covid segnalati nell’Unione Europea e nell’Area Economica Europea (EEA) di 233,3 casi per 100.000 abitanti.
 
In Italia, sempre nello stesso periodo, l'incidenza era di 59,3 casi ogni 100mila abitanti, il che vuol quasi 4 volte di meno di quello medio europeo.
 
Un altro indicatore utile per monitorare l’andamento dei contagi (seppur con i limiti delle diverse strategie di test adottate in Europa) è poi quello del rapporto positivi/tamponi che in Europa, nella settimana dal 18 al 24 ottobre, era salito al 5,7% mentre in Italia si attestava ancora su una media dello 0,5% e questo nonostante il nostro incremento massiccio dei tamponi conseguente all'introduzione del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro. Un dato quello italiano che, seppure salito attorno all'1% in questa ultima settimana, resta comunque molto inferiore a quello medio europeo.
 
Anche l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici pur essendo in crescita rispetto alla settimana precedente si ferma allo 0,96, restando per ora al di sotto della soglia epidemica, mentre, e questo va considerato, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero si attesta su Rt=1,13 superando, anche se di poco, la soglia epidemica.
 
Tornando al confronto con l'Europa, poi, è la stessa Ecdc che ci colloca (sempre in riferimento al periodo di osservazione 18-24 ottobre) insieme alla Svezia tra i Paesi a "bassa preoccupazione", meglio di noi solo Malta e Spagna che sono a "preoccupazione molto bassa" (vedi report integrale Ecdc). 
 
Un altro elemento che va poi considerato è che il maggiore incremento di nuovi casi in Italia si sta registrando nella popolazione non vaccinata, sia in quella non eleggibile per età (under 12) che in quella non vaccinata per scelta.
 
Ebbene, nonostante questo incremento, la forte percentuale di italiani che hanno completato il ciclo vaccinale (82,5%) fa sì che ancora oggi, anche se l’efficacia vaccinale nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica è diminuita passando dal 89%, con variante alfa prevalente, al 76% con variante delta prevalente, resta comunque molto elevata, anche con la delta, la prevenzione sia dell’ospedalizzazione nei soggetti infettati ma vaccinati (‘scudo vaccinale’ attivo al 92%) che quella per la terapia intensiva (95%) o il decesso (91%).
 
Insomma il quadro italiano deve certamente essere osservato con la massima attenzione e sarebbe un errore pensare che il rischio di una nuova ondata non esista ma al momento questa prospettiva non si è ancora verificata.
 
Ma è chiaro che tutto dipenderà dal mantenimento di quelle corrette abitudini di prevenzione individuale e collettiva (mascherine, lavaggio mani e niente assembramenti) e soprattutto dalla ripresa della campagna vaccinale con le terze dosi per rafforzare la copertura anticorpale, a partire dai più anziani e fragili ed estendendola quanto prima a tutta la popolazione.
 
Cesare Fassari

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