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Sanità in Europa. Allarme Ocse: “La spesa per la salute crolla per la prima volta in 40 anni” 


Non succedeva dal 1975: il tasso di spesa per la sanità in Europa nel 2010 ha avuto segno negativo (-0,6%) quando in media nel decennio 2000-2009 il trend è stato del 4,6%. L’Italia resta in coda rispetto ai grandi paesi europei. Bene l’aspettativa di vita. La preoccupazione maggiore nel continente è l’obesità. Il Report Ocse.

18 NOV - La speranza di vita alla nascita cresce, ma la spesa pubblica nella salute diminuisce. Se si dovesse fare un riassunto dell’ultimo Report dell’Ocse “Health at a Glance: Europe 2012”, pubblicato ieri in collaborazione con la Commissione europea, sarebbe probabilmente proprio questo. Ma sono numerosissimi gli argomenti che si possono trovare nel corposo documento, oltre ai due già elencati . Il Report considera 27 paesi dell’Ue, più quelli di cinque nazioni candidate ad entrarvi e altre tre che fanno parte dell’Efta, e ne riporta dati che vanno dalla mortalità infantile alla qualità delle cure, dagli stili di vita allo stato del Sistema sanitario nazionale, in modo da dare un’idea complessiva delle condizioni in cui versa la Sanità in Europa.
 
È un report che viene pubblicato “in un periodo difficile”, spiegano già nell’introduzione Yves Leterme, vice-segretario generale dell’Ocse e Paola Testori Coggi, a capo del direttorato per la salute e i consumatori della Commissione europea. “La crisi economica sta aumentando la povertà, la disoccupazione e lo stress della popolazione, e tutti questi fattori sono collegati a un peggioramento della salute pubblica, a maggior ragione in un periodo in cui i budget sia pubblici che privati si riducono”.
 
E in effetti per la prima volta da decenni la spesa per la salute in Europa è in calo: da un tasso di crescita annua della spesa pro-capite pari al 4,6% dal 2000 al 2009, nel 2010 questa percentuale è crollata, arrivando ad un tasso del -0,6%. Era addirittura dal 1975 che questo valore non vedeva un segno negativo nella media continentale.
A trainare il ribasso sono state Irlanda (passata da +6,5% a -7,9%), Estonia (da 7,2% a -7,3%) e Grecia (da 5,7% a -6,7%). L’Italia è invece tra le nazioni in cui il trend è rimasto positivo, forse anche perché il tasso di crescita della spesa pubblica nel decennio 2000-2009 era stato il più basso di tutta Europa, a quota 1,3%: il valore nel 2010 è arrivato all’1%.
In termini assoluti, chi ha speso di più in totale per la salute rispetto al proprio Pil nel 2010 è stata l’Olanda con una percentuale del 12%, seguita a breve distanza da Francia e Germania con l’11,6%. La media Europea è stata del 9%, in leggera diminuzione rispetto al 9,2% del 2009. In Italia la spesa totale si attesta al 9,3%, di cui una buona percentuale (quasi l’80%) è pubblica.
 
Nonostante i recenti ribassi nei finanziamenti, le nazioni del continente hanno raggiunto dei buoni risultati riguardo al benessere della popolazione, negli scorsi decenni. La speranza di vita alla nascita in Europa è aumentata dal 1980 di quasi sei anni, e ha raggiunto 79 anni nel 2010. In Italia arriva a sfiorare gli 82 anni (84,6 per le donne, 79,3 per gli uomini) e in Europa, così come succedeva l’anno scorso, è seconda solo alla Svizzera, che ha sfondato il tetto 82 anni di speranza di vita (84,7 per le donne, 80 per gli uomini). Tuttavia la speranza di vita in salute è più bassa di un periodo che va dai 10 ai 25 anni rispetto al dato assoluto dell’aspettativa: la media europea si attesta intorno ai 62 anni per entrambi i sessi, al pari del dato italiano.
Al contempo la mortalità prematura (definita come il decesso prima dei settanta anni di età) si è ridotta drasticamente. I cittadini europei passano oltre i tre quarti della propria vita in buona salute, senza dover subire limitazioni alle attività quotidiane per via delle condizioni fisiche o psichiche. Un avanzamento dovuto sicuramente alle migliori condizioni di vita e di lavoro rispetto a trenta anni fa, ma anche a comportamenti e abitudini più salutari, al maggiore accesso alle cure e alla loro migliore qualità.
 
Tuttavia, rimangono dei dati preoccupanti anche per la salute. Più della metà degli adulti europei sono infatti in sovrappeso, e addirittura il 16,6% sono obesi. Questi valori sono infatti raddoppiati rispetto al 1990 in molti paesi del continente, e oggi variano dall’8% in Romania e in Svizzera a oltre il 25% in Ungheria e Gran Bretagna. In Italia la situazione è piuttosto buona, visto che gli obesi sono ‘solo’ il 10,3% della popolazione, ma il dato è in aumento rispetto al 2000, quando il valore era pari appena all’8,6%.
Per ridurre il problema Finlandia, Francia e Ungheria hanno recentemente introdotto tasse sui cibi grassi e le bevande zuccherate, ma allo stesso tempo, dopo la marcia indietro della Danimarca (che ha deciso proprio in questi giorni di eliminare un’imposta simile), qualcuno ha messo in discussione questo metodo per migliorare le abitudini alimentari dei cittadini. In ogni caso, secondo il rapporto, è probabilmente proprio quello del sovrappeso e dell’obesità – e delle patologie ad essi collegate – ad essere uno dei principali ambiti in cui lavorare. “Insieme al fumo, l’obesità è uno dei principali fattori di rischio per malattie cardiache e ictus, che rappresentano più di un terzo (36%) di tutte le cause di morte in Europa nel 2010”, hanno infatti scritto gli esperti.
 
Dunque molto si è fatto e molto c’è ancora da fare, riguardo la Sanità in Europa. Oggi la maggiore preoccupazione è forse proprio quella che riguarda la spesa pubblica. Tanto che dalla Commissione europea e dall’Ocse hanno fatto trapelare una certa apprensione per il futuro della cura. “Il cambiamento di segno o il rallentamento negli investimenti per la salute – hanno commentato – potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità della cura, a lungo termine”.
 
Laura Berardi

18 novembre 2012
© Riproduzione riservata


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