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Annuario Istat 2012. La foto degli italiani. I dati su ambiente, welfare e salute


La prima edizione risale al 1878. Da allora, ogni, l’Istituto fotografa il Paese cogliendo l’evoluzione dei fenomeni sociali, ambientali, demografici ed economici più evidenti. Per la salute il bilancio è positivo: gli italiani sono in buona salute ma sempre più “vecchi”.

18 DIC - Anche quest’anno siamo giunti all’appuntamento con l’Annuario statistico italiano, la pubblicazione che dal 1878 racconta il nostro Paese attraverso i numeri. In oltre ottocento pagine e con una veste grafica accurata, il volume offre moltissime chiavi di lettura sui principali fenomeni ambientali, demografici, sociali ed economici.

Ambiente e territorio
In calo il numero di incendi e la superficie interessata dal fuoco
Nel 2010 si sono verificati 4.884 incendi, che hanno interessato circa 46 mila ettari di superficie forestale. Il numero di incendi è inferiore a quello dell’anno precedente (5.422), così come la porzione di territorio interessata, che scende a 9,5 ettari di superficie media percorsa dal fuoco, dai 13,5 del 2009.
Il Nord ancora in testa per la raccolta differenziata
Nel 2010 la quantità di rifiuti urbani raccolti si attesta a 32,4 milioni di tonnellate (ovvero 537 chilogrammi per abitante), quella differenziata arriva al 35,3%, dal 33,6% del 2009; a livello territoriale i valori più alti di raccolta differenziata si registrano al Nord (49,1%); seguono a grande distanza le regioni del Centro (27,1%) e quelle del Sud (21,2%).
Traffico, parcheggio e inquinamento i problemi più avvertiti dalle famiglie
Nel 2012 il traffico è sempre uno dei problemi che le famiglie dichiarano di affrontare quotidianamente relativamente alla zona in cui vivono (38,4% delle famiglie della stessa zona). Seguono la difficoltà di parcheggio (35,8%), l’inquinamento dell’aria (35,7%) e il rumore 2
(32,0%). In ultima posizione si colloca l’irregolarità nell’erogazione dell’acqua, che costituisce un problema per l’8,9% delle famiglie, ma le differenze sul territorio sono forti: le percentuali più alte si registrano in Calabria (29,2%) e Sicilia (26,5%).
 
Popolazione
In lieve aumento la fecondità, ma si diventa mamme sempre più tardi
Nel 2011 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,42 a livello nazionale (1,41 l’anno precedente), ma raggiunge il valore di 1,48 nel Nord, che si conferma la ripartizione con la fecondità più alta.
All’interno dell’Unione europea a 15 Paesi (dati 2010) l’Italia si colloca al quarto posto per bassa fecondità, preceduta da Portogallo (1,36 figli per donna), Spagna (1,38) e Germania (1,39). Nell’Ue 27 i paesi con un minor numero medio di figli per donna sono la Lettonia (1,17), l’Ungheria (1,25) e la Romania (1,33 ); l’Italia si posiziona al decimo posto.
Le donne diventano madri sempre più tardi: 31,3 anni è l’età media al parto in Italia, il valore più alto fra i paesi europei, lo stesso di Liechtenstein e Svizzera; seguono Irlanda e Regno Unito (31,2).
Meno matrimoni, al Nord il sorpasso del rito civile su quello religioso
Per il quarto anno consecutivo scende il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi novemila in meno dell’anno precedente; di conseguenza, il tasso di nuzialità passa da 3,6 a 3,4 per mille. Pur se in calo (da 4,4 a 4,1 per mille), il tasso di nuzialità del Mezzogiorno supera la media nazionale.
Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a circa 83 mila nel 2011. È soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 76,3%, contro il 48,8% del Nord e il 50,1% del Centro.
Sempre più longevi
Secondo le stime relative al 2011, la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4) che per le donne (84,5), grazie all’influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età. Nel contesto internazionale l’Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010, all’interno dell’Unione europea, soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre in Francia e in Spagna le femmine fanno registrare la vita media più elevata (85,3 anni).
Crescono mobilità interna e migrazioni con l’estero
Nel 2010 ammontano a 1.345.466 le migrazioni interne per trasferimento di residenza, 32.703 in più dell’anno precedente. Nello stesso anno le iscrizioni dall’estero sono state 447.744 (+26.000 circa rispetto al 2009), con il Nord che resta l’area più attrattiva della Penisola (56,4% degli iscritti da paese estero). In crescita, ma su livelli decisamente inferiori, anche i cancellati per l’estero (da 64.921 a 67.501). 3
 
