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Farmacie. Come uscire dalla crisi. In Gran Bretagna piace l’esperienza della Fofi


Anche in Gran Bretagna, sembra essersi fatta strada l’idea che la riduzione del budget debba passare per la spesa farmaceutica. Le farmacie di comunità si vedono richiedere una valutazione sia dell’impatto clinico sia di quello economico della loro attività attuale.  E in questo segno si è svolto un simposio lo scorso 25 maggio a Londra, nel corso del quale sono stati illustrati i risultati "importanti e non contestabili" dello studio Re I-MUR. 

27 MAG - Anche in Gran Bretagna, sembra essersi fatta strada l’idea che la riduzione del budget debba passare per la spesa farmaceutica, tanto che già alla fine del 2015 l’Nhs aveva proposto una riduzione del budget assegnato al contratto con le farmacie di comunità di 170 milioni di sterline (223 milioni di euro) per arrivare a uno stanziamento globale nel periodo 2016-2017 pari a 2,6 miliardi di sterline (circa 3,5 miliardi di euro).
 
Le proposte governative per ottenere questo risparmio sono diverse, a partire dall’unificazione sotto una sola voce della remunerazione legata alla dispensazione (mentre ora sono previsti compensi per la ripetizione della prescrizione e per la prescrizione elettronica, per esempio). Ma si prospetta anche una graduazione del finanziamento delle farmacie attraverso alcune voci al fine di “premiare” le farmacie che hanno il maggior volume di dispensazione e, al contempo, introdurre uno “schema di accesso” per le farmacie volto a privilegiare il finanziamento di alcune rispetto ad altre in funzione della loro localizzazione e dei bisogni di salute della popolazione. Verrebbe da dire che la liberale Gran Bretagna sta pensando a istituti analoghi alla vituperata pianta organica alla latina. Come che sia, lo stesso Ministero della salute ha concordato che potrebbe chiudere fino a un quarto delle farmacie esistenti (circa 13.000) e, come trapelato da alcuni documenti ufficiosi, ne verrebbe un rafforzamento delle grandi catene.

Facile immaginare le reazioni dei rappresentanti delle farmacie, in particolare delle farmacie indipendenti. Il punto è che le farmacie di comunità in Inghilterra si vedono richiedere una valutazione sia dell’impatto clinico sia di quello economico della loro attività attuale e questo vale anche per le controproposte fatte in sede di contrattazione dalle organizzazioni di categoria (dal PSNC a Pharmacy Voice). E in questo segno si è svolto il simposio Putting Community Pharmacies at the Heart of the NHS, organizzato il 25 maggio 2016 a Londra, al quale è stato invitato Andrea Manfrin della Medway School of Pharmacy, per presentare i risultati dello studio Re I-MUR.
 
Il simposio era organizzato da Public Policy Exchange, l’ente pubblico che, in collaborazione con l’Ufficio Studi Parlamentari, organizza regolarmente incontri con stakeholder e studiosi per mettere a fuoco i nodi dei servizi pubblici. I lavori di questo incontro sono stati aperti da Rob Darracott, Chief Executive Officer della già citata Pharmacy Voice, che ha illustrato il quadro attuale del servizio farmaceutico e le misure proposte dal Governo illustrate sopra. Ha parlato della pressione che c’é da parte del governo sulla riduzione dei fondi per la farmacia e su potenziali sbocchi futuri.
 
Della necessità di far evolvere il curriculum formativo del farmacista, e in particolare sull’aumento delle competenze cliniche del farmacista anche attraverso strumenti interprofessionali, si sono invece occupate Claire Anderson, professore di Social Pharmacy all’Universitá di Nottingham, e Ellen Schafheutle, direttore del Centre for Pharmacy Workforce Studies dell’Università di Manchester.
 
E infine a illustrare la politica professionale, Hugh Simpson Director of Strategy at General Pharmaceutical Council, cioè dell’organismo indipendente che regola l’attività di farmacisti e farmacie in tutto il Regno Unito.
 
“Due sono gli aspetti salienti della situazione che sono emersi nel simposio - commenta Andrea Manfrin -. Il primo è che, in forma più esplicita che in Italia, ai farmacisti viene chiesto di produrre risultati clinicamente ed economicamente significativi se vorranno essere remunerati in modo diverso e, quindi, essere in grado di sostenere economicamente la propria attività professionale. Il secondo è che anche in Gran Bretagna, per ottenere questo risultato i farmacisti devono acquisire nuove competenze e soprattutto devono acquisire una nova mentalità”.
 
Come è stata accolta l’illustrazione dei risultati del progetto I-MUR patrocinato dalla Fofi? “Direi con interesse e apprezzamento - ha detto Manfrin -tanto che le informazioni sono state subito divulgate via twitter: la professoressa Schafheutle li ha definiti 'strong results' cioè risultati importanti e non contestabili. Del resto Re I-MUR ha offerto quella valutazione dell’impatto dell’intervento del farmacista sulla salute del paziente e sui conti del servizio sanitario che oggi chiede il Governo britannico“, ma che sicuramente vengono chiesti in ogni paese da qualsiasi sistema sanitario, sia esso pubblico, privato o misto. Per il servizio farmaceutico, almeno, l’Italia può esibire un primato anche sul piano dell’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti per decidere come utilizzare al meglio l’opera insostituibile del farmacista. 

27 maggio 2016
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