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Integrazione dati sanitari. Sabbadini (Istat): "Troppe fonti diverse. Serve armonizzazione per avere dati più precisi"

di Gennaro Barbieri

Il direttore del Dipartimento per le Statistiche sociali e ambientali dell'Istituto spiega che è "fondamentale considerare sia il lato della domanda che quello dell’offerta all’interno di una visione complessiva". Ed è essenziale "prestare attenzione a come la percezione soggettiva incide sulla spesa".

26 GIU - In ambito sanitario il processo di integrazione tra dati generati da differenti fonti costituisce una sfida cruciale, in quanto consente di costruire un sistema longitudinale di osservazione e garantisce un importante contenimento dei costi. E’ però essenziale mettere a punto analisi mirate su singoli problemi e tenere conto di una serie di rischi interpretativi.

Si tratta di un questione centrale per tutto il sistema della sanità – ha spiegato al nostro giornale Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento per le Statistiche sociali e ambientali dell’Istat ai margini del seminario dell'istituto dedicato propio al tema dell'integrazine tra dati sanitari svoltosi a Roma martedì scorso – e si lega strettamente alla capacità di costruire percorsi efficaci di integrazione tra le diverse fonti”. Affinché il procedimento sia virtuoso “è fondamentale considerare sia il lato della domanda che quello dell’offerta all’interno di una visione complessiva, che permetta di uscire dalla fase in cui i singoli archivi venivano analizzati singolarmente, impedendo così la creazione di meccanismi di armonizzazione e di omogeneizzazione”.

Si tratta di un lavoro da sviluppare a più livelli “in modo da garantire – ha aggiunto Sabbadini – data base con cui integrare le informazioni di varie dimensioni, cioè sia tra i vari archivi amministrativi che tra gli archivi e le survey”. Altro aspetto nodale “è determinato dal peso che la percezione soggettiva esercita sulla spesa sanitaria, fungendo addirittura da motore rispetto a essa. L’analisi dei dati deve infatti considerare che molti cittadini si considerano più malati di quanto lo siano in realtà e altri sottovalutano o non conoscono le proprie patologie.

L’armonizzazione di archivi e database - conclude Sabbadini - “fornisce strumenti decisivi per salvaguardare l’elevato livello qualitativo che il nostro Ssn può vantare rispetto agli altri sistemi del pianeta. L’azione di monitoraggio e fruizione dei dati è quindi imprescindibile ed è resa più solida dall’integrazione tra le varie fonti che consente soprattutto di misurare scientificamente l’entità delle disuguaglianze nell’accesso alle prestazioni”.
 
Gennaro Barbieri

26 giugno 2014
© Riproduzione riservata


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