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Donne più attente alla salute. Prevenzione dei tumori per il 65% contro il 45% degli uomini


Il 72% delle donne si sottopone regolarmente a visite di controllo contro il 63% degli uomini. È poi la donna ad occuparsi quotidianamente dei familiari malati (51% contro il 9% degli uomini). Gli uomini vincono però in stili di vita e attività fisica. Lo rileva l’Osservatorio Salute AstraZeneca.

07 MAR - Le donne battono gli uomini quando si parla di salute. Le italiane fanno infatti controlli medici in modo più regolare degli uomini e sono considerate il vero “medico in famiglia”, che si prende cura dei figli, dei genitori e dello stesso partner in caso di malattia. Le donne, però, vincono anche per pigrizia e per alcune “debolezze”: fanno meno attività fisica (49% contro il 58% uomini), non vogliono rinunciare alle sigarette (23% contro il 17% degli uomini) e ridurre il consumo di alcolici (17% contro il 9% degli uomini).

È quanto emerge dall’Osservatorio Salute AstraZeneca, l’indagine periodica sulla cultura della salute che, realizzata in collaborazione con Ispo, ha svelato le differenze di genere in Italia, Gran Bretagna, Germania, Svezia e Spagna.

Donne più attente alla prevenzione. Il 72% delle donne contro il 63% degli uomini dichiara di fare regolarmente controlli e visite mediche generali. I risultati più schiaccianti riguardano le analisi per la prevenzione dei tumori (65% donne contro il 45% degli uomini) e le visite di controllo legate alla sfera intima: il 72% delle donne italiane va dal ginecologo almeno una volta ogni due anni, mentre più del 60% degli uomini non è mai andato dall’andrologo.

Donna, “medico in famiglia”. In casa non ci sono dubbi: è la donna che si occupa della salute dei familiari malati per tutte le esigenze quotidiane (51% contro il 9% degli uomini), si informa sulla prevenzione (49% contro il 9% degli uomini), accompagna i figli, i genitori e lo stesso partner dal medico o a fare le analisi (45% contro il 12% degli uomini). È poi sempre la donna che va in farmacia e compra le medicine per tutti (44% contro il 14% degli uomini).

Salutiste sì, ma più “parsimoniose” che “convinte”. Secondo l’Indice di Prevenzione – calcolato da Ispo sulla base dei comportamenti salutari e dei controlli medici effettuati – le italiane mettono in atto il numero medio di comportamenti salutari più alto (6,6 su 9), seguite dalle spagnole (6 su 9) e dalle tedesche (6,6 su 9). Le italiane, però, rispetto agli altri Paesi sono principalmente “salutiste parsimoniose” (31%), che fanno diligentemente e regolarmente le visite necessarie, ma le giudicano troppo costose. Seguono poi le “salutiste convinte” (24%), che fanno controlli regolari e non badano al costo, e le “perplesse abitudinarie” (20%), che fanno prevenzione senza convinzione. Un’italiana su quattro, invece, non fa alcun tipo di prevenzione: le “vorrei-ma-non-posso” (15%) sono convinte che i controlli servano, ma non li fanno perché costano troppo; le “ultra-scettiche” (7%) non credono nell’utilità della prevenzione e non la fanno; le “pigre” (3%), infine, ritengono importante la prevenzione e, pur avendo le possibilità economiche, non si sottopongono a controlli.
 
