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Diabete, dispositivi per controllo e autogestione. Anac: “Costi troppo difformi tra una Regione e l’altra. Con il prezzo di riferimento possibili risparmi fino al 42%”

di Maria Rita Montebelli

L'Autorità diretta da Raffaele Cantone ha pubblicato i risultati di una sua indagine, svolta in collabrazione con Agenas, che ha analizzato la spesa nelle diverse Regioni per i dispositivi medici per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete (strisce reattive, lancette pungidito, aghi da penna e siringhe da insulina). Su una spesa complessiva stimata in circa 500 milioni secondo l'Authority si potrebbero risparmiare da un minimo di 140 a un massimo di 216 milioni. Come? Basterebbe applicare prezzi di riferimento standard. IL RAPPORTO

28 SET - L’ANAC (Autorità Nazionale Anti-Corruzione) ha appena pubblicato i risultati di un’indagine conoscitiva sul mercato dei dispositivi medici per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete (strisce reattive, lancette pungidito, aghi da penna e siringhe da insulina), anche a seguito della segnalazione di alcune associazioni pazienti (FAND, AID, ARDI e FDG) rispetto all’esistenza di importanti differenze da una Regione all’altra.
 
L’indagine, condotta col supporto dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) si è concentrata in particolare sui meccanismi di approvvigionamento di questi  dispositivi, per i quali si spendono a livello nazionale oltre 500 milioni l’anno. Particolare attenzione è stata rivolta alle strisce reattive che rappresentano la voce di spesa più consistente.
 
“Ne è emerso  - si legge nel rapporto ANAC - un quadro contraddistinto dalla predominante sottrazione dell’approvvigionamento dei dispositivi dal confronto concorrenziale assicurato dalle procedure ad evidenza pubblica di cui al Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici) e dalla marcata differenziazione tra Regioni in ordine alla spesa sostenuta per tali dispositivi, situazione che apre il campo a scenari suscettibili di produrre ampi risparmi di spesa.”
 
Diverse Regioni (che nell’insieme rappresentano circa un terzo della popolazione italiana) hanno fornito informazioni molto carenti o non hanno addirittura risposto al questionario; di qui la preoccupazione dell’ANAC che la mancata trasmissione delle informazioni richieste possa corrispondere ad una situazione “di non pieno controllo della spesa relativa ai dispositivi medici per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete mellito”, che corrisponde per queste Regioni a circa 200 milioni di euro. Per colmare questo gap, l’ANAC lo ha integrato con dati provenienti da altre fonti (associazioni segnalanti, dati disponibili su internet).
 
Dall’indagine emerge un panorama assai variegato da una  Regione all’altra. A cominciare dai piani terapeutici adottati da ciascuna regione e confrontati con quelli che dovrebbero essere gli standard nazionali suggeriti da Società Italiana di Diabetologia e Associazione Medici Diabetologi.
 
La principale modalità di approvvigionamento e distribuzione dei dispositivi medici è assicurata dall’accordo convenzionale delle Regioni con le associazioni di categoria delle farmacie (92,4% della spesa complessiva). Le farmacie convenzionate ricevono dalle Regioni una tariffa di rimborso per questi servizi. Solo una minima parte dei dispositivi è acquistata attraverso gara pubblica (il 6,5% della spesa complessiva) e meno dellì’1% della spesa relativa all’approvvigionamento è gestita con modalità quali l’affidamento diretto.
 
Secondo l’ANAC, l’affidamento della distribuzione alle farmacie convenzionate ha pregi e difetti. La distribuzione tramite farmacia ha l’indubbio vantaggio di fornire un’elevata copertura territoriale e di varietà di scelta dei prodotti dispensati; tuttavia – fa notare l’ANAC – “gli accordi convenzionali con le farmacie, pur essendo legittimi, presentano delle criticità in termini di sottrazione al confronto competitivo garantito dalle procedure ad evidenza pubblica di cui al d.lgs. 50/2016”. E prova ne sarebbe il fatto che, laddove vige l’accordo convenzionale, i prezzi unitari risultano in media “significativamente più elevati rispetto a quelli registrati in caso di utilizzo della procedura ad evidenza pubblica” (anche nel caso di dispositivi identici).
 
Rispetto alle modalità di approvvigionamento e distribuzione dei dispositivi medici, le associazioni pazienti segnalano che le gare a prodotto unico (prassi che si sta diffondendo in diverse Regioni) non garantiscono la diversificazione di prodotto, in grado di venir incontro alle esigenze di ciascun paziente. L’ANAC fa a questo proposito notare che la libertà di scelta dei pazienti e l’efficienza non sono in contrasto e “possono essere certamente contemperate, magari attraverso un opportuno utilizzo degli strumenti contrattuali a disposizione delle stazioni appaltanti, come peraltro sostenuto dalle medesime associazioni segnalanti, che hanno ad esempio suggerito un maggior utilizzo dell’accordo quadro multifornitore”.
 
