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Gli ospedali in Italia, pochi, spesso obsoleti ma comunque indispensabili. È ora di cambiare

di Cesare Fassari

14 GIU - In Italia, si sa, siamo famosi per passare da un estremo all’altro e questo è valso anche per i nostri ospedali.
Fino a una ventina di anni fa il nostro parco ospedaliero era tra i più “ricchi” di Europa, oggi le ultime statistiche ci pongono ai minimi, con un tasso di posti letto per abitante tra i più bassi del continente.
 
Questa drammatica discesa non è stata ovviamente spontanea ma frutto di una precisa decisione programmatica seguita da tutti i governi di ogni colore che si sono susseguiti nel ventennio e basata sull’assunto che il nostro sistema sanitario fosse troppo “ospedalocentrico”.
 
Bisognava tagliare letti e strutture in favore di un contestuale rafforzamento dell’assistenza extra ospedaliera, il cosiddetto “territorio”.
 
Sappiamo che questo travaso si è verificato certamente per la prima parte dell’operazione, quella del taglio agli ospedali, molto meno nella seconda, quella dello sviluppo di una assistenza territoriale capillare e funzionale.
 
Questa scelta programmatoria, del resto, ha assunto nel tempo le caratteristiche di una battaglia iconoclasta contro la stessa immagine dell’ospedale visto come luogo obsoleto e antistorico di istituzionalizzazione del malato comportando scelte drammatiche per intere comunità che si sono viste spesso private di presidi sanitari che seppur piccoli e obsoleti facevano parte della vita di quei territori.
 
Intendiamoci, che la rete ospedaliera italiana andasse ripensata, riammodernata strutturalmente e tecnologicamente non vi è dubbio e che alcuni ospedali fossero troppo piccoli e insicuri per tenere il passo con i progressi della scienza e della medicina, anche, ma è certo che ciò che è stato fatto (salvo forse nelle grandi città dove sostanzialmente, tranne alcune decapitazioni illustri, la mappa ospedaliera è rimasta immutata se non implementata) ha più le sembianze di un tabula rasa che di una attenta riprogrammazione dell’offerta sanitaria in una visione integrata, complementare e unitaria dell’assistenza dal medico di famiglia all’ospedale di alta tecnologia.
 
Questo immaginifico e spesso declamato legame che dovrebbe vedere il paziente al centro di un processo sinergico di gestione tra i diversi livelli di assistenza è infatti rimasto puramente teorico e, per farla breve, ad oggi il risultato è che abbiamo meno ospedali e comunque “poco” territorio.
 
Poi è arrivata la pandemia e la nostra rete ospedaliera ridotta, depauperata di risorse e personale, disperata, non collegata al resto del sistema sanitario ha rischiato di andare in tilt.
 
E così anche l’ospedale è entrato a pieno titolo nei programmi di investimento del Pnrr con una parte di fondi riservati in particolare all’ammodernamento strutturale e tecnologico e alla messa in sicurezza dei presidi.
 
Ma, mentre per il territorio il Pnrr prevede una riforma della medicina territoriale (pur se con le sue luci e ombre di cui abbiamo molto parlato in diversi articoli su QS) per l’ospedale non abbiamo trovato un analogo disegno riformatore e nella sostanza si pensa di intervenire su una rete ospedaliera invariata per quanto concerne i suoi principi e assetti fondamentali.
 
A nostro avviso, lo abbiamo già scritto, questo è un errore perché il maxi finanziamento di 8,6 miliardi  del Pnrr riservato a ospedali e tecnologie dovrebbe essere accompagnato da un progetto di riassetto del sistema ospedaliero pensato in sinergia con quanto si prevede per il territorio ma soprattutto anche in grado di ridisegnare complessivamente la rete nosocomiale italiana nelle sue caratteristiche e finalità.
 
Da queste considerazioni fatte insieme all’amico Ivan Cavicchi, nasce l’idea di questo nuovo “Forum” di Qs (aperto oggi proprio da Cavicchi) dedicato proprio all’ospedale del futuro visto, prima di tutti, da chi negli ospedali ci lavora e quindi medici, infermieri e tutti gli altri operatori e dalle loro associazioni scientifiche, ordinistiche e sindacali.
 
Ma come tutti i nostri Forum anche questo è aperto al contributo di tutti i nostri lettori che vorranno partecipare al confronto inviandoci le loro opinioni e le loro idee.
 
Vi aspettiamo numerosi, come sempre.
 
Cesare Fassari

14 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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