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Ecco perché crediamo sia il momento di una “Agenzia nazionale per la salute mentale”

di Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri

Obiettivo prioritario del nuovo organismo che proponiamo è il coordinamento di tutte le attività indispensabili per far fronte ai bisogni di salute mentale del Paese: dal coordinamento tra le Regioni alla definizione del protocolli fino alla previsione di un tavolo interministeriale per la definizione di indicatori, di politiche in tema di reintegrazione graduale dei pazienti al contesto lavorativo e supervisione dell’implementazione dell’attività di miglioramento dell’assistenza psichiatrica su tutto il territorio nazionale

24 MAG -

Da anni osserviamo un progressivo cedimento strutturale di tutte le strutture riguardanti la salute mentale, un calo dei dipartimenti da 183 a 141, una riduzione significativa dei posti letto nei reparti calcolabile attorno al 10%, una diminuzione degli utenti, una diminuzione del personale, un aumento di tutte le situazioni di residenzialità e non di restituzione alla vita normale consueta.

La conferenza Stato-Regioni ha fissato al 5% la quota destinata alla salute mentale del fondo sanitario nazionale, che per il 2022 è di 122 miliardi di euro ma in realtà la media di stanziamento effettivo delle regioni è di circa il 3,3%.  Al rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale sono stati destinati 60 milioni che comprendono però i 30 milioni per il ‘bonus psicologo’.

Una situazione paradossale cui serve davvero mettere mano. Il primo passo è fare punto e a capo e attivare una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale che possa rivedere il settore partendo da zero.

L’Agenzia nazionale per la salute mentale, quali obiettivi
L’Agenzia deve avere come obiettivo prioritario il coordinamento di tutte le attività indispensabili per far fronte ai bisogni di salute mentale del Paese:

Il problema del personale
Per difendere il diritto alla salute mentale, per far si che il diritto alla salute mentale sia un diritto esigibile da tutti i cittadini: I numeri “in perdita”
Gli utenti sono scesi in maniera inesorabile dagli altri 850.000 nel 2017 a meno di 730.000 nel 2020, di cui un’ampia percentuale al di sopra dei 45 anni: non è un buon segno. Questa lenta perdita di appeal per le strutture pubbliche reca un evidente serio danno a tutta la salute mentale.

Sono rallentate l’implementazione dell’integrazione sociosanitaria, il supporto all’abitare, l’inclusione lavorativa, quindi una serie di opportunità di recupero delle persone sofferenti, e si è perso completamente di vista quello che dovrebbe essere il perno centrale di una politica sanitaria (e che una agenzia nazionale per la salute mentale potrebbe favorire): cioè stimolare la salute in senso totale, corretti stili di vita individuale, rispetto ai quali dobbiamo essere resi tutti maggiormente più consapevoli.

La riforma psichiatrica di 44 anni fa è stata definita la più importante riforma fatta dal nostro Paese rispetto alle altre condizioni europei.

Oggi noi ci ritroviamo ad una sorta di corsa del gambero, cioè costretti a tornare indietro, costretti ad una condizione dove le risposte sono assolutamente insufficiente e soprattutto è assolutamente inascoltata una richiesta di adeguamento che ormai da oltre cinque anni si leva con diverse iniziative e non ultima quella della carta della salute mentale proposta già nel 2017.

Ogni dato converge sull’individuare nella rete dei servizi pubblici salute mentale come appaia sempre più povera sempre meno capace di intercettare il disagio psichico giovanile che ha rappresentato un avere propria emergenza senza nessuna capacità propositiva di un effettivo stimolo verso la prevenzione e più in generale verso la salute psichica

Il problema adolescenza e del genere
Il tema centrale per il 2030 è di puntare su dati incentrati sulla salute e mentale dei bambini, perché la maggior parte dei disturbi di salute mentale negli adulti origine dell’infanzia e disturbi mentali sono le principali cause di disabilita negli adolescenti e nei giovani. Favorire la salute è una scelta politica che passa attraverso la riduzione delle diseguaglianze sociali e di genere e la costruzione di Welfare efficiente ed efficace.

Il dato più importante è il raddoppio della percentuale di adolescenti insoddisfatti e con un basso punteggio di salute mentale: erano il 3.2% nel 2019 del totale, oggi siamo arrivati al 6,2.

Si tratta di circa 220.000 ragazzi tra i 14 e i 19 anni che si dichiarano insoddisfatti della propria vita e si trovano allo stesso tempo in una condizione di scarso benessere psichico.

D’altra parte crescono i fenomeni di bullismo, violenza, vandalismo, ad opera di giovanissimi che negli ultimi mesi hanno occupato le cronache. Sono manifestazioni estreme di una sofferenza, di una irrequietezza, forse non transitoria. In questa stessa fascia d’età si sono persi significativi punti nella cura e nel rispetto degli stili di vita corretti come quello dell’attività fisica, sono aumentate quote di consumatori di alcol (a rischio c’è oltre 23,6%) e si è ridotta in maniera tangibile la soddisfazione della relazione con gli amici.

Si segnala anche un aumento del 30% di disregolazione emotivo-affettiva tra gli adolescenti (questo significa autolesionismo, cutting, idee suicidarie, depressione, uso di sostanze) e una crescita del 70% di disturbi del comportamento alimentare. E ancora introversione di Hikikomori e perdita dello stimolo scolastico.

È importante sviluppare nel nostro Paese una politica chiara di integrazione tra psichiatria e medicina delle dipendenze, organismi che dovrebbero lavorare insieme. La salute mentale è un sistema vasto complesso e allo stesso tempo fragile, per questo andrebbe tutelato da un lavoro di team, con una forte integrazione tra i vari settori della sanità è una stretta collaborazione tra campi diversi dal sanitario, dall’economico al sociale, allo scolastico. L’unione fa la forza e in questo caso potrebbe fare la differenza per tante persone del nostro Paese. 

La pandemia si è tradotta anche in arretramenti nel benessere della popolazione femminile. Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi in generale, sono infatti maggiormente peggiorate nelle ragazze. È importante preoccuparsi quindi anche per la salute psichica e fisica della donna in gravidanza, combattere la povertà materiale e sociale, garantire assistenza al parto riducendo i rischi connessi: sono queste alcune tra le misure più importanti da prendere, insieme a quelle legate alla promozione degli screening nelle scuole, a dimostrazione dell’importanza di riconoscimento precoce di traiettorie che possono diventare patologiche sia nell’ambito dei disturbi affettivi (depressione, disturbi bipolari ) che dei disturbi  del neurosviluppo (autismo, ADHD, esordi psicotici).

Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri
Co-Presidenti della Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia



24 maggio 2022
© Riproduzione riservata


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