Con il decalogo della “Carta di Urbino” per il “Benessere della persona che lavora” elaborata dall’Osservatorio “Olympus” dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e dalla Fondazione Nazionale Rubes Triva, organismo paritetico del settore dell’igiene ambientale, è stata richiamata l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini europei su una importante e lungimirante iniziativa culturale in cui si enfatizzano i valori cui si ispira la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, la cui applicazione nel comparto sanità sarebbe per gli operatori una garanzia di lavoro dignitoso.
La Carta, presentata recentemente a Bilbao, in Spagna, nell'ambito di una conferenza pubblica promossa dalla UE, indica 10 punti, un vero e proprio decalogo per sollecitare una riflessione su alcuni aspetti ancora irrisolti della prevenzione enunciando valori irrinunciabili per l’effettiva tutela della salute, della sicurezza e del benessere di chi lavora:
Ai temi sviluppati nel documento sarà dedicata la seconda edizione del Festival Internazionale della Salute e Sicurezza sul lavoro che si svolgerà ad Urbino, dal 21 al 23 giugno 2023.
“Oltre a costituire un momento di approfondimento e di confronto, a livello accademico, istituzionale e delle parti sociali, il Festival - ha sottolineato Paolo Pascucci, docente di Diritto del Lavoro al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino - si propone di essere anche una manifestazione a partecipazione popolare, un evento culturale che coinvolga tutti i cittadini, mirando alla costruzione di una cultura condivisa e partecipata. Infatti, se è vero che la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro si inscrive in ambiti disciplinari ben definiti, è tuttavia evidente, ha aggiunto Pascucci, la necessità di uscire dal perimetro tecnico degli addetti ai lavori, consentendo ad ogni cittadino di confrontarsi sul tema, riportando l’attenzione anche dell’opinione pubblica sulla centralità della persona che lavora e sulla tutela della sua dignità.”
Lo attesta, d’altronde, il Decreto legislativo 81/2008 che, in linea con l’accordo europeo del 2004, lo contempla nei suoi articoli. Il “benessere psicofisico negli ambienti di lavoro della persona che lavora” o “benessere organizzativo” è ritenuto un aspetto decisivo non solo per la qualità della produzione aziendale ma anche per la realizzazione di un clima volto a prevenire disagio nei rapporti relazionali e sulla salute dei lavoratori. In esso vengono inclusi , come rischi lavorativi i “rischi psicosociali” cioè tutti quei fattori che riguardano, oltre agli aspetti di progettazione del lavoro e organizzativi, anche i contesti ambientali, sociali e relazionali che potenzialmente possono arrecare danni fisici e/o psicologici.
“Il Benessere organizzativo - ha precisato Tiziana Frittelli, presidente Federsanità - riassume in sé anche il tema della prevenzione come modalità più adeguata a realizzarlo. L’assenza di Benessere Organizzativo può comportare, ad esempio, lo stress da lavoro correlato come conseguenza più probabile a cui può andare incontro il lavoratore del comparto sanità”
Vengono rilanciati, in questo modo, due provvedimenti, il primo di oltre 19 anni fa da parte del Ministero della Funzione Pubblica, il secondo dopo appena due anni.
Si tratta della Direttiva, ad oggi non revocata, dell’allora ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, sulle misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni, pubblicata il 24 marzo 2004 ed il successivo documento del 2006, del Ministero delle Riforme e Innovazioni nella Pubblica Amministrazione dove è stato evidenziato l’attenzione delle amministrazioni sulla qualità e il miglioramento continuo, indicando il ricorso all’autovalutazione della prestazione organizzativa quale punto di partenza obbligato dei percorsi di miglioramento continuo. E’ stata altresì delineata nella medesima direttiva, una prospettiva chiara di sviluppo della politica per la qualità nelle pubbliche amministrazioni da parte del Dipartimento della Funzione pubblica che, valorizzando le esperienze esistenti e gli sforzi già effettuati, indichi percorsi puntuali e traguardi di sistema condivisi.
Per rendersi conto dell’attualità dei provvedimenti e delle potenziali soluzioni, è interessante riportare una parte della premessa della direttiva del 2004: “Il Dipartimento della Funzione Pubblica intende sostenere la capacità delle amministrazioni pubbliche di attivarsi, oltre che per raggiungere obbiettivi di efficacia e di produttività, anche per realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti e relazioni di lavoro che contribuiscano al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e delle prestazioni. Il Dipartimento ritiene, infatti, che, per lo sviluppo e l'efficienza delle amministrazioni, le condizioni emotive dell'ambiente in cui si lavora, la sussistenza di un clima organizzativo che stimoli la creatività e l'apprendimento, l'ergonomia - oltre che la sicurezza - degli ambienti di lavoro, costituiscano elementi di fondamentale importanza ai fini dello sviluppo e dell'efficienza delle Amministrazioni pubbliche Per migliorare le prestazioni e gli effetti delle politiche pubbliche, è importante offrire agli operatori la possibilità di lavorare in contesti organizzativi che favoriscono gli scambi, la trasparenza e la visibilità dei risultati del lavoro, in ambienti dove esiste un'adeguata attenzione agli spazi architettonici, ai rapporti tra le persone e allo sviluppo professionale. Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha collocato tra le priorità di cambiamento da sostenere nelle amministrazioni pubbliche, quella di creare specifiche condizioni che possano incidere sul miglioramento del sistema sociale interno, delle relazioni interpersonali e, in generale, della cultura organizzativa.”
Domenico Della Porta