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Come sviluppare la cultura della sicurezza e gestione del rischio

di Domenico Della Porta

Il comportamento umano è il fattore più importante (difficile ….) per la salute e sicurezza sul lavoro come evidenziato qualche anno fa dall’Agenzia Europea della Salute e Sicurezza sul lavoro. Solo la cultura della SSL può influenzare positivamente il comportamento umano, puntando all’eccellenza.

24 FEB -

Si stima nell’Unione Europea che circa l’80% degli infortuni sul lavoro dipendano da errori umani, e che la maggior parte di essi (70%) siano dovuti principalmente a due fattori: la scarsa consapevolezza e la cattiva organizzazione.

Aumentare la consapevolezza in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL), fornire soluzioni pratiche attraverso "modelli di buone pratiche", aumentare la conoscenza e incoraggiare le organizzazioni a rispettare le norme e le buone pratiche sono gli obiettivi condivisi dalle ASL e Aziende Ospedaliere di Federsanità, in linea con quanto dichiarato in più occasioni dal Ministro del Lavoro Marina Calderone che guarda al miglioramento della salute e sicurezza sul lavoro attraverso una maggiore diffusione della cultura della sicurezza.

“Uno dei nostri obiettivi - ha precisato Tiziana Frittelli, presidente di Federsanità - è proprio quello di incrementare, più di quanto tuttora avviene, l’informazione e quindi la cultura della sicurezza nelle nostre Aziende, attraverso i Servizi di Prevenzione e Protezione, peraltro invocate anche dall’articolo 33 della vigente normativa 81/08”.


Il comportamento umano è il fattore più importante (difficile ….) per la salute e sicurezza sul lavoro come evidenziato qualche anno fa dall’Agenzia Europea della Salute e Sicurezza sul lavoro. Solo la cultura della SSL può influenzare positivamente il comportamento umano, puntando all’eccellenza.

L’obiettivo primario dell’approccio “fattore umano” è il miglioramento del livello di affidabilità dell’operatore, intendendo con tale termine la probabilità di portare a termine un’azione senza errori in un determinato tempo, e più in generale del sistema all’interno del quale il singolo lavoratore opera a tutti i livelli di responsabilità, tenendo conto della complessità di tutti gli elementi con i quali egli si deve interfacciare. Ciò implica evidentemente la tendenza a minimizzare l’evenienza di errori: le più dirette applicazioni connesse agli studi sul fattore umano analizzano infatti l’errore umano, inteso come uno squilibrio tra le componenti del sistema ‘uomo-macchina-ambiente’ che provoca un abbassamento dell’affidabilità dell’intero sistema, anche se le singole componenti mantengono elevata affidabilità

Proponiamo perciò la sintesi delle cosiddette Dirty Dozen (dozzine sporche della sicurezza) prima e subito dopo le strategie di mitigazione del rischio per ognuno dei fattori di rischio, come più volte sviluppate dall’Agenzia Europea della SSL.

1- La mancanza di comunicazione: riguarda la carenza di sistemi di comunicazione e la superficialità con la quale gli operatori passano informazioni rilevanti ai colleghi, ai team-leader e alla Direzione.
2- L’eccessiva fiducia nel proprio operato e nella propria esperienza: può causare comportamenti pericolosi.
3- La mancanza di competenze: è spesso connessa alla eccessiva fiducia e può causare errori catastrofici.
4- La distrazione: è connaturata alle caratteristiche cognitive dell’essere umano e causa un grande numero di errori (si stima il 15%).
5- La mancanza di teamwork: può far si che gli operatori compiano operazioni in contrasto tra loro o vicendevolmente pericolose.
6- La fatica: quando una persona è stanca le sue capacità cognitive, il processo decisionale, il tempo di reazione, la coordinazione, la velocità, la forza o l’equilibrio sono ridotti.
7- La mancanza di mezzi: può portare gli operatori a compiere azioni rischiose per ottimizzare o superare le carenze di strumenti adeguati.
8- La pressione psicologica: è “normale” nei contesti produttivi, in quanto gli operatori sono spinti a compiere il proprio lavoro correttamente e rapidamente, ma spesso questa pressione ha risvolti negativi sul mantenimento degli standard di sicurezza.
9- La carenza di assertività: affinché la comunicazione interpersonale sia efficace, è necessario l’uso dell’assertività, ovvero la capacità di esprimere emozioni, opinioni e bisogni in modo positivo e costruttivo. L'assenza di assertività diminuisce fortemente l'efficacia della comunicazione e deteriora l'ambiente di lavoro.
10- Lo stress: il carico di lavoro, la sua complessità, le responsabilità e l’organizzazione sono alcune fonti rilevanti di stress per l’individuo, e lo stress eccessivo altera le prestazioni cognitive aumentando significativamente gli errori umani.
11- La scarsa consapevolezza: è l’incapacità di riconoscere i rischi e le conseguenze di un’azione, ma anche l'incapacità di comprendere le dinamiche relazionali nel contesto sociale: tale poca lungimiranza porta a commettere errori gravi senza rendersene conto.
12- Regole inadeguate: molte regole sono “non scritte” e date per scontate nelle organizzazioni, ma ciò non significa che siano realmente sicure. Tali cattive prassi frequentemente generano infortuni.