Il confronto con l'Europa. In Europa le salutiste più convinte, non curanti del costo delle visite mediche, sono le spagnole (48%), mentre le svedesi risultano le più scettiche (25%), le più impossibilitate alla prevenzione (16%) e le più pigre (17%). In generale, comunque, dall'analisi Astrazeneca-Ipso emerge che in termini di prevenzione sono gli spagnoli ad essere i più attenti: per il 79% è infatti un'abitudine, non un'eccezione. Gli italiani sono al secondo posto (76%), seguiti dagli inglesi (71%), dai tedeschi (69%) e dagli svedesi (41%).
Quando si parla di tumori, però, i dati tuttavia registrano quote preoccupanti. Il 73% degli inglesi e il 72% degli svedesi non fa prevenzione contro i tumori, in Spagna, Italia e Germania il dato si aggira intorno al 50%. Gli italiani, invece, registrano il peggior risultato in Europa in termini di salute legata agli stili di vita. Solo il 12% rinuncerebbe a bere alcolici e il 19% rinuncerebbe a fumare. Il resto dei Paesi europei in esame si dichiarano invece più pronti ad abbandonare i vizi. Al top, per quanto riguarda gli alcolici, ci sono i tedeschi (vi rinuncierebbe il 35%), mentre per quanto riguarda il fumo, il dato più alto è della Regno Unito, dove il 35% del campione si dichiara pronto ad abbandonare il vizio del fumo.
 
Vergogna sotto le lenzuola per entrambi i sessi. La malattia legata alla sfera sessuale è ancora oggi un tabù: meno di 3 italiani su 10 si rivolgerebbero a uno specialista senza esitazioni, mentre 4 su 10 dichiarano che preferirebbero risolvere da soli o con il proprio partner un eventuale problema nella sfera intima (gli uomini un po’ più delle donne, 43% contro 37%). L’imbarazzo continua dunque a farla da padrone, come conferma anche il 16% delle donne italiane che preferisce non rispondere alla domanda.
Anche in Europa la situazione non cambia e prevale il senso di vergogna: le più imbarazzate di tutti sembrano essere le donne inglesi (nel 54% dei casi proverebbero a risolvere il problema in autonomia), seguite dagli uomini e dalle donne svedesi (rispettivamente 52% e 50%). I più disinibiti, invece, sono gli uomini tedeschi, che nel 35% dei casi andrebbero immediatamente dallo specialista.

Diversi, ma non troppo. Donne e uomini provengono da due pianeti diversi, ma in alcuni casi le differenze di genere scompaiono. Quando si tratta di scegliere il proprio medico, ad esempio, 2 italiani su 3 dichiarano di fidarsi allo stesso modo di un dottore o di una dottoressa. Anche la reazione di donne e uomini di fronte a una malattia è molto simile: entrambi dicono – con una piccola variazione di percentuale – di fidarsi solo del parere degli specialisti (76% le donne e 74% gli uomini) e di tendere a sopportare i disturbi senza modificare più di tanto le attività quotidiane (79% gli uomini e 76% le donne).


“Donne e uomini – ha dichiarato Patrizia Fabricatore, Vice President Human Resources AstraZeneca Italia e consigliera di Valore D, commentando i risultati dell’indagine – sono diversi nella vita di ogni giorno, nei confronti della salute. Le aziende hanno il dovere di prendere in considerazione questa diversità di ruoli nella famiglia, impegnandosi a introdurre alcuni strumenti che permettano di superare proprio le differenze di genere. Sto pensando, ad esempio, alla flessibilità (orari elastici, home working...): strumenti che, una volta messi a disposizione, vengono apprezzati e utilizzati tanto dalle donne, quanto dagli uomini, permettendo di superare le apparenti differenze. Nella mia esperienza, però, posso sicuramente riconoscere la maggiore attenzione delle donne alla salute – aggiunge Fabricatore – anche sul luogo di lavoro. Ad esempio, in AstraZeneca puntiamo molto sulla prevenzione, mettendo periodicamente a disposizione dei dipendenti visite di controllo gratuite in azienda, che risultano più apprezzate e utilizzate dalle donne”.


“Indipendentemente dal genere – ha aggiunto  Renato Mannheimer, presidente Ispo – gli italiani sembrerebbero tendenti un po’ all’ipocondria. Potremmo parlare quasi di un ‘paradosso dell’ipocondriaco” o comunque di atteggiamenti apparentemente incoerenti. Quando si avverte un disturbo, 1 intervistato su 4 crede subito di avere una malattia grave. Dal medico, però, gli italiani dicono di andare solo quando stanno davvero molto male e quasi 8 su 10 si dichiarano stoici: sopportano senza modificare più di tanto le proprie attività quotidiane”.
 

07 marzo 2012
© Riproduzione riservata


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