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Nei paesi Ocse le lauree più gettonate sono economia, gestione e giurisprudenza (23%), quelle scientifiche si fermano al 5%. Italia al quartultimo posto per laureati e spesa tra le più basse. Gli indicatori 2017


In Belgio, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia e Stati Uniti, il campo più popolare di lo studio è quello delle arti e delle scienze umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e delle informazioni. In Austria, Germania, Repubblica slovacca, la maggior parte degli adulti ha una laurea terziaria in ingegneria, mentre il settore più diffuso in Norvegia e in Svezia è la salute e il benessere. GLI INDICATORI OCSE 2017; LA SCHEDA DEI RISULTATI ITALIANI

12 SET - Nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, i titoli accademici più diffusi tra gli adulti sono quelli conseguiti in economia, gestione e giurisprudenza. In media nell’area dell’OCSE, il 23% dei 25‑64enni è titolare di una laurea in uno di questi tre campi di studio, rispetto al 5% in scienze naturali, statistica e matematica, al 4% nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e al 17% in ingegneria, produzione industriale e nel settore delle costruzioni. I nuovi iscritti all’istruzione terziaria fanno registrare una quota simile, indicando che l’interesse per questi campi di studio resta stabile.

In Italia però le cose non vanno del tutto bene. La percentuale di adulti in possesso di una laurea come livello più alto d’istruzione è la seconda più bassa tra i Paesi dell’OCSE dopo il Messico e il tasso di conseguimento di una prima laurea è del 35%, il quarto tasso più basso dei Paesi dell’OCSE dopo l’Ungheria, il Lussemburgo e il Messico.

L’analisi sull’istruzione 2017 è l’ultima pubblicazione tra gli Indicatori dell’OCSE, che ha analizzato la situazione di tutti i livelli di istruzione in tutti gli stati che fanno capo all’Organizzazione.

In Italia solo il 18% dei 25-64enni ha completato gli studi di livello terziario, il 4% con una laurea di primo livello e il 14% con una laurea magistrale (secondo livello) o un livello equivalente.

Questi bassi livelli d’istruzione terziaria possono essere in parte dovuti a prospettive insufficienti di lavoro e a bassi ritorni finanziari in seguito al conseguimento di un titolo di studio terziario (una percentuale inferiore del 21% rispetto alla media OCSE per gli uomini e del 35% per le donne).

La media OCSE è due volte più elevata (37%) per questa coorte. Per i giovani adulti (25-34 anni) la differenza è più contenuta: in Italia il 26% ha conseguito una laurea rispetto al 43% in media nei Paesi dell’OCSE. La percentuale di 25-34enni con un titolo di studio superiore come più alto livello d’istruzione è cresciuta dal 10% nel 2000 al 26% nel 2016, un aumento di 16 punti percentuali in linea con la media OCSE.
Anche sul versante della spesa per l'istruzione l'Italia non brilla.
Dall’istruzione primaria all’istruzione terziaria in Italia si sono spesi in media circa 9.300 dollari  per studente nel 2014 contro una media Ocse di circa 10.800 dollari.
 
E la differenza è particolarmente forte nell'istruzione terziaria: la spesa per studente è stata di circa 11.500 dollari nel 2014 (di 7.100 se non si tiene conto delle attività di ricerca e sviluppo) contro una media Ocse superiore di oltre 3.900 dollari medi a studente.
 
Nel 2014, la spesa per ll’istruzione si è attestata al 4% del Pil in Italia, un rapporto molto inferiore alla media Ocse del 5,2% e inferiore del 7% rispetto al 2010. Solo cinque altri Paesi si sono collocati a un livello inferiore in termini di spesa in percentuale del Pil.
 
Il finanziamento è per l’87% da fonti pubbliche, l’11% dalle famiglie e il restante 2% da privati (imprese, istituzioni religiose e altre organizzazioni senza scopo di lucro). Il contributo finanziario delle famiglie e del settore privato è più significativo nell’istruzione terziaria e raggiunge il 35% della spesa complessiva per le istituzioni dell’istruzione a livello universitario, rispetto alla media OCSE del 30 per cento.
 
A livello Ocse invece rispetto al numero di studenti iscritti, la spesa è aumentata a un ritmo più rapido in tutti i livelli dell’istruzione, in particolare nel ciclo superiore di studi. Tra il 2010 e il 2014, la spesa per le istituzioni scolastiche del ciclo primario, secondario, postsecondario non terziario è aumentata del 4%, anche se nello stesso periodo si è registrata una lieve diminuzione delle iscrizioni degli studenti.
All’opposto, la spesa totale per le istituzioni dell’istruzione terziaria è aumentata più del doppio rispetto al tasso d’iscrizione degli studenti nello stesso periodo, riflettendo la priorità data dai governi e dalla società all’istruzione superiore.

Mentre la spesa pubblica è chiaramente aumentata per le istituzioni del settore dell’insegnamento, dall’istruzione primaria a quella terziaria, in media nei Paesi dell’OCSE essa non ha tenuto il passo con l’aumento del PIL tra il 2010 e il 2014. Ciò ha portato a una diminuzione del 2% della spesa pubblica destinata alle istituzioni dell’insegnamento in percentuale del PIL per lo stesso periodo. Analogamente, nella metà dei Paesi dell’OCSE, la quota della spesa pubblica dall’istruzione primaria a quella terziaria rispetto alla spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche è diminuita tra il 2010 e il 2014.
 
Come in tutti i Paesi dell’OCSE, in Italia gli uomini rappresentano la grande maggioranza dei laureati di primo e secondo livello nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (79% di primo livello e 86% di secondo) e in ingegneria, produzione industriale e edilizia (69% e 73%).


