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La legge di bilancio e la tutela dalle dipendenze non vanno proprio a braccetto

di Ettore Jorio

È infatti difficile conseguire obiettivi di crescita, di redistribuzione del reddito e di riduzione di squilibri territoriali e settoriali senza l’adozione di misure che incidano strutturalmente, in senso ovviamente positivo, sui limiti comportamentali della società civile. Specie su quelle che predano le famiglie dei ‘quattrini’ necessari a sbarcare finanche il lunario

14 NOV -

La legge di bilancio 2025 e la tutela dalle dipendenze non vanno proprio a braccetto. E dire che il tema delle soggezioni alle patologie da gioco d’azzardo costituisce un argomento principe da mettere sotto cura principalmente attraverso le politiche di bilancio. È infatti difficile conseguire obiettivi di crescita, di redistribuzione del reddito e di riduzione di squilibri territoriali e settoriali senza l’adozione di misure che incidano strutturalmente, in senso ovviamente positivo, sui limiti comportamentali della società civile. Specie su quelle che predano le famiglie dei ‘quattrini’ necessari a sbarcare finanche il lunario. Tra questi, la ludopatia, cui i suoi componenti sono progressivamente soggetti ad essa indipendentemente dai rispettivi ceti sociali, è quella che assume un effetto depredante, la caratteristica però che registra una cointeressenza economica dello Stato.

Il pericolo della cancellazione delle misure strutturali
Ebbene, la legge di bilancio per il 2025, non solo non affronta il problema della dipendenza da gioco d'azzardo offrendole le soluzioni occorrenti, bensì arriva a concretizzare due effetti negativi. Lo fa con l’art. 66, attraverso il quale si diminuiscono le risorse e si mantengono inalterate le utilità economiche di chi gestisce il gioco, spesso retto da lobby contigue al malaffare, per valori di incasso che vanno oltre i 135 miliardi di euro all’anno (2022), pari a cinque leggi di bilancio. Con un siffatto precetto si fanno non pochi guai. Si arriva a sopprimere il fondo vincolato per gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dalle patologie del gioco d’azzardo e ad abrogare la norma costitutiva dell’organismo “Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo e alla dipendenza grave”, quale “organismo consultivo del ministro della Salute”. Un intervento che lascia nudo il ministro Schillaci ad affrontare il gravissimo problema: senza risorse e senza un così importante strumento collaborativo.

Questo è quanto avverrebbe, ad approvazione avvenuta dell’anzidetto art. 66, nella lotta alla ludopatia, lasciata libera di fare proseliti, e nell’utilità economica dei gestori delle scommesse di ogni tipo di fare propri centinaia di miliardi di incassi, con utili anche essi miliardari.

Un evento non utile alla sostenibilità del bilancio di Stato e Regioni nel medio e lungo periodo

Da qui, un incremento del disastro, che già punisce gran parte della società civile, tanto da renderla più avvezza al gioco, sino a essere vittima di un crescendo inarrestabile delle frequenti rovine familiari e all’incremento della pratica usuraia, e quindi esposta ad accrescere il bisogno di delinquere. Non solo. Determina una qualche seria difficoltà di bilancio in tema di produttività della spesa pubblica. Tutto questo senza che lo Stato si renda conto che quanto percepito in termini di partecipazione agli incassi dal gioco non andrà, a causa dello smantellamento dei suddetti strumenti istituzionali (fondo vincolato e Osservatorio), a coprire il fabbisogno epidemiologico specifico del “Disturbo da Gioco d’Azzardo”. Ciò sia in termini di costo di assistenza sociale alle famiglie in miseria e dunque fuori gioco dalla produzione di PIL che di quella sanitaria, quasi completamente spogliata delle risorse, già esigue, occorrenti per mettere a terra esaustive azioni difensive, curative e riabilitative di questo brutto male, in notevole espansione. Del quale si parla molto meno di come si dovrebbe.

Ettore Jorio



14 novembre 2024
© Riproduzione riservata


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