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Disabilità. Onu: “Abbandonare i modelli assistenziali basati solo sulla menomazione. Serve un nuovo approccio che metta al centro l’autonomia e le scelte della persona”

di Cesare Fassari

È quanto propone il Relatore speciale delle Nazioni Uniti sui diritti delle persone con disabilità, Gerard Quinn nel suo ultimo rapporto al Consiglio per i Diritti Umani. “I modelli tradizionali di servizio e supporto spesso perpetuino la dipendenza e la mancanza di libero arbitrio, concentrandosi sulle menomazioni e considerando le persone con disabilità come destinatari passivi di cure”. “Abbiamo i mezzi per implementare una nuova filosofia di servizi guardando anche a cosa offre il mercato del settore”. IL RAPPORTO.

14 MAR -

Il Relatore speciale delle Nazioni Uniti sui diritti delle persone con disabilità, Gerard Quinn, ha sottolineato che i servizi per queste persone andrebbero finalmente “re-immaginati” per adattarsi al mondo che cambia e per rendere effettivo il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente e ad essere incluse nella comunità.

Quest’idea permea tutto il nuovo rapporto presentato da Quinn al Consiglio dell’Onu per i Diritti Umani, dove si sottolinea come “i modelli tradizionali di servizio e supporto spesso perpetuino la dipendenza e la mancanza di libero arbitrio, concentrandosi sulle menomazioni e considerando le persone con disabilità come destinatari passivi di cure”.

Un approccio, quest’ultimo, che secondo Quinn “è in contrasto con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che si fonda sulla personalità, l'autonomia e l'inclusione nella comunità”.

De resto, ricorda Quinn, “sta emergendo una filosofia del servizio e del supporto completamente nuova che richiede un'articolazione più chiara a livello legislativo e politico”.

Tra le idee di Quinn anche un maggiore coinvolgimento del “privato”. “Gli Stati e le società in generale devono allontanarsi dai sistemi che sono stati storicamente costruiti per fornire una rete di sicurezza materiale e relegare le persone con disabilità ai margini della società”, ha spiegato Quinn, aggiungendo che “abbiamo i mezzi per implementare una nuova filosofia di servizi guardando anche a cosa offre il mercato del settore”.

“La personalità e l'inclusione sociale – ha detto ancora il relatore speciale dell’Onu - dovrebbero sempre determinare il modo in cui i servizi e i sistemi di supporto sono progettati, forniti e monitorati”.

“Tuttavia, l'obiettivo – rimarca Quinn - non è quello di sostituire il settore pubblico con il settore privato”. “Il settore delle imprese – spiega - può essere infatti una forza positiva per il cambiamento se opera in modo condiviso e attivo con la società civile per creare prodotti e servizi che promuovono veramente i diritti”.

“In un momento di crisi globale del costo della vita senza precedenti, i sistemi e i servizi di supporto basati sui diritti umani per le persone con disabilità devono avere la priorità per garantire che nessuno venga lasciato indietro”, spiega ancora Quinn.

E le persone, questo l’auspicio del rapporto, dovranno sempre di più avere la “possibilità di scegliere” i servizi più idonei ai propri bisogni e necessità.

Queste le conclusioni del rapporto:

  1. Vi è una chiara necessità di adottare una nuova filosofia per governare la progettazione e l'erogazione del sostegno alle persone con disabilità basata sulla loro agire morale (moral agency), sull’autonomia e sull’inclusione sociale. Gli Stati devono abbandonare i modelli di servizio basati esclusivamente sulla menomazione.
  2. Sono necessari nuovi tipi di partnership per realizzare questa nuova filosofia. Gli Stati devono ridefinire l'"interesse pubblico" e determinare come investire e plasmare la fornitura di servizi, siano essi basati sul mercato o meno. Il sostegno deve passare da sistemi dominati dal punto di vista medico che si basano sulla coercizione a un sostegno liberamente scelto. È quindi necessaria una consultazione attiva con le persone con disabilità, per determinare ciò di cui le persone con disabilità hanno bisogno e vogliono. Il settore delle imprese deve assumersi le proprie responsabilità in materia di diritti umani e diventare un partner per il cambiamento.
  3. Il cambiamento richiede un nuovo lessico che rifiuti etichette come "cliente", "consumatore" e "utente del servizio" e si concentri sui diritti fondamentali della cittadinanza. Gli strumenti politici per gestire il cambiamento includono modelli decisionali supportati per creare supporto individualizzato, reti di supporto tra pari, centri di vita indipendenti, standard specifici per gli appalti pubblici e la conformità dei contratti, diritto della concorrenza per creare spazio per nuovi operatori del mercato e nuove tecnologie, compresa l'intelligenza artificiale. Sono altresì necessari l'erogazione di sostegno alle famiglie, la raccolta di dati sulle performance del sistema, l'incentivazione di nuovi fornitori di sostegno, l'adozione di standard per i fornitori di servizi e il potenziamento del presidio e del monitoraggio.
  4. Infine, i paesi donatori e le agenzie di assistenza allo sviluppo devono rivedere la loro programmazione per garantire che i fondi, specialmente nel Sud del mondo, non prolunghino i servizi legacy. I donatori dovrebbero sostenere iniziative che danno priorità all'inclusione piuttosto che alla separazione e alla stigmatizzazione.

Cesare Fassari



14 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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