Le donne sono la grande maggioranza nel settore dell’istruzione, delle belle arti e delle discipline umanistiche, nelle scienze sociali, nel giornalismo e nell’informazione e anche nel settore della sanità e dei servizi sociali, sia nel primo che nel secondo livello di laurea, e anche in scienze naturali, matematica e statistica a livello magistrale, rappresentando più del 60% dei laureati in questi campi. L’Italia registra il divario di genere più pronunciato tra i Paesi dell’OCSE a riguardo delle lauree nel settore educativo: le donne rappresentano il 94% dei titolari di una laurea di primo livello e il 91% di una laurea di secondo livello.

I tassi di occupazione degli adulti laureati in Italia variano dal 71% per gli adulti che hanno studiato nel campo delle belle arti all’84% per i laureati nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni e all’85% per i laureati in ingegneria, produzione industriale e edilizia, e nel campo della sanità e dei servizi sociali. I tassi di occupazione sono più elevati nei settori in cui la maggior parte degli studenti è di sesso maschile, salvo nel settore della sanità e dei servizi sociali.

Al livello secondario superiore di studi, quasi i due terzi (64%) dei titolari di un diploma professionale hanno studiato nel campo dell’economia aziendale, della gestione e delle discipline giuridiche, e nel campo dell’ingegneria, dell’industria manifatturiera e edilizia, registrando un tasso più alto rispetto alla media dei Paesi dell’OCSE (54%). Mentre i ragazzi sono sovrarappresentati nel campo dell’ingegneria, dell’industria manifatturiera e dell’edilizia (86%), le ragazze rappresentano la più ampia quota dei titolari di un diploma professionale nel settore della sanità e dei servizi sociali (74%), dei servizi (55%), dell’economia aziendale, della gestione e discipline giuridiche (52%).

In Italia i campi di studio preferiti sono le belle arti e le discipline umanistiche, le scienze sociali, il giornalismo e l’informazione che registrano una quota complessiva del 30% tra i laureati, il tasso più alto tra i Paesi dell’OCSE, e le discipline a indirizzo scientifico (24%).

La partecipazione alla scuola dell’infanzia (istruzione preprimaria) in Italia è tra le più elevate dei Paesi dell’OCSE con tassi d’iscrizione che raggiungono il 16% per i bambini di due anni e che superano il 90% per i bambini dai tre ai cinque anni di età. Tuttavia, in questo ciclo d’insegnamento, il livello di spesa (circa 6 500 dollari statunitensi per bambino) è inferiore alla media dell’OCSE.

L’Italia ha un sistema d’istruzione professionale importante e si prevede che il 53% della popolazione conseguirà un diploma secondario superiore a indirizzo professionale nell’arco della propria esistenza.

L'Ocse ruleva in generale che in Belgio, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Polonia e Stati Uniti, il campo più popolare di lo studio è quello delle arti e delle scienze umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e delle informazioni.

In Austria, Germania, Repubblica slovacca, la maggior parte degli adulti ha una laurea terziaria in ingegneria, mentre il settore più diffuso in Norvegia e in Svezia è la salute e il benessere.

L’interesse per la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica (le cosiddette discipline STEM) cresce, secondo l’Ocse,  nei livelli superiori d’istruzione, registrando una quota quasi due volte superiore di studenti titolari di una laurea nelle discipline STEM a livello del dottorato rispetto agli studenti titolari di una laurea di primo livello. Questi campi di studio sono preferiti dagli studenti universitari internazionali, con la quota più elevata, quasi un terzo degli studenti internazionali nei Paesi dell’OCSE, che preferisce le discipline a indirizzo scientifico.

L’interesse per l’ingegneria è maggiore nei percorsi d’istruzione professionale secondaria superiore rispetto al livello terziario, a causa dei forti legami di questi programmi professionali con il settore industriale. Circa un terzo degli studenti è titolare di un diploma di istruzione secondaria superiore a indirizzo professionale nei settori ingegneria, produzione industriale e costruzioni – oltre il doppio della quota a livello terziario.

I campi di studio a indirizzo tecnico‑scientifico (STEM – scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) beneficiano dei più alti tassi di occupazione, riflettendo la domanda di una società sempre più orientata verso l’innovazione: i laureati nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni possono puntare su un tasso di occupazione che supera di sette punti percentuali quello degli studenti laureati nel campo delle belle arti e delle discipline classico‑umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e dell’informazione.

Gli adulti con una laurea beneficiano di un ritorno sostanziale dell’investimento effettuato: essi hanno una probabilità superiore di dieci punti percentuali di trovare un lavoro e, in media, guadagneranno il 56% in più rispetto agli adulti che hanno conseguito solo un diploma secondario superiore. Sono i primi a riprendersi dopo le crisi economiche: i tassi di occupazione per i giovani adulti laureati sono tornati ai livelli pre‑crisi, mentre i tassi di occupazione delle persone che non hanno completato gli studi secondari superiori sono ancora diminuiti. Gli adulti laureati hanno meno probabilità di soffrire di depressione rispetto ai coetanei meno istruiti. Per questo motivo, i giovani adulti propendono sempre più spesso a proseguire gli studi che aumenteranno il loro livello di qualifiche e a non entrare direttamente nel mercato del lavoro alla fine della scuola dell’obbligo.
Tra il 2000 e il 2016, la quota dei 20‑24enni che ha proseguito gli studi è aumentata di dieci punti percentuali mentre è diminuita di nove punti la percentuale di giovani della stessa fascia di età che lavorano.

 


 
 
 

12 settembre 2017
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