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La riforma del fisco e la sanità

di Ivan Cavicchi

Giocare con il fisco per la Meloni su questioni delicate come il diritto alla vita (non solo alla salute) oggi può essere rischioso e pericoloso. Non credo che oggi in questa società  sempre meno di “pazienti” e “sempre più di “esigenti” passerebbe impunita socialmente una discriminazione fiscale che fa campare di più i ricchi e di meno i poveracci

20 MAR -

La settimana scorsa a Rimini, congresso della Cgil, la presidente del consiglio Meloni ha definito la sua riforma fiscale come uno strumento fondamentale per lo sviluppo dell’economia.

Anche per questo governo, quindi, il fisco rientra nella famosa “teoria delle leve” di Archimede anche se la leva in questione è quella tributaria usata per ri-sollevare il mondo certo ma quello dell’economia.

Secondo la teoria keynesiana la spesa pubblica attraverso il fisco può sostenere l’economia nei momenti di crisi economica.

Ma si può sollevare con il fisco l’economia sacrificando sempre con il fisco i diritti e la sanità pubblica?

La domanda delle 100 pistole
Il fisco oggi è alla base delle più grandi contraddizioni che contrappongono l’economia e la sanità pubblica.

La “grande marchetta” era incentivata con il fisco, il Job act di Renzi anche.

Il famoso “trappolone” di cui ho parlato su queste pagine qualche anno fa (QS 3 aprile 2017).

La domanda politica che pongo è laconica e perentoria: vi sta bene che per sollevare le sorti dell’economia il governo Meloni continui a usare il fisco contro l’art. 32 della Costituzione e contro il Ssn? O al contrario pensate che bisogna farla finita di usare il fisco contro la sanità pubblica e se sì quali proposte?

Il fisco contro i diritti

In queste settimane, su questo giornale, ho sostenuto la possibilità di rifinanziare in modo straordinario la sanità pubblica attraverso una riforma del rapporto pubblico/privato prendendo i soldi che ci servono tanto dalla grande marchetta della Bindi che dal trappolone di Renzi.

E’ del tutto evidente che la mia proposta ha senso se il governo Meloni cogliendo l’occasione della riforma fiscale decide di mettere le mani negli sgravi fiscali e di cambiare musica.

Ricordo che gli sgravi fiscali sono esoneri o agevolazioni di cui possono usufruire determinate categorie di cittadini in relazione al pagamento delle tasse. Seppur in maniera indiretta gli sgravi fiscali assolvono una funzione di finanziamento perché favoriscono nuovi investimenti, stimolano la formazione del risparmio ed incentivano il consumo di determinati beni.

Nel caso della sanità però gli sgravi fiscali al privato hanno giocato tutti contro la sanità pubblica che, ormai, in molte regioni è diventata sostanzialmente minoritaria.

L’uso del fisco a favore dell’economia ha già determinato fin dagli anni ‘90 un cambio nella natura pubblica del sistema sanitario. Non è così? Dimostratemi il contrario.

Privatocrazia
Chiara Cordelli è una filosofa che lavora in America in una prestigiosa università ed è l’autrice di un bel saggio sulla privatocrazia (Mondadori 2022) Secondo lei i confini tra il pubblico e il privato sono sempre più indefiniti e il ruolo dello Stato moderno, nato per separare pubblico e privato, è cambiato profondamente negli ultimi anni e ha subito radicali trasformazioni nel modo di governare e amministrare la cosa pubblica. La privatocrazia è praticamente la privatizzazione dello Stato.

In questo Stato, dice la professoressa Cordelli, la privatocrazia rischia alla fine di mettere in discussione la stessa legittimità dello Stato compromettendo la ragione fondamentale della sua esistenza.

Questo discorso per noi della sanità calza a pennello. In sanità la privatocrazia sta di fatto contro-riformando la Costituzione quindi l’art. 32 che, come ho detto in “Sanità pubblica Addio”, quindi nel forum in corso, a partire dagli anni ‘90 è stato degradato da diritto fondamentale a diritto potestativo. Per mezzo del fisco in Italia si sta contro-riformando il SSN quindi i principi di uguaglianza di solidarietà che dovrebbero essere alla base del nostro sistema sanitario ma anche alla base di ogni ordinamento fiscale.

Gli effetti distorsivi degli sgravi fiscali sulla sanità
Io penso che se davvero abbiamo a cuore le sorti del SSN oggi prima di tutti l’opposizione di governo dovrebbe porre con grande serietà il problema degli effetti distorsivi degli sgravi fiscali sulla sanità pubblica e sul diritto fondamentale alla salute.

