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Professionisti della sanità. Censis: il mito del "lavoro privilegiato" persiste ma è ingiustificato


E' questa la conclusione a cui è giunto il Censis con il rapporto Giovani, Professioni, Europa presentato oggi al convegno Adepp (Associazione Enti di Previdenza Privata). Solo il 13,3% dei professionisti del settore medico scientifico è soddisfatto del trattamento economico e solo il 16,9% lo è sulle possibilità di carriera.

16 DIC - Investiti in pieno dalla crisi, i giovani europei si sono trovati negli ultimi anni a fare i conti con un problema occupazionale senza precedenti e che non accenna a risolversi. Le statistiche ufficiali parlano di una perdita complessiva in Europa di circa 10 milioni di occupati nella fascia di popolazione con meno di 40 anni tra il 2007 e il 2012, pari ad un calo di 9,5 punti percentuali. Ma in Italia il problema assume i caratteri di vera e propria emergenza, visto che nel giro di cinque anni, il numero dei lavoratori appartenenti a tale fascia d’età è passato da quasi 11 milioni a poco più di 9, con un decremento del 15,6%. Non solo. Se la crisi ha determinato un netto processo di allontanamento dal lavoro autonomo in tutta Europa (dal 2007 al 2012 la riduzione tra i giovani del lavoro autonomo è stata dell’11,5%), in Italia si è assistito ad un vero e proprio crollo (-20,1%). D’altra parte, “l’esperienza concreta di quei giovani che, usciti dall’università, vogliano diventare architetti, avvocati, medici, smentisce peraltro quell’immagine un po’ stereotipata, ancora largamente diffusa presso l’opinione pubblica, che guarda alle libere professioni come ad un mondo del lavoro privilegiato”.

Ad affermarlo è il Censis nel rapporto Giovani, Professioni, Europa elaborato per l’Adepp (Associazione Enti di Previdenza Privata) e presentato oggi a Roma.

Molteplici, secondo il Censis, sono i fattori di criticità che si frappongono tra giovani e mondo del lavoro e anche per chi voglia intraprendere una libera professione il percorso di accesso si dimostra tortuoso, più che nel passato. Se poi è vero che, una volta che ci sono riusciti, i professionisti che provengono da settori disciplinari scientifici e medici sembrano avere più sicurezze degli altri rispetto alla stabilità del lavoro, tuttavia sul trattamento economico e sulle possibilità di carriera prevale un comune senso di insoddisfazione. Riguardo al trattamento economico, solo il 13,3% di coloro che lavorano nel settore medico e scientifico (medici, farmacisti, biologi ecc.) si dice soddisfatto, contro il 14,8% di coloro che lavorano nel settore giuridico, politico, economico e il 13,8% di coloro che lavorano nel settore tecnico e tecnologico. Quanto alla possibilità carriera, si dice soddisfatto il 16,9% di coloro che lavorano nel settore medico e scientifico contro il 19,3% di coloro che lavorano nel settore giuridico, politico, economico e il 19,7% di coloro che lavorano nel settore tecnico e tecnologico.

Tuttavia, indagando all’interno dei diversi gruppi disciplinari il Censis ha evidenziato che sono proprio coloro che lavorano nel settore medico e scientifico ad essere più soddisfatti rispetto ai contenuti del lavoro svolto (il 46,7% si dichiara molto soddisfatto) contro chi proviene da una formazione economica e giuridica (37,9%) e di proviene dal settore tecnico e tecnologico (39,9%).

Il settore medico scientifico resta comunque anche uno di quelli in cui tendono a considerare le opportunità oltre confine. Il 72,1% dei giovani professionisti italiani trasferiti all’estero, specialmente biologi, architetti, ingegneri e medici, lavorano generalmente in aziende e organizzazioni straniere, mentre il 6,7% in aziende e organizzazioni italiane che però hanno sedi o interessi nei Paesi in cui si trovano. Ma una quota importante (il 21,2%) svolge un’attività libero professionale.
 
"In Italia si è pensato per troppo tempo che un professionista è un privilegiato, spesso evasore. Ma questa realtà non solo non esiste ma è stata spazzata via dai numeri", ha commentato Andrea Camporese, presidente Adepp. Che riguardo alle casse private ha aggiunto: "Abbiamo fatto uno sforzo enorme senza nessun finanziamento da parte dello stato per cercare di alleviare le sofferenze e aiutare i nostri colleghi a entrare nel mondo del lavoro, ma a questo sforzo è corrisposto uno ‘zero’ da parte del pubblico. Ma le professioni sono un pezzo rilevante di ricchezza del paese, non possiamo essere trattati come una dependance del sistema . Abbiamo preso gli enti con i debiti, rimesso in equilibrio un sistema a 50 anni dimostrando di essere efficienti – ha aggiunto – non possiamo essere bloccati da norme inefficienti e incongrue per il nostro sistema. Spero  che venga il momento in cui affrontare in modo trasparente i temi dell’autonomia, della tassazione e del welfare, certamente non possiamo subire altri abusi".

Per Giuseppe Roma, il direttore del Censis, "l'Europa non deve mettere mano alle incentivazioni, ma alla promozione e alla difesa delle professioni, sistema che rischiamo di fare decantare”. Ma il Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha sottolineato che "l'Europa sta già facendo qualcosa sul tema delle professioni" e "per febbraio-marzo concluderemo il lavoro e daremo vita ad un piano d’azione europeo per i professionisti per ‘far sì che i liberi professionisti siano protagonisti della crescita economica. I fondi europei 2014-2020 non possono escludere i professionisti. Non finanziamenti a pioggia ma aiutare i professionisti a diventare protagonisti della crescita, i giovani in particolare”. Disponibilità è stata espressa anche  dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che ha annunciato l'apertura di un tavolo di lavoro immediato nei primi giorni di gennaio.

16 dicembre 2013
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