Conti della protezione sociale
Cresce la spesa pubblica del settore
Ammonta a circa 469 miliardi di euro la spesa per la protezione sociale sostenuta in Italia nel 2011, pari al 29,7% del Prodotto interno lordo (Pil). Quasi 438 miliardi (93,2% della spesa totale) sono stati spesi dalle amministrazioni pubbliche, destinati per 418 miliardi alle prestazioni per i cittadini (l’1,4% in più dell’anno precedente), con un’incidenza del 26,5% sul Pil e del 55,7% sulla spesa pubblica corrente.
Alla previdenza la fetta più grande di risorse
Più di due terzi della spesa per prestazioni delle amministrazioni pubbliche si concentra nella previdenza (67,2%), alla sanità è destinato il 24,9% e all’assistenza il restante 7,9%. L’incidenza sul prodotto interno lordo è pari al 17,8% per la previdenza, al 6,6% per la sanità, al 2,1% per l’assistenza.
Oltre metà della spesa è finanziata dai contributi sociali
Fra le fonti di finanziamento dell’intero sistema di protezione sociale, i contributi sociali rappresentano il 52,9% del totale (56,3% nel 2008). Fra il 2008 e il 2011 i contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro crescono in media dello 0,1%, in linea con la crescita registrata per la quota di contributi a carico dei lavoratori indipendenti, mentre quelli a carico dei lavoratori dipendenti si riducono dell’1%. La seconda voce rilevante, pari al 46,2%, è quella delle contribuzioni diverse, costituita in gran parte da trasferimenti statali (73,5% nel 2011, contro il 67,3% del 2008).
 
Sanità e salute
Un Paese di anziani, cresce l’assistenza domiciliare
Nel 2009 l’assistenza sanitaria territoriale conta circa 46.000 medici di base, 7,7 ogni 10 mila abitanti. Sebbene il contratto dei medici di medicina generale preveda che si possano assistere fino a un massimo di 1.500 pazienti, il valore medio nazionale si attesta a 1.134 assistiti per medico. Sono, invece, 7.700 i pediatri, nove ogni 10 mila bambini fino a 14 anni.
Sul territorio nazionale, ogni 100 mila abitanti operano circa 16 ambulatori e laboratori pubblici e privati convenzionati (in lieve calo negli ultimi tre anni) e 4,9 servizi di guardia medica (anch’essi in calo). Il progressivo invecchiamento della popolazione spiega, invece, la crescita progressiva, da 475 mila nel 2007 a 533 mila nel 2009, dei pazienti assistiti al proprio domicilio, l’84% dei quali è ultrasessantacinquenne.
Lo stato di salute è buono, più per gli uomini che per le donne
La percezione dello stato di salute rappresenta un indicatore globale dello stato di salute della popolazione, molto utilizzato in ambito internazionale. Nel 2012, il 71,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute; la percentuale è più alta fra gli uomini (75,3%) che fra le donne (67,1%).
Quanto alle patologie croniche, il 38,6% delle persone dichiara di esserne affetto, ma la percentuale sale notevolmente, raggiungendo l’86,1%, fra gli ultrasettantacinquenni. Le malattie croniche più diffuse sono l’artrosi/artrite (16,7%), l’ipertensione (16,4%), le malattie allergiche (10,6%), l’osteoporosi (7,7%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (6,1%) e il diabete (5,5%).
Il pranzo a casa, espressione dell’Italian style of life
Nel nostro Paese fatica a prendere piede l’abitudine a consumare un pasto veloce fuori casa: ancora nel 2012 il 74,3% delle persone pranza generalmente a casa e la percentuale è in crescita (+1,2%) rispetto all’anno precedente, soprattutto tra i giovani di 25-34 anni (+4,1%). Fortemente diffusa è anche la consuetudine a fare una colazione “adeguata” al mattino: circa otto persone su 10 abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane.
Il fumo più diffuso fra i giovani e le signore di mezza età
L’abitudine al fumo è stabile negli ultimi anni e coinvolge il 21,9% della popolazione over 14. Anche nel 2012 a fumare sono soprattutto gli uomini (27,9%) rispetto alle donne (16,3%), ma la quota di persone dedita al tabagismo è nettamente più elevata fra i giovani 25-34enni (35,9%) e fra le signore di 45-54 anni (23,4%). I non fumatori rappresentano la maggioranza della popolazione di 14 anni e più (54,2%), con evidenti differenze di genere: il 41,2% degli uomini e il 66,3% delle donne. In un anno, la quota di popolazione adulta non dedita al fumo aumenta di un punto e mezzo percentuale.
 

18 dicembre 2012
© Riproduzione riservata


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