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Ecco perché sarò alla manifestazione di ottobre contro i tagli alla sanità 

di Ivan Cavicchi

Un appuntamento a cui non dovrebbero mancare tutti coloro che hanno a cuore l’art. 32 della Costituzione e i valori della sanità pubblica. Caro prof. Monti, riapra il confronto con il lavoro e con i bisogni della gente, e vedrà come sia possibile mettere insieme “rigore, sviluppo ed equità” 

07 AGO - Alla manifestazione nazionale indetta il 27 ottobre dall’intersindacale medica io ci sarò. Secondo me a questo importante appuntamento, drammaticamente e incomprensibilmente unico nel panorama delle iniziative politiche e sindacali, non dovrebbero mancare tutti coloro che hanno a cuore l’art 32 della Costituzione e i valori della sanità pubblica.

Meno che mai dovrebbero mancare coloro che credono alla sacralità dei valori della vita, all’inviolabilità dei valori della persona, e quelli che teorizzano l’ umanizzazione, la centralità del malato. In piazza dovrebbero stare anche le grandi categorie come quella degli infermieri e delle altre figure sanitarie che, mentre nei palazzi continuano ad accordarsi su nuove e vecchie competenze professionali, incomprensibilmente tacciono sulla tragedia che incombe sul nostro sistema sanitario pubblico.

Credo che se il nemico fosse alle porte, come i cretesi famosi per la loro litigiosità, tutti gli operatori della sanità dovrebbero accantonare le ordinarie rivalità e fare sin-cretismo. Credo anche che i cittadini, le loro organizzazioni, le loro diverse rappresentanze, dai pensionati (i più veri rappresentanti della domanda) alle associazioni degli ammalati, dovrebbero anche loro e con sollecitudine scendere in piazza.

Credo che la sanità pubblica meriterebbe uno sciopero generale, una vasta obiezione di coscienza, qualcosa cioè che disobbedisca con fermezza al cinismo finanziario, all’inanità burocratica di chi comanda, alla devastazione dei loro provvedimenti. I tagli lineari predisposti per la sanità non sono tanto la rappresentazione di necessità, urgenze e contingenze, nessuno si sogna di negarle e nessuno si vuole sottrarre alle difficoltà, ma la rappresentazione della stupidità sommaria di ragionieri messi a comandare il mondo con la partita doppia.

I tagli lineari sono una gigantesca questione bioetica nel senso più letterale del termine cioè sono semplicemente contro la vita, anche se consentono a Monti di non aumentare l’Iva, di ridimensionare la spesa pubblica, di fare i famosi “compiti a casa” del rigorismo europeo. Essi rendono inevitabile l’evitabile cioè operano malthusianamente per fare dell’abbandono una fonte di risparmio.

Hanno ragione i medici quando scrivono “noi faremo la nostra parte ma la sfida è per tutti”. Caro prof. Monti pur riconoscendole il merito di aver restituito credibilità al nostro sputtanato paese, non esiste crisi, recessione, disavanzo di bilancio che giustifichi la distruzione di un pezzo di civiltà come la sanità pubblica. Caro professore, Lei aveva detto “rigore, sviluppo ed equità”…e tutti noi le abbiamo dato fiducia. Anzi creda che la manifestazione organizzata dai medici è convinta che questi valori siano compossibili come dimostrano ben altri generi di spending review fatte in altri paesi. Ma Lei ha dimostrato di non sapere che cosa sia la “compossibilità”.

Nel suo vocabolario e in quello dei suoi obbedienti ministri esiste solo la parola “compatibilità”, cioè un limite che per forza deve limitare costi quel che costi. Per Lei l’idea che un limite possa essere una possibilità neanche la sfiora. E allora ci chiediamo come sia possibile per il suo governo mettere insieme “rigore, sviluppo e equità”. In sanità il rigore non può e non deve essere separabile né dalla crescita né dalla giustizia. Non può perché si può.

La questione professionale di cui giustamente parla il documento redatto per la manifestazione, è l’ interfaccia di una questione sociale altrettanto drammatica ed altrettanto vasta. Caro prof. Monti, Lei che ama i numeri evidentemente non ha letto quelli sull’abbandono sociale, quelli sulle morti evitabili, quelli sulla privatizzazione della spesa. Questione professionale e questione sociale non sono separabili e sa, caro Professore, perché? Perché il lavoro, i saperi, le pratiche, le professioni, le persone in medicina sono il passaggio obbligato per trovare se si vuole i giusti equilibri tra “rigore sviluppo ed equità”.

Il rigore in medicina e sanità non può essere imposto alle persone ma deve essere costruito e condiviso con le persone perché nel nostro mondo tutto si regge sulle persone. L’interpretazione che Lei da del rigore, non il rigore in quanto tale, per noi è inaccettabile perché preclude sviluppo e giustizia. Ci creda prof. Monti, la cosa più odiosa dei tagli lineari non è il giusto attacco agli sprechi, agli abusi, alle spese ingiustificate, ma è il suo dichiarato anti-umanesimo.
I medici in scienza e coscienza hanno l’obbligo deontologico di non prestarsi a politiche anti-umanitarie. Per questa ragione anche gli ordini dovrebbero prendere posizione. La denuncia dei medici non ha nulla di corporativo ma è altro. Oggi la baracca rischia di crollare e trovo onesto da parte dei medici dirlo alla luce del sole. I suoi provvedimenti prof. Monti chiedono ai medici di non essere medici e questo è per loro inaccettabile.

La manifestazione del 27 ottobre si svolgerà a manovra finanziaria conclusa, e questo rende più difficile la situazione, ma nello stesso tempo essa si svolgerà prima del Patto per la Salute rimandato a novembre. Si tratta di riaprire un negoziato e di fare un Patto tra Cittadini e Operatori per far in modo che non si facciano più Patti sulla Salute senza i cittadini e senza gli operatori. In tutti questi anni le pratiche pattizie che ci sono state tra governo e regioni, e che fallendo soprattutto a causa delle debolezze strategiche di politiche sanitarie marginaliste ci hanno portato dritti dritti ai tagli lineari, hanno sempre e costantemente escluso il lavoro e i bisogni sociali, rifiutando qualsiasi tipo di negoziato.

Il valore del lavoro come strumento di compossibilità è ignorato dalla cultura che lei prof. Monti rappresenta, quella che si definisce “bocconiana”, e che in sanità con un aziendalismo a dir poco discutibile ha fatto, mi creda, una pessima figura. Signor primo ministro, caro prof. Monti, riapra il confronto con il lavoro e con i bisogni della gente e vedrà come sia possibile mettere insieme “rigore, sviluppo ed equità”.
Per tutto questo spero in adesioni esemplari alla manifestazione del 27 ottobre.

Ivan Cavicchi 

07 agosto 2012
© Riproduzione riservata


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