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Patto sanità digitale. Dal 2014 ancora nulla è stato fatto. Regioni prendano esempio da Bolzano

di Paolo Colli Franzone

Nel tempo è sparito ogni riferimento alla presenza dei privati nella governance del Patto: in sostanza, quelli che avrebbero voluto e dovuto investire alcuni miliardi di Euro vennero lasciati fuori dal tavolo. Gli investimenti in ICT del Ssn sono rimasti praticamente invariati, con buona pace del mercato e di una sanità italiana. Nel mentre, a Bolzano, si è deciso di dar vita a un vero e proprio Patto di Sanità Digitale in scala ridotta.

26 MAR - Poco meno di tre anni fa, in occasione degli Stati Generali della Salute, venne lanciato il Patto di Sanità Digitale: il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, raccogliendo una proposta avanzata dal sottoscritto e dal Presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, diede l’avvio a un’iniziativa che avrebbe potuto rappresentare il punto di svolta lungo il percorso della completa digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.

Qualche mese dopo, nel corso di Digital Venice, il Ministro Lorenzin presentò il primo documento del Patto: l’idea fondante era di dar vita a una serie di iniziative di partenariato pubblico-privato con l’obiettivo di lanciare investimenti in ICT per la Sanità il cui ammontare era stato determinato in 5 miliardi di Euro per il triennio 2015-2017. A nove mesi dalla scadenza del triennio può essere utile tentare di fare le somme e verificare cosa è davvero successo.
 
Il compito è facilissimo: non è successo assolutamente niente.

Subito dopo la kermesse veneziana (luglio 2014), il Patto di Sanità Digitale cominciò il suo percorso di trasformazione: il testo originale (dove si dichiarava la centralità del principio di partenariato pubblico-privato e si istituiva una cabina di regia partecipata da tutte le parti in gioco) venne abbondantemente emendato e iniziò il suo percorso di condivisione con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

Sparì ogni riferimento alla presenza dei privati nella governance del Patto: in sostanza, quelli che avrebbero voluto e dovuto investire alcuni miliardi di Euro vennero lasciati fuori dal tavolo che avrebbe dovuto produrre il Master Plan che avrebbe dovuto definire obiettivi, strategie, linee di intervento prioritarie, piano degli investimenti, modalità attuative.

Un periodo con troppi verbi declinati al condizionale, avrete notato. E infatti, da allora, in pratica non è successo niente se non una generica raccomandazione alle Regioni affinchè venissero predisposti dei piani (regionali) e avanzate delle proposte.

Gli investimenti in ICT del SSN sono rimasti praticamente invariati rispetto al periodo antecedente il lancio del Patto, con buona pace del mercato e di una sanità italiana che ancora fatica anche solo ad assomigliare – in termini di avanzamento lungo il cammino della Digital Transformation – alla stragrande maggioranza dei servizi sanitari in area OCSE e non solo.
 
L’occasione perduta è enorme, in termini quantitativi (mancati investimenti) e qualitativi (l’avanzamento del processo di digitalizzazione in Sanità). Era e continua ad essere evidente che la sola finanza pubblica non avrebbe potuto e non potrà mai reggere un investimento necessario a realizzare un SSN completamente digitalizzato e integrato. Era e continua ad essere evidente che in assenza di corposi investimenti in innovazione tecnologica e di processo, il SSN non è in grado di “reggere la botta” dell’incremento della domanda di salute e dell’inevitabile crescita dei costi.

Il Patto avrebbe dovuto generare risparmi gestionali fino a 7 miliardi di Euro all’anno a partire dal 2018, giusto il “business plan” proposto dall’Osservatorio Netics: decine di tabelle illustrative dei benefici indotti da ciascuna delle macro-azioni di Piano.
 
In attesa di sviluppi futuri che – da cittadini contribuenti – auspichiamo tutti quanti, può essere interessante e istruttivo volgere lo sguardo all’estremo Nord del Paese. Dove si è deciso di dar vita a un vero e proprio Patto di Sanità Digitale in scala ridotta. Siamo in Alto Adige: un’Azienda Sanitaria unica, una Provincia Autonoma la cui Giunta e il cui Consiglio hanno creduto fortemente nell’idea fondante del Patto e ci hanno messo sopra un bel po’ di risorse, aprendosi anche a iniziative di partenariato pubblico-privato. 41 milioni di Euro (interamente pubblici) già stanziati per il triennio 2017-2019, ai quali si aggiungeranno le risorse messe a disposizione dai privati. Un Master Plan triennale redatto nel 2016 e oggi già entrato in piena operatività, coi primi investimenti già trasformati in progetti concreti.
 
Una società mista in PPP che ha già iniziato due mesi fa a sviluppare il nuovo sistema informativo ospedaliero e territoriale, unificato e integrato. Un piano che prevede ulteriori iniziative di procurement innovativo già a partire dall’autunno 2017: dialoghi competitivi per sviluppare la piattaforma centrale di Patient Relationship Management destinata a diventare – insieme ai Clinical e Patient Portal e al Clinical Data Repository – il pilastro portante di tutta l’architettura del sistema informativo; un bando finalizzato all’attivazione di iniziative “value based” (Performance Based Contracting: i service provider vengono remunerati sulla base dei risultati conseguiti) per la gestione di oltre 60.000 pazienti cronici attraverso la telemedicina e la continuità di cura; una serie di iniziative come hackaton a premi e concorsi di idee per lo sviluppo delle decine e decine di Apps che costituiranno l’asse portante dell’interazione digitale medico-paziente e medico-farmacista-paziente.

Un’architettura completamente disegnata in una logica “privacy by design” e “mobile first”: tutto sarà concepito e sviluppato per essere fruibile via tablet e smartphone, in modo da fornire a tutti gli operatori sanitari (medici e infermieri in primo luogo) strumenti software di supporto decisionale in mobilità: a bordo letto in ospedale, nelle strutture residenziali, al domicilio del paziente.
Soluzioni di deep e machine learning al servizio della routine quotidiana di chi deve assumere decisioni diagnostiche, terapeutiche e assistenziali.
 
Una sfida lanciata al mercato dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige: oltre 150 intervenuti all’Open Day appena tenutosi all’Ospedale di Bolzano, in rappresentanza di una novantina di vendor e di consulting firms arrivati da Italia, Austria, Germania.

Un forte coinvolgimento dei piccoli operatori locali, un altrettanto forte messaggio lanciato dai vertici dell’Azienda Sanitaria ai grandi vendor nazionali e multinazionali: il Master Plan è fondato sulla collaborazione “cliente-fornitore”, e la complessità del progetto richiederà inevitabilmente l’aggregazione dei vendor e la creazione di ecosistemi digitali virtuosi e aperti.

L’obiettivo è quello di garantire alla Provincia Autonoma di Bolzano un notevole e rapido ritorno dell’investimento, attraverso la razionalizzazione della spesa sanitaria e il recupero di risorse da reinvestire in nuovi servizi socio-sanitari da rendere disponibili alla popolazione altoatesina.
 
Un Patto di Sanità Digitale coi fiocchi, diciamo.

E speriamo che tante Regioni prendano esempio da Bolzano.
 
Paolo Colli Franzone
Osservatorio Netics 

26 marzo 2017
© Riproduzione riservata


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