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Lunedì 15 NOVEMBRE 2021
Il nostro viaggio tra le professioni sanitarie. I “Tecnici sanitari di laboratorio”, intervista al presidente Saverio Stanziale

Nel PNRR i Tecnici sanitari di laboratorio biomedico intravedono nuove opportunità: “Con l’attuale nuova ondata di tecnologie innovative vi è la possibilità di riprogettare alla radice verso un vero e proprio ecosistema dell’innovazione”, anche con “l’esecuzione di determinati esami diagnostici direttamente al domicilio dei soggetti cronici/fragili o il più possibile in prossimità”.

Prosegue il nostro viaggio tra le 19 professioni che compongono la FNO TSRM e PSTRP. Oggi intervistiamo Saverio Stanziale, presidente dei Tecnici sanitari di laboratorio biomedico (TSLB).

Presidente Stanziale, vuole delinearci la storia del TSLB in Italia?
Fino al 1990 il percorso di studio del Tecnico sanitario di laboratorio biomedico (TSLB) è stato disomogeneo, questa qualifica si raggiungeva in vari modi: scuola diretta a fini speciali, concorso ospedaliero (svolto ai sensi dell’art. 88 del Regio Decreto 30 settembre 1938, n. 1631), corso ospedaliero (riservato ai Periti chimici), istituto tecnico professionale “Tecnico sanitario chimico – biologico”. Una tappa importante è stata la legge n. 341 del 19 novembre 1990, con cui sono state soppresse le scuole dirette a fini speciali, trasformate in diplomi universitario (DU) di durata biennale o triennale.

Nel 1999 il mondo universitario italiano, con il decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) n. 509 del 3 novembre, si è adeguato a pieno alla trasformazione che l’istruzione superiore europea stava attuando in seguito al Processo di Bologna; le Università, infatti, si strutturano per offrire una formazione divisa in tre cicli distinti al fine di rilasciare titoli sia di primo e che di secondo livello, cioè Laurea (L) e Laurea Specialistica (LS), Diploma di Specializzazione (DS) e Dottorato di Ricerca (DR).

Nell’ambito del “Processo di Bologna”, di cui l’Italia è stata promotrice fin dall’inizio (1999), i vari Paesi della Comunità europea hanno fissato nel corso del tempo una serie d’obiettivi tendenti a realizzare lo Spazio Europeo dell’istruzione superiore attraverso l’armonizzazione ed una crescente convergenza delle architetture dei sistemi nazionali con l’obiettivo finale di raggiungere entro il 2010 ad uno spazio comune d’istruzione allo stesso livello.

Il Ministero della sanità con il decreto del 27 luglio del 2000 ha definito che i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla normativa precedente sono equipollenti al DU, secondo le indicazioni presenti nella legge n. 42 del 26 febbraio 1999.

Il Legislatore, però non era entrato nello specifico della professione del TSLB; infatti, si dovrà aspettare il 2 aprile 2001 per la determinazione delle classi universitarie delle professioni sanitarie sia per le lauree (decreto interministeriale, MIUR e Ministero della Sanità) che per le lauree specialistiche (decreto ministeriale MIUR).

L’evoluzione formativa del TSLB avviene con la Legge n. 251 del 10 agosto 2000, che disciplina le professioni tecnico-sanitarie.

Veniamo al presente…
In Italia, per accedere alla professione di Tecnico sanitario di laboratorio biomedico (nel mondo Biomedical Scientist, BS, o Biomedical Laboratory Scientist, BLS) è richiesta la specifica laurea abilitante di I livello universitario (Bechelor’s degree), conseguita nella Scuole di Medicina. Il titolo accademico italiano si colloca al 6° livello EQF.

Anche le associazioni professionali internazionali, come l’European association for professionals in biomedical science (EPBS) e l‘International federation of biomedical laboratory science (IFBLS), che raggruppano molte società nazionali dei BLS/BS, richiedono un core-curriculum minimo equivalente al 6° livello EQF per accedere alla professione.

