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Forum Risk Management. Le opportunità del Pnrr per i sindaci verso un welfare di comunità

di Stefano Simoni

Il Piano di ripresa e resilienza declinato secondo le esigenze dei comuni, l’importanza dell’integrazione socio sanitaria e socio assistenziale questi i temi al centro del confronto tra Federsanità e Anci svoltosi stamattina ad Arezzo nel corso della quarta giornata del Forum Risk Management

03 DIC - Un laboratorio per capire come mettere concretamente a terra, sul territorio, i fondi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina ai comuni. Questo il senso dell’incontro dal titolo “Sindaci e opportunità del Pnrr: verso un welfare di comunità” che si è svolto stamattina all’interno del 16 Forum Risk Management che ha visto protagonisti gli amministratori locali.

Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità, ha introdotto il confronto spiegando che l’obiettivo “è far parlare la Missione 5 del Pnrr con la Missione 6, un dialogo che ad oggi è praticamente inesistente”. L’obiettivo ha spiegato Frittelli “è quello di creare una struttura interministeriale tra ministero della Salute e ministero delle Politiche Sociali per organizzazione e allineare i linguaggi interprofessionali”. Da qui il progetto che vedrà Federsanità e Anci partire in gennaio per un tour lungo i territori allo scopo di incontrare “la filiera della dirigenza della sanità territoriale con i comuni per parlare e ascoltare insieme delle varie problematiche così da arrivare ad una vera integrazione nell’ambito socio sanitario che ad oggi sappiamo bene non c’è mai stata”.
Altro elemento che la presidente di Federsanità ha sottolineato è la messa in atto di una convenzione con Agenas sulle buone pratiche di integrazione socio-sanitaria.
 
“Oggi i temi della salute, del benessere della sanità sono al centro dell’attenzione dei cittadini del Paese e delle istituzioni”. Così Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale Anci in collegamento “credo – ha proseguito – che oltre alle tradizionali competenze di sanità, che erano affidate anche in misura virtuale ai comuni in materia di sanità, oggi la responsabilità è molto più alta per le misure di prevenzione e perché la sanità s’intreccia con gli aspetti sociali che anche la pandemia ha dimostrato essere essenziali per il concetto di salute. Ovviamente questi aspetti socio sanitari e la riscoperta della medicina del territorio, drammaticamente trascurata nel corso degli ultimi anni, pesa sulle spalle dei comuni perché la medicina del territorio è anche amministrazione comunale. Adesso abbiamo una grande occasione per la salute. Occasione che ci viene dal Pnrr, anzitutto in campo finanziario, dopo anni di tagli. Ora abbiamo la disponibilità economica per il rafforzamento della risorse organizzative umane e territoriali sia di comuni che distretti sanitari, per il rafforzamento delle infrastrutture sociali e per gli interventi sociali per l’integrazione territoriale. Abbiao infine risorse per rafforzare l’assistenza sanitaria. Si tratta di superare i rigidi steccati, ragionare in una logica d’insieme di spirito di squadra. L’iniziativa di oggi e l’esperienza straordinaria che stiamo vivendo in questi ultimi mesi con Federsanità, con le nostre Anci locali e con l’aiuto e disponibilità delle strutture regionali è fondamentale per ottenere risultati. Si deve aprire la grande riflessione sul territorio non come spazio geofisico ma come rete dei servizi di prossimità. Bisogna favorire a tutti i livelli istituzionali confronto e dialogo rispetto ai temi trasversali e comuni sui quali Sindaci e Aziende sanitarie dovranno, proprio nella direzione del Pnrr, trovare linguaggi comuni e azioni sinergiche su cui lavorare in piena e strettissima collaborazione per tutelare il benessere dei cittadini”.

Michelangelo Caiolfa
Federsanità Anci toscana – responsabile tecnico FSA /Age.Na.S dopo aver illustrato le due missioni ha ribadito l'importanza che deve avere la governance e il ruolo dei sindaci nell’integrazione socio sanitaria e socio assistenziale, vero mantra di questa mattina di confronto.
 
David Bussagli, sindaco di Poggibonsi e delagato Sanità Anci Toscana ha fissato il quadro che hanno davanti i sindaci. Da un lato le preoccupazioni dall’altro le opportunità e progettualità per un cambiamento del sistema sanitario “non semplicemente – ha spiegato – perché abbiamo soldi da spendere ma perché abbiamo obiettivi per le nostre comunità e, conoscendo gli obiettivi possiamo e dobbiamo utilizzare le risorse in modo corretto”. Infine il sindaco di Poggibonsi lancia un monito “le risorse del Pnrr non bastano per l’infrastrutturazione nel territorio per le aspettative. O consideriamo il Pnrr come una miccia che accende un processo che viene alimentato in un futuro prossimo o è melio dirsi subito e chiaramente che faremo solo un po' di manutenzione e niente di più. Bisogna essere sinceri”.
 