La sanità a causa dell’espansione del privato ha evidenti problemi di sostenibilità e a causa di tali problemi, nella crisi data, essa non va dimenticato ha dovuto subire i tagli lineari.

Quindi gli effetti economici degli sgravi fiscali oggi chi li subisce per prima è la sanità pubblica cioè gli operatori e i cittadini.

Il governo Meloni secondo me sbaglierebbe di grosso se nella sua riforma fiscale si preoccupasse solo degli effetti economici degli sgravi fiscali trascurando del tutto gli effetti di questi sgravi fiscali sulla costituzione sulla sanità pubblica e sulle persone più deboli. Ma l’opposizione sbaglierebbe di più se sugli effetti degli sgravi fiscali sul diritto alla salute non facesse una battaglia

Effetto di sostituzione
Gli economisti a proposito di imposte lo chiamano “effetto di sostituzione”

Gli sgravi fiscali al privato non sottraggono solo risorse alla sanità pubblica ma attraverso “l’effetto di sostituzione” modificano il sistema pubblico quindi la funzione dello Stato esattamente come dice la professoressa Cordelli mettendo in crisi i più elementari principi costituzionali.

Questo fisco almeno sino ad ora non è stato per niente amico dei diritti ma è stato soprattutto amico degli interessi privati.

Grazie all’effetto di sostituzione degli sgravi fiscali la privatocrazia modifica ontologicamente “il bene” in questione quindi i comportamenti dei cittadini fino a sostituire il diritto alla salute con l’utilità economica.

Se con la riforma fiscale della Meloni non si correggerà il tiro avranno diritto ad essere curati solo quei cittadini chi il diritto se lo potranno comprare. Ma chi non se lo potrà comprare si dovrà accontentare della carità di stato cioè di un servizio pubblico residuale.

Gli sgravi fiscali alla sanità privata inseriscono di fatto un cuneo fra il diritto e il reddito con effetti allocativi molto pesanti fino a far coincidere il diritto con il reddito.

La responsabilità dell’intellettuale è sociale
Io sono molto grato ad Asiquas per i suoi ripetuti articoli sulla questione pubblico e privato, come sono grato al mio amico Palumbo per la sua analisi sullo stato della sanità integrativa fatta nel forum in corso, così sono grato a Gimbe per i suoi interessanti report.

Tuttavia con una riforma fiscale alle porte io credo che non basti più raccontare il panorama che vediamo viaggiando in macchina in autostrada. Credo che come intellettuali ci dobbiamo prendere la responsabilità sociale, direbbe Gramsci, di entrare nel merito e di fare proposte. Basta riempirci di dati di grafici di istogrammi se non ci prendiamo la responsabilità di usare la nostra conoscenza per cambiare quello che ci sta minacciando.

A che serve tanta conoscenza se poi non siamo in grado di usarla?

In sanità a meno di negare il valore della Costituzione non possiamo tollerare che prevalga la privatocrazia e meno che mai possiamo tollerare che a decidere il gioco sia paradossalmente il fisco. Se tolleriamo questo è finita.

Il fisco anche se per aiutare l’economia non può andare contro la costituzione. Esso non può negare i diritti delle persone. Il fisco non può negare e per giunta contro la sanità pubblica i suoi principi regolatori vale a dire sia il principio di uguaglianza che quello di solidarietà.

Conclusione
La riforma del ‘78 ha detto chiaramente che la mutualità è libera ma altrettanto chiaramente ha detto che chi la vuole se la paga di tasca propria. Perché lo stato deve pagare la sanità privata ai cittadini più abbienti quando garantisce a tutti i cittadini una sanità pubblica universale? Solo la privatocrazia fa il contrario. Ma se lo Stato diventa privatocratico come in sanità che Stato sarebbe?

Oggi il governo Meloni deve decidere o rifinanzia i diritti rompendo con la privatocrazia o rifinanzia la privatocrazia ma sapendo di fare la festa alla sanità pubblica. Giocare con il fisco per la Meloni su questioni delicate come il diritto alla vita (non solo alla salute) oggi può essere rischioso e pericoloso. Non credo che oggi in questa società sempre meno di “pazienti” e “sempre più di “esigenti” passerebbe impunita socialmente una discriminazione fiscale che fa campare di più i ricchi e di meno i poveracci.

Molto quindi dipende da quello che farà l’opposizione. Staremo a vedere. Su una discriminazione del genere l’opposizione contro il governo di destra davvero dovrebbe fare le barricate. Ma le farà?

Ivan Cavicchi



20 marzo 2023
© Riproduzione riservata


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