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Mercoledì 10 NOVEMBRE 2021
Pronto soccorso. Cimo Piemonte: “L’indennità del Governo non è sufficiente”

Per il Sindacato dei medici del Piemonte la nuova indennità destinata a medici e infermieri dei Dea “è una buona notizia”, ma “occorre un controllo su base regionale affinché realmente i fondi destinati al personale arrivino in busta paga ai medici senza lungaggini di carattere burocratico”. Inoltre “bisogna studiare un piano strategico nazionale e locale univoco, che permetta di gestire l’emergenza in modo organizzato e sicuro”.

Tra i tanti problemi in sanità e in particolar modo nelle strutture ospedaliere, problemi resi ancora più evidenti durante le fasi più acute della pandemia, c’è la carenza di medici, con una criticità forte riscontrata nei pronto soccorso. “Dati allarmanti che riguardano anche il Piemonte dove la carenza di personale DEA sfiora il 40% e si evidenziano situazioni particolarmente complesse al Pronto Soccorso dell’Ospedale Martini di Torino e nelle strutture di primo soccorso delle ASLTo4, Cn2, Biella e Alessandria”, fa sapere la segreteria regionale della Cimo. “Il problema è serio e complesso: secondo gli ultimi dati, circa il 40% delle borse di specialità sono andate deserte, c’è una fuga di medici dalle strutture pubbliche verso il privato e l’estero, e come se non bastasse il contenzioso con l’utenza cresce in modo elevato. I medici di pronto soccorso sono sottoposti a turni massacranti, spesso subiscono aggressioni fisiche e verbali all’interno delle aree di emergenza e sono in aumento i casi di burnout”.

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato una nuova indennità a favore di medici e infermieri di pronto soccorso: 90 milioni annui complessivi da suddividere per le due categorie, disponibile grazie all’incremento di circa 2 miliardi di euro all’anno per 3 anni del Fondo Sanitario Nazionale. Soldi che dovranno essere destinati dalle singole regioni a tutto il personale sanitario che opera nei pronto soccorso. Per Sebastiano Cavalli, Segretario di Cimo Piemonte, “la decisione del Ministro è una buona notizia, rimane la preoccupazione legata all’eccessiva burocrazia che coinvolge anche le amministrazioni regionali e che renderebbe certamente più macchinosa tutta la procedura. Servirebbe un controllo continuo da parte del Ministero verso i governi locali”.

“Inoltre - prosegue Cavalli -  l’incentivo economico non è sufficiente, occorre pianificare sui territori, interventi mirati affinché il pronto soccorso torni ad essere un luogo sicuro e ben organizzato. Oggi a causa della forte carenza di personale, chi presidia l’emergenza è sottoposto a turni massacranti e lasciato spesso solo davanti a situazioni complesse e talvolta pure rischiose, chi può scegliere, preferisce indirizzarsi verso reparti giudicati meno pesanti, il tutto aggravato dal fatto che quello al pronto soccorso non è riconosciuto come lavoro usurante".

“Come Cimo Piemonte - conclude la nota sindacale - ci rendiamo disponibili nell’interlocuzione con l’Assessorato Regionale alla Sanità per riuscire insieme a rendere più efficiente e sicuro il luogo di primo soccorso verso la cittadinanza piemontese".

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