Annamaria Celesti, vicesindaco di Pistoia e Delegato Welfare Anci Toscana ha ribadito l’importanza dell’integrazione socio sanitaria e socio assistenziale e ha parlato dell’importanza “di riprendere in mano la sanità territoriale dopo la riforma degli anni 90 in cui in Toscana abbiamo dimezzato il numero degli ospedali passando da 96 a 42 ospedali. Volevamo superare la visione ospedsalocentrica della sanità a favore di quella territoriale. In realtà questo non è avvenuto e allora la sfida della Casa della Comunità, dell'Ospedale di comunità non è altro che la sfida che ha messo in evidenza quello che stiamo vedendo in questi 18 mesi di COvid ovvero che il territorio non è in grado di andare a sostituire la visione ospedalocentrica e diventare il territorio il punto di riferimento della salute prima ancora che della sanità”.
 
Simone Naldoni, direttore della società della salute Fiorentina sud est, è partito affermando che “dalla lezione dalla pandemia abbiamo capito che i servizi da soli non bastano più, quindi l’integrazione socio-sanitaria è sempre più necessaria e finalmente si parla di possibilità di dotare il territorio di risorse che prima non venivano date. Ora il quadro sembra cambiato. Ma per favore non partiamo soltanto dalle case di comunità, non partiamo dalle mura (che siano questi ospedali o Case di comunità). Il vero obiettivo da raggiungere dovrebbe essere la domiciliarità ovvero andare incontro alle persone e ai loro bisogni”. Questa per Naldoni è la sfida, da qui si deve partire “poi parliamo di ospedali o Case di comunità”. Per la domiciliarità c’è bisogno di auto, di vetture “per spostarci, non solo di mura perché senza questo la domiciliarità resta una scatola vuota”. Da qui occorre partire per costruire servizi territoriali percepibili dalle persone. Il messaggio per Naldoni è dunque chiaro dire ai cittadini che la tecnologia, la telemedicina e l’attivazione della reti sono finalmente cose concrete che servono alla vita delle persone, dei pazienti, dei cronici “non roba da convegni”.
 
"Bisogna partire dai bisogni espressi dai territori – ha sottolineato Alessandro Canelli, Sindaco di Novara e Presidente di IFEL - e integrare le informazioni disponibili. Occorrono più capacità di collaborare e costruire gli strumenti che servono al territorio. La Casa di Comunità, da sola, non basta alla sanità del territorio. Più che dall'hardware, bisogna partire dal software, cioè da quei processi in grado di disegnare e costruire l'integrazione socio-sanitaria”.
 
Per Antonio D’Urso, Dg Azienda Usl toscana sud est uno dei problemi principali è che “all’interno delle Case di comunità si devono mantenere ovunque gli stessi standard” anche se oggettivmente “impossibile però queste sono le regole per non perdere i finanziamenti”. Insomma deve essere chiaro che “portare a termine i processi assistenziali è decisamente complesso. Ma la sfida seppur difficile non è impossibile”. D’urso ha poi ricordato il ruolo a cui sono spesso chiamati sia i sindaci che i Direttori Generali delle Aziende due figure in un certo qual modo sovrapponibili che “avranno il problema di rispondere di cosa avremo fatto di questi soldi”. Infatti, ha aggiunto “davanti i cittadini sia i sindaci che i dg sono il front office e sono correi della corretta applicazione dei Lea sul territorio” e per questo D’Urso ribadisce che “nello scenario che ci vedrà impegnati con i fondi da qui al 2026 alcune cose non potremo farle ma dobbiamo avere il coraggio di dirlo prima per non ingenerare, nei cittadini, false speranze”.
 
 
Gennaro Sosto, Dg Asl Napoli 3 Sud, dopo aver sottolineato l’importanza di scrivere “urgentemente un Dm72 per la sinergia tra sociale e sanitario dopo aver scritto un Dm 71 per la sanità territoriale” ha avanzato la proposta “del Budget di Salute (Bds) che ha una funzione essenzialmente ricompositiva di tutte le misure socio sanitarie in campo per la persona. È lo strumento che mira a ricomporre la frammenta gamma delle misure e dei sostegni disponibili.
Il Bds integra e gestisce risorse diverse – economiche, di tempo, di competenza – delle istituzioni, delle famiglie, della comunità locale, dentro una logica collaborativa e abilitante. Il Bds – quindi aggiunto – è la leva per il governo condiviso tra sociale e sanitario, un metodo di lavoro nel campo dei servizi integrati alla persona che si lega a progetti terapeutico - riabilitativi costruiti a livello territoriale in un contesto di co-progettazione, a cui destinare almeno il 10% delle risorse del Lea sociosanitari”.
 
Stefano Simoni

03 dicembre 2021
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