Di cosa si occupa il TSLB?
Nell’ambito del Servizio sanitario nazionale stiamo assistendo ad una significativa evoluzione delle componenti organizzativo-assistenziali conseguenti al manifestarsi di alcuni fenomeni, legati, in particolare, al progressivo invecchiamento della popolazione e al conseguente aumento delle persone fragili con malattie cronico-degenerative nonché alla proliferazione di virus emergenti da un lato ed alla continua evoluzione scientifica e tecnologica dall’altro.
In questo contesto si rende necessario ridefinire gli ambiti di cura e di assistenza, perseguendo processi basati sulla continuità, data dai percorsi assistenziali, tendendo, da un lato, a standardizzare le principali prestazioni e, dall’altro, a porre le basi per la personalizzazione dell’assistenza.
Il generarsi con forza di nuove esigenze nell’istituire servizi e rivisitare i luoghi di cura, sia ospedalieri che territoriali, rende necessario un ammodernamento del ruolo dei professionisti sanitari.

La ridefinizione degli ambiti di attività con modalità multi professionali e le competenze acquisite nei percorsi formativi, costituiscono l’area di azione e lo spazio istituzionale in cui proporre l’evoluzione del TSLB.

Per quanto attiene all’ambito della Medicina di laboratorio, accanto ad una progressiva trasformazione che ha portato a incrementare via via l’automazione, si sta facendo strada il concetto di Medicina di precisione o Medicina personalizzata. Questo concetto lo ritroviamo già nel 400 a.C. con Ippocrate quando che sosteneva che: “È più importante conoscere che tipo di persona ha una malattia piuttosto che conoscere il tipo di malattia che ha la persona”. Ma è evidente che solo con l’avvento di strumenti di “alta tecnologia” abbinati a scoperte molecolari e a competenze di bioinformatica è  possibile combinare informazioni genetiche e dati clinici per personalizzare la diagnosi e quindi la cura sulla base delle singole caratteristiche dell’assistito.

Non dimentichiamo anche l’aspetto organizzativo dei Laboratori; le Linee guida per la riorganizzazione dei Servizi di Medicina di laboratorio nel Servizio sanitario nazionale (2009),  l’Accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2011 ed il D.M. n. 70/2015, che ridisegna sia la mappa che l’organizzazione dell‘intera rete ospedaliera italiana, hanno fornito indicazioni e criteri per orientare la riorganizzazione della rete sanitaria regionale secondo l’approccio “hub ” e “Spoke ” rapportato ai servizi territoriali e relative forme d’integrazione, alla promozione della salute e alla presa in carico della cronicità e delle non autosufficienze. Questi modelli organizzativi dei laboratori sono caratterizzati da un’ampia gamma articolata di variabili sia in relazione alle molteplicità di prestazioni erogate ed alla loro differente complessità sia in relazione alla specificità che in questo tipo di servizio assume l’interazione tra componenti professionali e componente tecnologica.

Passiamo al dove e come sviluppare le competenze specialistiche.
Laboratorio Analisi
. Il consolidamento in laboratori hub, con volumi di attività sempre maggiori, richiede investimenti in piattaforme polivalenti, e in tecnologie specifiche per la gestione del referto e in laboratori a risposta rapida ospedalieri (spoke); e la necessità di implementare nelle strutture territoriali la diagnostica di laboratorio si deve prevedere l’investimento in una rete informatica su più livelli.

Inoltre, a supporto dell’implementazione delle strutture diagnostiche territoriali, per il Tecnico sanitario di laboratorio biomedico diventa nodale l’abilitazione al prelievo.

Questa evoluzione culturale e scientifica, accompagnata a quella tecnologica, conduce a due sviluppi diametralmente opposti: da un lato l’attivazione dei modelli di Total automation laboratory, che prevedono l’integrazione di robotica ed informatica, raggiungendo di livelli di efficientismo produttivo; dall’altro lo sviluppo di nanotecnologie, che rispondono ugualmente ai criteri di efficacia ed efficienza ma con strumentazioni di dimensioni ridotte.

Per contro, lo sviluppo delle nanotecnologie permette l’introduzione di piccole strumentazioni, di semplice utilizzo e in grado di dare risposte diagnostiche rapide e sicure alle principali esigenze cliniche.

Microbiologia. Per affrontare l’aumentato carico di lavoro sono state già attuate strategie mirate all’ottimizzazione delle risorse, materiali e umane;  all’aumento dell’efficienza e all’integrazione di richieste e strumentazioni allo scopo di realizzare Servizi di Microbiologia fast lab in stretta relazione con il clinico.

