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Hiv/Aids. Il virus è sempre più "maschile".  Il 75% dei nuovi contagi tra gli uomini


Sono per lo più maschi, di età media vicina ai 40 anni, residenti al Nord: ecco la fotografia dei nuovi pazienti sieropositivi che emerge dai dati 2011 dell’Iss. A ridosso della Giornata Mondiale di sabato, il Centro Operativo Aids dell'Iss diffonde un Supplemento al Notiziario con tutti i risultati della sorveglianza della malattia: l’incidenza in Italia è pari a 1,3 casi ogni 100 mila residenti.

29 NOV - Dopo i dati Unaids, pubblicati la settimana scorsa e riguardanti l’epidemia di Hiv/Aids a livello globale, a ridosso della Giornata Mondiale di lotta contro l’Aids che si celebra sabato 1 dicembre, arrivano anche i dati relativi all’Italia. A diffonderli è il Centro Operativo Aids (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha diffuso un Supplemento al normale Notiziario con i nuovi dati relativi al contagio tramite il sito stesso dell’Iss. Secondo i risultati, sono sempre più gli uomini – soprattutto eterosessuali – a contrarre il virus, a causa di rapporti sessuali non protetti, a Nord più che a Sud. In particolare è allarmante il dato relativo agli stranieri residenti, più di cinque volte superiore rispetto ai cittadini italiani, indice del fatto che questo gruppo stenta ad essere raggiunto dalle campagne di prevenzione.

Il sistema di sorveglianza e il quadro generale
I dati si riferiscono all’anno 2011, sono stati raccolti tramite e per la prima volta riguardano tutte le regioni italiane. "La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta, è stata attivata in tutte le regioni grazie alla stretta collaborazione intercorsa tra Centro Operativo AIDS, regioni e Ministero della Salute”, ha spiegato Barbara Suligoi, Direttore del Centro Operativo Aids. La sorveglianza dell’AIDS, riporta i dati delle persone con una diagnosi di AIDS conclamato. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 ad oggi sono stati segnalati circa 64.000 casi di AIDS, di cui quasi 50.000 deceduti. 
L’incidenza di AIDS è stata di 1,3 casi per 100.000 residenti, un dato che insieme a quello del numero di decessi per anno continuano a diminuire, principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte nel nostro Paese nel 1996).  In particolare sono stati diagnosticati 5,8 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti.
Più della metà dei casi segnalati con una nuova diagnosi di HIV era già in fase avanzata di malattia: il 56% è stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL. Allo stesso tempo, poco più di un quarto delle persone diagnosticate con AIDS ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilità di avere eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è la consapevolezza della propria sieropositività: tra il 2006 e il 2011 è aumentata costantemente la quota di persone che è arrivata allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività. Nel 2011 questa proporzione è del 62,9%.
È diminuita negli ultimi dieci anni la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentano una candidosi o una tubercolosi polmonare, mentre è aumentata la quota di pazienti che presentano sarcoma di Kaposi o linfomi.
 
L’identikit del paziente sieropositivo/malato di Aids
Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive lo scorso anno erano uomini nel 75% dei casi, e in particolare la quota maschile è in costante aumento: se nel 2001 il numero di maschi diagnosticati era il doppio rispetto a quello delle femmine, nel 2011 è stata il triplo.
L’età mediana è di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine.
Nella maggior parte delle regioni l’incidenza dell’infezione da HIV sembra avere un andamento sostanzialmente stabile; in alcune aree però (Bolzano, Sassari, Valle d’Aosta, Umbria, Sicilia) appare in aumento, mentre in altre si osserva un andamento in diminuzione (Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Trento). Nel 2011 l’incidenza più bassa è stata osservata in Calabria e quella più alta in Valle d’Aosta.

Nel 2011 quasi una persona su tre diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’incidenza è di 3,9 nuovi casi HIV per 100.000 italiani residenti e 21,0 nuovi casi HIV per 100.000 stranieri residenti. Tra gli italiani, l’incidenza HIV è più elevata al nord, mentre tra gli stranieri si osserva un’incidenza maggiore al sud.
 
Come avviene il contagio in Italia
Nonostante sia piuttosto facile evitare il contagio, grazie all’uso del preservativo, continua a crescere la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali: quella relativa a infezione da rapporto non protetto costituiscono il 78,8% di tutte le segnalazioni, soprattutto tra gli eterosessuali (45,6%), molti di più della percentuale (33,2%) di quella che di solito viene considerata categoria a rischio per antonomasia, ovvero gli uomini che hanno rapporti con altri uomini (a prescindere dall’orientamento sessuale). 
Da quest’anno è disponibile per la prima volta il dato sul motivo che ha condotto le persone scoperte come HIV positive ad effettuare il test HIV: nel 2011 il 24,8% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test HIV per la presenza di sintomi che facevano sospettare un’infezione da HIV o l’AIDS, il 13,4% in seguito ad un comportamento a rischio non specificato e il 10,3% in seguito a rapporti sessuali non protetti. 

Una lotta ancora tutta da combattere
Dai dati emerge che c’è ancora molto lavoro c’è da fare, soprattutto nella prevenzione. Ecco perché sabato, durante la Giornata Mondiale, gli esperti del "Telefono Verde AIDS e IST (800.861.061)” saranno a disposizione dalle ore 10.00 alle ore 18.00 per rispondere a quesiti, chiarire dubbi e fornire indicazioni in merito ai Centri diagnostico-clinici e alle Organizzazioni non governative che si occupano di HIV, AIDS e IST presenti sul territorio nazionale.
 

29 novembre 2012
© Riproduzione riservata


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