La spesa nel 2016 in Italia
Ammonta a 500 milioni di euro la spesa complessiva nazionale sostenuta per i dispositivi medici in ambito diabetologico (il 76,6% della quale generata dalle strisce per il controllo della glicemia), così ripartita: 389,7 milioni di euro per le strisce reattive; 69,2 milioni per gli aghi per penna (13,6%), 46,3 milioni per le lancette pungidito (9,1%), 3,4 milioni per le siringhe da insulina (0,7%).
 
Il costo annuale medio per paziente sul fronte dei presidi è di 158,9 euro a livello nazionale, con differenze però davvero marcate (di circa 6 volte) da una Regione all’altra: si va dai 51,1 euro dell’Emilia Romagna ai 303,7 euro della provincia autonoma di Trento, ai 317,7 euro della provincia di Bolzano. Andando a confrontare la spesa per i singoli dispositivi, queste differenze risultano ancora maggiori: per le strisce si va dai 38,79 euro dell’Emilia Romagna ai 257,12 euro della provincia di Bolzano; per gli aghi da penna si va dai 2,03 euro della Liguria ai 48,4 euro della Sardegna; per le lancette pungidito dai 2 euro dell’Emilia Romagna ai 28,86 euro della Provincia di Trento.
Ad elevati valori di spesa – secondo l’ANAC – non risulterebbe tra l’altro associato un maggior livello di assistenza, quanto piuttosto “un’inefficienza nel processo di approvvigionamento, in altri termini prezzi eccessivi di acquisto dei prodotti”.
 
Anche l’analisi dei quantitativi dei dispositivi medici  per il diabete dispensati ogni anno dalle Regioni rivela importanti differenze. Rispetto a strisce per il controllo della glicemia e per gli aghi da penna, in Sardegna il consumo è dell’80% più elevato rispetto alla media nazionale, mentre in Basilicata il consumo è del 33,2% inferiore alla media nazionale.
 
Infine l’analisi dei prezzi unitari pagati per i dispositivi medici suggerisce “un certo grado di inefficienza nel processo di approvvigionamento di alcune Regioni”; Basilicata, Calabria, Lazio, Provincia autonoma di Bolzano e di Trento sono le Regioni che acquistano a prezzi maggiori, mentre le Regioni più ‘virtuose’  sono Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria e Valle d’Aosta. Laddove l’approvvigionamento avviene tramite gara pubblica, si pagano prezzi in media inferiori a quelli derivanti dall’accordo tra Regioni e farmacie convenzionate; ma anche dall’analisi delle Regioni che utilizzano solo l’accordo con le farmacie convenzionate emergono importanti differenze (una striscia reattiva costa 39,6 centesimi in Toscana e 65 centesimi nella Provincia autonoma di Bolzano).L’analisi inoltre dimostra che le differenze di prezzo non dipendono dalla “presunta qualità del prodotto, quanto dal grado di efficienza del processo di approvvigionamento delle diverse Regioni”.
 
Come e dove si potrebbe risparmiare. L’ANAC, al termine dell’indagine ha effettuato una stima dei possibili risparmi che potrebbero derivare dall’applicazione di prezzi ragionevolmente ‘efficienti’, praticabili senza impattare sulla qualità del servizio reso ai pazienti.
 
Applicando la ‘logica dei prezzi di riferimento’, per le quattro tipologie di dispositivi considerate, il prezzo benchmark ‘efficiente’ potrebbe essere calcolato ‘come il 25° percentile dei prezzi medi pagati nelle varie Regioni (come già fatto con i prezzi di riferimento per siringhe, cerotti, ovatta e di alcuni servizi eterogenei elaborati dall’ANAC stessa).
 
L’allineamento delle Regioni con la spesa più alta al prezzo ‘efficiente’ potrebbe  tagliare del 27% la spesa attuale, producendo un risparmio di 140 milioni (sugli attuali 508).
 
Considerando invece come prezzo benchmark ‘efficiente’ quello di una delle Regioni dai prezzi più bassi (es. Abruzzo), l’allineamento dei prezzi delle Regioni più ‘prodighe’ a quelli delle Regioni più ‘risparmiatrici’ consentirebbe di tagliare del 42% la spesa (pari a un risparmio di 216 milioni di euro/anno); cosa che permetterebbe a Regioni quali Basilicata, la Calabria, il Friuli, il Lazio, la provincia autonoma di Bolzano, la provincia autonoma di Trento, la Puglia e la Sicilia di dimezzare la loro spesa relativa ai presidi per diabete.
 
Maria Rita Montebelli

28 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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