La corretta e rapida diagnosi microbiologica ha un valore insostituibile nella medicina ospedaliera e territoriale perché contribuisce alla riduzione dei tempi di degenza, orientando la terapia antibiotica o permettendo la sua rivalutazione, oltre a favorire la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza.

L’evoluzione tecnologica ha permesso di realizzare un ampliamento della gamma delle indagini di biologia molecolare in grado di rilevare la presenza di uno o più microrganismi target in un tempo variabile da 1 a 2 ore.

Oggi è possibile l’identificazione rapida di batteri e aerobi, anaerobi e miceti; e ciò equivale a indirizzare la terapia nella direzione più corretta ed efficace.
A supporto del clinico, la Microbiologia effettua anche il monitoraggio dell’epidemiologia locale delle resistenze microbiche fornendo report periodici ai reparti. Il sistema basato su tecnologia laser light scattering – introdotto da anni per lo screening delle urinocolture viene oggi utilizzato per lo screening di dispositivi medici e pezzi bioptici garantendo la refertazione dei campioni negativi in giornata.  L’aggiornamento tecnologico introdotto permette di ottenere oltre lo screening anche la semina dei campioni positivi in automazione.

Inoltre, il sistema per la gestione ad alta automazione dei campioni biologici prevede sistemi per la semina e l’inoculo delle piastre; un preparatore di vetrini; una catena di automazione per il collegamento del sistema di semina automatica delle piastre con l’incubatore e sorter in uscita delle piastre incubate; un incubatore robotico, dotato di telecamera ad alta risoluzione e monitor integrato per la visione in tempo reale, per la consultazione e successiva refertazione delle immagini acquisite. In un Laboratorio di Microbiologia dotato del massimo livello di automazione per la batteriologia in tutte le diverse fasi, dalla presa in carico del campione fino alla refertazione, è garantita la tracciabilità, la standardizzazione e la massima qualità dei processi.

Anatomia Patologica. L’Anatomia Patologica ha subito un profondo mutamento, conseguente, soprattutto, all’introduzione di tecniche di Biologia molecolare (FISH, Sequenziamento, Proteomica).
Nella stragrande maggioranza dei Laboratori, infatti, alla diagnostica tradizionale basata sulla valutazione delle cellule e dei tessuti al microscopio, si sono affiancate tecniche che permettono la valutazione dei parametri utili a fornire al clinico, informazioni sempre più indispensabili al fine del trattamento terapeutico dell’assistito affetto da una determinata patologia (Medicina personalizzata).

Ciò non ha però tralasciato tecniche di laboratorio come Istochimica ed Immunoistochimica che hanno ancora oggi un ruolo centrale e che permettono la valutazione di alcuni parametri, anche quantitativi, legati alle classificazioni dei differenti istotipi tumorali.

Nel settore istologia si accredita la figura del Pathology assistant e, in citologia, il del Tecnico nell’allestimento dei preparati citologici e della valutazione dei preparati al microscopio.

Nell’ultimissimo periodo si è inoltre assistito all’ingresso prepotente dell’acquisizione delle immagini digitali. Questa tecnica, inizialmente introdotta a scopo di ricerca e didattica, è diventata fondamentale per l’archiviazione dei vetrini (dematerializzazione) ma soprattutto per il consulto diagnostico.

Immunoematologia e Trasfusione. Dove fosse presente il Laboratorio di stocompatibilità, le cui attività correlate sono la tipizzazione HLA dei possibili donatori; il cross-match tra i campioni di siero degli assisti in attesa di trapianto e i linfociti del donatore, la ricerca sistematica di anticorpi anti-HLA nel siero degli assistiti in attesa di trapianto, utilizzando campioni di siero raccolti periodicamente; la gestione del Registro Regionale Donatori Midollo Osseo e la gestione della Biobanca dei campioni biologici dei donatori e dei riceventi degli organi secondo quanto stabilito dalle linee guida del Centro nazionale trapianti, si deve prevedere la presenza di un TSLB competente nella conservazione e gestione del materiale biologico e dei relativi dati clinici.

