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Il dibattito. Politica e società scientifiche: "Valorizzare la ricerca per mantenere al top rete trapiantologica italiana"

di G.B.

17 DIC - “Conciliare il valore della salute e le compatibilità economiche è possibile soltanto tramite un’attenta valutazione di dati e indicatori”. E’ questo l’insegnamento che bisogna trarre dallo studio realizzato dal Censis e dalla Società Italiana di Nefrologia, in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, secondo Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Quando si parla di appropriatezza – aggiunge – in molti casi le istituzioni mostrano di non possedere adeguata consapevolezza della realtà. Lo studio evidenzia inoltre le enormi disparità territoriali e su questo aspetto è necessario un grande lavoro”. Impegno che deve necessariamente “considerare gli aspetti legati alla governance e in particolare una revisione della riforma del Titolo V”. Senza dimenticare l’assoluta necessità “di valorizzare maggiormente la ricerca, cercando di promuovere un protocollo d’intesa tra Ministero della Salute e quello dell’Istruzione, poiché si tratta di un volano essenziale per i trapianti e per tutto il Ssn”. Ci sono quindi numerosi aspetti migliorabili, ma bisogna anche riconoscere “che in Italia esiste una rete trapiantologica definita da precise norme, metodi condivisi e sistemi di verifica efficientissimi”, ricorda Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. “L’Italia può vantare – prosegue – uno dei migliori sistemi di dialisi al mondo e il sistema trapianti presenta un tasso di mortalità bassissimo grazie a un’ottima qualità della ricerca. Bisogna tutelare queste potenzialità per non intaccare l’universalismo della struttura”.

Altro elemento virtuoso del nostro sistema “è costituito indubbiamente dal Registro della patologia di insufficienza renale cronica attivato dal Ministero – sottolinea Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia – Si tratta di un segnale incoraggiante che speriamo dia inizio a un nuovo processo di consapevolezza da parte della politica. Ricordiamoci inoltre che la migliore possibile tra le patologie dialitiche è stata sviluppata in Italia. La criticità su cui intervenire è invece legata agli eccessivi costi determinati dalle liste d’attesa”. Per migliorare la strada da imboccare è quella “dell’utilizzo dei dati scientifici, aspetto su cui lo studio Censis fornisce un apporto enorme – osserva Pasquale Berlocco, presidente della Società italiana trapianti d’organo – La nostra rete trapiantologica si conferma al top e rappresenta un esempio per tutta la sanità italiana. E per mantenerla a certi livelli bisogna sostenere la ricerca, come dimostrano i progressi compiuti nelle terapie per l’Epatite C”.

I risultati raggiunti non devono però “far perdere di vista l’obiettivo di una riallocazione delle risorse – ammonisce Claudio Rago, coordinatore per i trapianti della Regione Veneto – per colmare l’eccessivo scollegamento esistente tra i territori e il Centro nazionale trapianti. Con i trapianti si risparmia in termini di costi sociali per la collettività e si guadagna la possibilità di costruire un reinserimento molto più efficace per i malati”. E, sempre nell’ottica di rimuovere le disomogeneità territoriali, “la strada maestra da percorrere è quella di una modifica al Titolo V che – evidenzia Valentina Paris, presidente dell’Associazione nazionale emodializzati – ha provocato conseguenze disastrose per molte regioni. E’ inaccettabile il turismo sanitario cui sono costretti in molti, perché tutti i pazienti, a prescindere dalla provenienza geografica devono disporre delle stesse possibilità. E c’è ancora molto da lavorare in questo senso”.
 
Gennaro Barbieri
 

17 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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