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Lunedì 15 NOVEMBRE 2021
Il ddl di Bilancio si è “scordato” dell’Inail



Gentile Direttore,
nel Disegno di legge di Bilancio 2022, registriamo con stupore e sconcerto la totale assenza della parola INAIL, ove si eccettui un articolo (art. 29) che conferma l’attribuzione all’ente della gestione infortunistica degli iscritti INPGI (cassa previdenziale dei Giornalisti) e un altro che stabilisce l’esonero dalla contribuzione delle neocostituite Cooperative di lavoratori (art. 85).
 
Nessun riferimento a sostegno, supporto, implementazione, riconoscimento delle Politiche sanitarie dell’Ente; nessuna considerazione per le Politiche di Prevenzione, nessuna per quelle di Tutela assicurativa di infortunati e tecnopatici.
 
L’Istituto, in questi anni, con un organico di poco superiore alle 8000 unità e un corpo sanitario di 562 medici di cui attualmente in forza meno del 70%, è stato investito, come ogni altro comparto della Sanità Pubblica, dall’onda di piena dell’emergenza epidemiologica, fornendo un servizio strategico al Paese.
 
Al 30 settembre erano oltre 180.600 i casi di infortuni sul lavoro da Covid 19 denunciati e gestiti dall’Ente senza mai precludere, nemmeno nel pieno della fase più drammatica, le proprie 130 strutture territoriali a un’utenza disperata, smarrita, abbandonata.
 
Di queste denunce, il 65% riguarda operatori della Sanità: Medici, infermieri, tecnici, operatori sociosanitari, che si sono contagiati nel prestare un servizio essenziale per il paese e dall’Inail sono stati accolti, tutelati, informati, assistiti.
 
Senza dimenticare, naturalmente, che infortuni sul lavoro e malattie professionali continuano a esistere in questo Paese a prescindere dalla pandemia: le 60.000 malattie professionali e i 600.000 infortuni sul lavoro che sono denunciati ogni anno, restano di competenza dell’Ente e non potrebbero incontrare riconoscimento e tutela senza di esso.
 
Come si può giustificare da un lato la martellante retorica delle giaculatorie che la politica tutta innalza al cielo ogni volta che si assiste a tragedie che investono i lavoratori, le promesse solenni, gli impegni contriti, le corone di fiori deposte, la narrazione stucchevole di un esercito di sanitari votati al sacrificio in prima linea per salvare il Paese dal virus assassino, e dall’altra questa disinvolta, spregiudicata, totale e assoluta omissione di un qualsiasi contributo al lavoro sul campo dell’Ente, non solo a fronte della pandemia ma su tutto l’ambito del suo impegno nel sistema Welfare?
 
Nel Disegno di legge di Bilancio vi è un intero Titolo dedicato alla Sanità, senza alcuna menzione dell’Inail. Secondo il legislatore, l’Istituto di cosa si occuperebbe?
Se esiste un disegno implicito di smobilitazione sul tema, allora che divenga esplicito e ci si assuma la responsabilità davanti alla storia di smobilitare l’Assicurazione pubblica che ha l’onere di prevenire e tutelare gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, in questo Paese.
 
Se invece si trattasse solo di un’oscena negligenza, si prenda immediatamente atto dell’errore e si recuperi nella fase emendativa. Le proposte concrete sul piatto già esistono, gli stessi vertici dell’istituto le promuovono da tempo. Va perfezionata subito la stabilizzazione del personale assunto durante la pandemia con contratti flessibili, che già, con numeri totalmente diversi (diverse decine di migliaia per l’SSN contro appena 217 per l’Inail) ha ricevuto attenzione per la Sanità regionale nell’attuale bozza (art. 92); va realizzata l’equiparazione giuridica ed economica dei Sanitari dell’Ente con i loro omologhi del SSN.
 
Non c’è tempo da perdere: se l’occasione fallisse, che nessuno si presenti più con i soliti, ipocriti omaggi ai caduti.
 
Gabriele Norcia
Segretario Nazionale ANMI
Associazione Nazionale Medici Inail

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