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Federalismo fiscale: in media pagheremo 226 euro in più di Irpef


Uno studio della Uil simula le possibili conseguenze del decreto sulla fiscalità regionale, che consente alle Regioni di portare l’aliquota Irpef fino al 3%. Così un lavoratore dipendente potrebbe avere un aumento annuo di 129 euro, per arrivare fino a oltre 900 euro in più per i lavoratori autonomi nella fascia di reddito più elevata.

13 OTT - Le Regioni stanno facendo i conti per capire come potranno garantire i servizi, sanitari e non solo, in regime di federalismo fiscale. Tra gli strumenti previsti dal decreto sulla fiscalità regionale approvato la settimana scorsa dal Governo, oltre alla possibilità di introdurre nuovi tributi, si prevede che le Regioni possano portare l’aliquota Irpef fino al 3%, limitandola però all’1,4% per i redditi inferiori a 28mila euro.
 
 
Il servizio politiche territoriali della Uil ha pubblicato ieri uno studio che simula l’applicazione di questi aumenti dell’Irpef: in media ogni contribuente si troverebbe a pagare 226 euro l’anno in più, con un incremento dell’82,8%.
Più in dettaglio, nella fascia di reddito fino a 15mila euro, un lavoratore dipendente pagherebbe mediamente 129 euro l’anno pro capite (+ 16,4% rispetto ad oggi); un pensionato pagherebbe mediamente 156 euro (+ 17,3%); mentre un lavoratore autonomo pagherebbe mediamente 155 euro (+ 150%).
Nella fascia successiva, tra 15 e 28mila euro, gli aumenti sarebbero grosso modo nelle stesse percentuali: +16,7% per un lavoratore dipendente, +16,5% per un pensionato; +150% per un lavoratore autonomo.
Per la fascia più elevata di reddito, oltre i 28mila euro, gli aumenti sarebbero invece intorno al 250%: 864 euro l’anno in più per i lavoratori dipendenti; 846 euro per i pensionati e 907 euro i lavoratori autonomi.
 
Attualmente con l’Irpef le Regioni incassano 8,5 miliardi di euro, mentre se tutte applicassero le nuove aliquote massime il gettito passerebbe a 15,5 miliardi di euro, di cui 14,1 miliardi a carico dai lavoratori e pensionati, ovvero il 91,3% del totale del gettito dell’imposta.
 
Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, commentando i dati di questa simulazione ha ricordato che la Uil ha “sempre sostenuto che il federalismo fiscale non dovesse comportare aumenti della pressione fiscale a carico dei redditi fissi e, prima di procedere con la leva fiscale, era necessario quantificare con i ‘veri numeri’ il costo di tale operazione, che al momento non sono stati valutati. La ricetta che sembra delinearsi è la più semplice: rendere facoltativo l’aumento dell’Addizionale IRPEF. Dovremmo, invece – conclude Loy – prestare grande attenzione nel costruire un sistema fiscale trasparente. Per questa ragione l’attuazione del federalismo fiscale deve essere inquadrata in modo armonico e contestuale con la riforma più complessiva del fisco. Ancor più saggio sarebbe stato mettere mano al funzionamento dei troppi livelli istituzionali che non solo ‘costano’ ma, spesso, comportano inefficienze al sistema decisionale ed amministrativo”.

 


13 ottobre 2010
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