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Il Lazio, tra deficit e benchmark. Quando la spesa sanitaria è da 20 anni più alta della media

di Nicola C.Salerno

Se il Lazio avesse nel tempo condiviso sia i livelli (per fasce di età) che il trend nazionale, dal 1990 ad oggi si sarebbero liberate ogni anno risorse importanti, sino a 1,3 miliardi nel solo 2010. Ecco uno studio in cui il livello e la dinamica della spesa sanitaria corrente del Lazio sono messi a confronto con i corrispondenti dati nazionali, nel periodo che va dal 1990 al 2010. LO STUDIO INTEGRALE.

16 DIC - Si è riaperto il dibattito su sanità e benchmark di spesa. Pochi i progressi che si possono intravedere rispetto agli anni scorsi. Si procede troppo lentamente e senza un supporto adeguato di dati e valutazioni di impatto. Il lavoro qui presente è il primo di una serie dedicata ai Sistemi Sanitari Regionali. Si comincia dal Lazio. L’analisi segue la metodologia utilizzata da Ecofin e Ocse per le proiezioni a medio-lungo termine della spesa: profili di spesa pro-capite per fasce di età, agganciati alla dinamica del Pil pro-capite, applicati alla struttura demografica. Il livello e la dinamica della spesa sanitaria corrente del Lazio sono messi a confronto con i corrispondenti dati nazionali, nel periodo che va dal 1990 al 2010 (anno più recente coperto da dell’Istat).

In primis occorre ricordare come  l’analisi segue la metodologia utilizzata da Ecofin e Ocse per le proiezioni a medio-lungo termine. Le risorse correnti che l’Italia nel suo complesso dedica al Ssn sono inferiori a quelle allo stesso fine dedicate dai Partner europei più direttamente comparabili. Inoltre, tenuto conto dell’invecchiamento della popolazione, la dinamica di spesa osservata negli ultimi venti anni è sostanzialmente allineata, anzi un po’ inferiore, rispetto a quella osservabile nei Paesi ad economia e welfare sviluppati. Intense entrambe, sia la dinamica italiana che quella media internazionale, e di difficile sostenibilità nel medio-lungo periodo, ma senza che l’aggregato Italia appaia in condizioni divergenti/outsider. L’Italia è accomunata al resto dei Paesi occidentali nel difficile problema di governare un capitolo di spesa che ha sperimentato elevati tassi di crescita dal Dopoguerra ad oggi, e che non mostra ancora nessuna tendenza alla stabilizzazione.
 
Al di sotto della realtà nazionale si muovono, tuttavia, realtà regionali anche molto lontane dalla media Italia. L’esame del Lazio lo dimostra. Applicando a livello regionale la stessa metodologia di analisi seguita per l’aggregato Italia, diviene evidente che la spesa corrente Ssr del Lazio ha avuto, dal 1990 ad oggi, una dinamica significativamente più forte di quella nazionale, non  giustificabile con differenze nella struttura demografica.  La diversità tra il Lazio e la media Italia non si limita alla dinamica della spesa, ma anche al profilo di spesa pro-capite per fasce di età espresso in Euro.
 
Nel 1990, le spesa procapite del Lazio è stata, in ogni fascia di età, di oltre il 9% superiore rispetto ai corrispondenti valori Italia. Nel 2010, come frutto della combinazione del più elevato livello di partenza e della più intensa dinamica, lo scarto dalla media è salito a oltre il 13%.
Se il Lazio avesse nel tempo condiviso sia i livelli (per fasce di età) che il trend nazionale, dal 1990 ad oggi si sarebbero liberate ogni anno risorse importanti, sino a 1,3 miliardi nel solo 2010. Un processo di efficientamento che avrebbe, non solo evitato al Ssr del Lazio la condizione di pesante indebitamento commerciale in cui versa, ma anche rese disponibili risorse per altri obiettivi.
 
Il problema della spesa crescente è comune a tutti i Paesi occidentali, con la dinamica di spesa che è sostenuta dalla dinamica dei fabbisogni. Diverse invece sono le capacità e le attitudini dei Paesi da un lato nell’approntare le risorse per dare copertura finanziaria alla spesa e, dall’altro lato, nel garantire efficienza e qualità in come la spesa si traduce in prestazioni e obiettivi di welfare sanitari nazionali, a cominciare dagli investimenti in strumentazioni e tecnologie e dalla coesione territoriale. L’ipotesi di individuare il benchmark di spesa in un livello di spesa pro-capite per fasce di età omogeneo su tutto il territorio nazionale non è nuova, ed è tornata in discussione a Novembre 2013 nella Conferenza delle Regioni, sia nella sua applicazione tel quel che con dei possibili correttivi per rinforzare la portata perequativa tra territori. In questa prospettiva, le elaborazioni e i numeri qui mostrati possono essere di grande aiuto a costruire le condizioni sia per un dibattito trasparente e responsabile nei luoghi istituzionali, sia per una informazione comprensibile ma precisa ai cittadini.
 
Non bisogna avere paura dei numeri. Quantificare è un passaggio ineludibile per il buon governo. Nelle prossime edizioni di Welfare Reforming Papers saranno, di volta in volta, sviluppati i casi delle altre Regioni e Province Autonome, sino a costruire una mappatura completa e organica a servizio delle scelte.


 
Nicola C. Salerno

 
(Leggi lo studio integrale)

16 dicembre 2013
© Riproduzione riservata


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