E nella Farmacia?
Come previsto dalla Raccomandazione Ministero della Salute (n. 14 ottobre 2012) è necessario che l’interpretazione delle prescrizioni, la preparazione e la distribuzione dei farmaci antiblastici siano ricondotte ad una Unità centralizzata, preferibilmente nella Farmacia ospedaliera.

Si tratta di un laboratorio, dove TSLB ha un ruolo esclusivo,  caratterizzato da un elevato livello di tecnologia che risponde a specifici requisiti strutturali, impiantistici, tecnologici (pressioni differenti in funzione del tipo di attività prevista, controllo del livello di contaminazione ambientale, cappe a flusso laminare con filtri ad alta efficienza) ed organizzativi con lo scopo di assicurare al singolo utente una terapia oncologica personalizzata con idonee garanzie di qualità (sterilità, assenza di particelle contaminanti, tracciabilità), garantendo al tempo stesso la sicurezza degli operatori sanitari che allestiscono questi farmaci citotossici.

Agite anche all’IZP.
Nell' Istituto zoo profilattico il TSLB effettua studi e ricerche, piani di sorveglianza e progetti di collaborazione scientifica nei campi della sanità e del benessere animale, del controllo qualitativo e sanitario degli alimenti.

Il PNRR vi vede pronti?
Noi puntiamo a sviluppare una sanità pubblica che valorizzi gli investimenti nel sistema salute in termini di risorse umane, digitali, strutturali, strumentali e tecnologiche.

Se guardiamo le diverse fasi della gestione e trattamento dell’utente, passando dalla prevenzione, diagnosi e cura, ci accorgiamo che moltissime sono le tipologie di dispositivi medici e dispositivi medico-diagnostici in vitro che, grazie all’integrazione dell’ICT, finiscono con l’implementare soluzioni e applicazioni di telemedicina.

Pensiamo ad esempio, alla tele-cardiologia, alla tele-video consultazione (trasmissione esami diagnostici, immagini patologiche, vetrini istologici, tele-consulto dermatologico, etc.) , alla tele-assistenza, e al tele-soccorso, alla tele-riabilitazione (riabilitazione fisica, pneumologica e cardiologica).

Sarebbe riduttivo andare a comprendere quindi le sole imprese che fanno specificatamente tele-assistenza/tele-soccorso e indicarle come telemedicina, tralasciando i servizi di TC e RMN, piuttosto che della diagnostica di laboratorio, che oggi rendono possibili soluzioni di tele-consulto/second opinion.

Nell’ultimo decennio la disponibilità di strumenti digitali, ha offerto l’opportunità di collegare in maniera proficua professionisti sanitari, assistiti, strutture e informazioni. Con l’attuale nuova ondata di tecnologie innovative vi è la possibilità di riprogettare alla radice verso un vero e proprio ecosistema dell’innovazione, attraverso lo sviluppo di nuovi servizi e potenziare la capacità del sistema attraverso l’esecuzione di  determinati esami diagnostici direttamente al domicilio dei soggetti cronici/fragili o il più possibile in prossimità dello stesso, allestendo unità multi-professionali mobili su veicoli dotati di tecnologie, ad esempio, per diagnostica rapida di laboratorio POCT, radiologia domiciliare o controllo/tracciamento.

Il PNRR evidenzia la necessità della valorizzazione delle risorse umane del Sistema sanitario nazionale per favorire i processi di riorganizzazione dei servizi e favorire un’integrazione multi-dimensionale multi-disciplinare,  e multi-livello e multi-professionale. La valorizzazione delle risorse umane passa attraverso adeguate competenze professionali e specialistiche al fine di ridisegnare ruolo e funzioni dei professionisti coinvolti in questo processo sistematico di applicazione di nuovi modelli organizzativi e d’innovazione tecnologica.

Occorre, pertanto, assicurare il potenziamento delle offerte formative per essere in linea con i modelli organizzativi, con i bisogni sanitari, con le conoscenze scientifiche, con lo sviluppo delle tecnologie che ci permettono possibilità di raccogliere, analizzare e comunicare enormi quantità di dati e informazioni.