Ed ecco come minimizzare i rischi sul lavoro.

Strategie di mitigazione del rischio: l’uso di strumenti di comunicazione strutturati (check-list, documentazione formale e gestionali), formazione agli operatori che devono imparare a non dare mai per scontato il buon esito della comunicazione emessa e ricevuta, formazione sulle tecniche di comunicazione e sull'importanza del feedback.

2- Strategie di mitigazione del rischio: seminare la “cultura dell’errore”, ricordando che tutti possono sbagliare. Le persone vanno responsabilizzate a cercare gli errori propri ma anche altrui, in ottica di miglioramento continuo, senza colpevolizzare (no-blame culture).

3- Strategie di mitigazione del rischio: è importante standardizzare tutte le operazioni e redigere procedure e istruzioni operative di facile e rapida consultazione. E’ inoltre necessario sensibilizzare gli operatori affinché si sentano sempre liberi di chiedere informazioni e spiegazioni riguardo alle attività sulle quali hanno dubbi.

4- Strategie di mitigazione del rischio: quando si svolgono operazioni a rischio, l’operatore non deve essere disturbato, in modo da consentirgli di completare l’operazione prima di fare altro. Per ottenere questo risultato si possono ad esempio utilizzare specifici strumenti, come pettorine con la scritta "non disturbare" da usare in particolari attività. Possono essere utili inoltre le check-list per assicurarsi di aver seguito tutti i passaggi chiave e per "tornare indietro" per verifiche se ci si rende conto che l’attenzione è calata.

5-Strategie di mitigazione del rischio: è sempre importante discutere in gruppo chi, quando e come deve svolgere un dato lavoro (mediante l'ausilio di attività di briefing e debriefing), osservarsi reciprocamente e darsi feedback quando necessario.

6- Strategie di mitigazione del rischio: è utile pianificare le attività a rischio in momenti della giornata in cui si è meno stanchi ed è utile formare gli operatori sui sintomi della fatica e sulle strategie per attenuarla (ritmo circadiano, igiene del sonno, alimentazione adeguata, gestione della pause).

7- Strategie di mitigazione del rischio: assicurare la presenza e la manutenzione di adeguate attrezzature, formare gli operatori a controllare e preparare ciò che serve per l’attività prima di svolgerla, per evitare di dover gestire eventuali carenze mentre si lavora.

8- Strategie di mitigazione del rischio: gli operatori devono essere istruiti sul fatto che, se si sentono sotto pressione eccessiva, ne devono parlare con i superiori, mentre allo stesso modo l’organizzazione deve accettare tali segnalazioni e dare supporto ai lavoratori. E’ importante sottolineare come spesso la pressione sia in realtà auto-indotta dagli operatori stessi.

9- Strategie di mitigazione del rischio: gli operatori devono essere formati alla comunicazione assertiva, a dare sempre feedback, mentre i Preposti devono essere formati all’ascolto attivo e all'esercizio di stili di leadership adeguati al contesto e alle situazioni.

10- Strategie di mitigazione del rischio: i livelli di stress lavoro-correlato devono essere valutati e possibilmente mitigati con adeguate strategie, mentre gli operatori devono essere formati al riconoscimento dello stress e alla sua gestione.

11- Strategie di mitigazione del rischio: il personale va addestrato a considerare sempre le conseguenze possibili di ciò che fa e a coinvolgere persone “terze” nella valutazione delle situazioni, ad esempio chiedendo l’opinione a un collega o a un responsabile. Vanno inoltre chiaramente definiti i ruoli, le responsabilità e i flussi di comunicazione nell'ambito organizzativo.

12- Strategie di mitigazione del rischio: le procedure di lavoro devono essere documentate, supervisionate e migliorate continuamente, mentre gli operatori devono essere sensibilizzati a mantenere un atteggiamento di critica positiva per innalzare gli standard modificando eventualmente le prassi secondo un processo formalmente definito.

Domenico Della Porta
Referente per la Salute e Sicurezza sul Lavoro di Federsanità



24 febbraio 2023
© Riproduzione riservata


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