Parliamo di management.
A fronte della natura dinamica e progressiva delle competenze (mobilitazione delle risorse in rapporto ad un contesto e ad un obiettivo da raggiungere) è indispensabile il sostegno di un meccanismo istituzionale con ampia partecipazione professionale, che ci consenta di ridisegnare il ruolo dei professionisti sanitari in modo più conforme alle attuali esigenze di salute dei cittadini ed alla riorganizzazione dei laboratori.

Vanno differenziati, all’ interno dell’ambito lavorativo e professionale, i percorsi professionalizzanti, quelli gestionali di coordinamento, la dirigenza professionale nell’ambito dei Servizi di Medicina di laboratorio, la dirigenza gestionale nelle Unità operative semplici e complesse dell’area di laboratorio all’interno dei Dipartimenti delle professioni tecnico-sanitarie.

Il profilo professionale (DM Sanità n. 745 del 26 settembre 1994) andrebbe orientato all’autonomia e alla piena responsabilità nella gestione del processo tecnico-sanitario finalizzato a dare come outcome un risultato analitico attendibile e fruibile dal clinico per la conseguente valutazione del quadro clinico, ridisegnando il nuovo professionista all’interno di due assi:, quello professionale, che rappresenta la linea del governo dei processi diagnostici, e quello gestionale che rappresenta il governo dei processi organizzativi e delle risorse.

E sulla formazione universitaria specialistica? Quali le vostre proposte?
Il sistema universitario deve garantire, a livello base e specialistico, un percorso universitario omogeneo che prevede l’ampliamento degli attuali tre anni di formazione di base, ma soprattutto l’inserimento delle specializzazioni nel panorama formativo delle professioni sanitarie, agganciato a percorsi post base, dai master alla laurea magistrale con relativo impatto organizzativo e contrattuale.

Questo concetto, ripreso e sviluppato da tutti i rappresentanti delle professioni sanitarie sarà rilevante in termini di investimento per il sistema salute e favorirà l’integrazione con i modelli formativi e professionali dell’Unione europea.

Inoltre, si configura la necessità che la formazione universitaria delle professioni sanitarie venga svolta dalle Università in collaborazione con le Regioni avvalendosi anche del personale sanitario dipendente e convenzionato, del Servizio sanitario nazionale e dei relativi servizi e presidi che assumono la tipologia di presidi d’insegnamento senza precludere la possibilità di una carriera accademica.

Il rischio, che non dobbiamo correre è voler sanare una mancata programmazione, cadendo in una ulteriore non programmazione; per poter formare più professionisti sanitari senza diminuire la qualità della formazione, servono risorse e un adeguamento dell’offerta.

In secondo luogo, poiché la medicina sta cambiando è necessario ripensare approfonditamente  l’aggiornamento dei percorsi formativi che dovranno essere funzionali da qui a 10 anni, il tempo minimo perché le scelte fatte oggi incidano davvero sull’arruolamento da parte del SSN.

Veniamo infine al tema dell’abusivismo…
Le professioni sanitarie  hanno vissuto una tappa fondamentale con la legge 3 del 2018, con la costituzione  degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.

La legge, che ha avuto una gestazione molto lunga,  permette l’autodisciplina e l’esercizio delle prassi deontologiche importanti per la gestione del mondo intermedio come quello delle professioni sanitarie permettendoci la possibilità di esercitare la formazione e i processi di controllo interno che lo Stato non potrà mai fare come può, invece, l’Ordine.

Tutti i professionisti regolarmente abilitati che intendano esercitare una professione sanitaria, in qualunque forma giuridica, hanno l'obbligo di iscriversi da subito all'albo professionale. Il rischio per chi non si è iscritto è quello d’incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione.

Abbiamo creato l’osservatorio sull’abusivismo professionale per poter monitorare ogni comportamento che dovesse  travalicare ed invadere le nostre competenze e che ha come obiettivo quello di raccogliere  segnalazioni e censire i siti ed altri spazi dentro e fuori i network.

Lorenzo Proia

Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi); Ortottisti (Intruglio); Tecnici della riabilitazione psichiatrica (Famulari); Audioprotesisti (Gruppioni); Assistenti sanitari (Cavallo); Dietisti (Tonelli); Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Bonifacio); Igienisti dentali (Di Marco); Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (Di Giusto); Educatori professionali (Riposati); Logopedisti (Rossetto).

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