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L’attualità e l’utilità dei Regolamenti comunali di igiene

di Domenico Della Porta

Con il Regolamento comunale di Igiene si ottiene da parte dei Comuni il “pretesto” di aggiornare leggi e regolamenti nazionali, senza stravolgerne i contenuti, alle esigenze del territorio, declinando standard igienici-sanitari per contesti assimilabili alle indicazioni generali. Ma in un Comune su tre non è mai stato aggiornato

09 NOV - Ha 120 anni e non li dimostra il Regolamento Comunale di Igiene, strumento che ognuno dei 7.914 Comuni d’Italia dovrebbe avere. Istituito nel 1896 dall’Alto Commissariato di Igiene del Ministero dell’Interno con una “Istruzione per la compilazione dei regolamenti locali sull’igiene del suolo e dell’abitato”, entrò in vigore solo nel 1899, mentre divenne obbligatorio con il Regio Decreto 1265 del 1934, il famoso Testo Unico delle Leggi Sanitarie (TULLS).
 
Eppure, dice oggi Vittorio Carreri, medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica, già direttore dell’Igiene e Prevenzione della Regione Lombardia, nonché cofondatore del Movimento per la difesa e il miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale, questo importantissimo e potente  strumento di cui dispongono i Comuni, non è valorizzato, né sfruttato come si dovrebbe, dagli Enti Locali.
 
Basta considerare, aggiunge, che viene stimato il mancato aggiornamento dei Regolamenti comunali di Igiene in oltre 1/3 dei Comuni Italiani. Carreri è un fiume in piena quando si parla di questo argomento.
 
Nel 2003, a capo di circa 60 igienisti e medici preventori, su esplicito incarico dell’allora Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, elaborò un voluminoso aggiornamento del TULLS consegnando gli elaborati agli Uffici competenti del medesimo Dicastero.
 
Da allora non c’è stato alcun riscontro concreto. Al momento, solo la Regione Lombardia ha a disposizione di un Regolamento Locale di Igiene Tipo, elaborato nel 1985, proprio durante la gestione Carreri, che ha ricevuto un ultimo aggiornamento nel 1994, come riportato nel sito istituzionale.
 
Con il Regolamento comunale di Igiene, dice, si ottiene da parte dei Comuni il “pretesto” di aggiornare leggi e regolamenti nazionali, senza stravolgerne i contenuti, alle esigenze del territorio, declinando standard igienici-sanitari per contesti assimilabili alle indicazioni generali, integrando percorsi per la profilassi e la denuncia delle malattie infettive, eliminando o semplificando denunce, certificazioni, accertamenti, attivando procedure virtuose per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e per la gestione di manifestazioni pubbliche legate ad indirizzi autorizzativi prescritti da provvedimenti generale come nel caso dell’applicazione della cosiddetta “Circolare Pantedosi” del Ministero dell’Interno finalizzata alla security e safety nei pubblici eventi.
 
Sono 4 le aree in cui i Regolamenti di Igiene “possono dire la loro” precisa Carreri: l’Igiene Pubblica, l’Igiene Edilizia e Ambientale, otdoor e indoor, l’Igiene degli Alimenti e la prevenzione delle Malattie Infettive.
 
Con questo strumento, con l’intervento degli specialisti della Sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL è possibile “adeguare e migliorare” regole e procedure apparentemente ingessate. I futuri Regolamenti di Igiene dovranno puntare al benessere degli individui e delle città. 
 
Le crisi (alimentare, energetica e ambientale, finanziaria, economica, sociale) hanno reso urgente lo sviluppo di nuovi parametri di carattere statistico in grado di guidare sia i decisori politici nel disegno degli interventi sia i comportamenti individuali delle imprese e delle persone. Ferma restando l'importanza del Prodotto interno lordo (Pil) come misura dei risultati economici di una collettività, è ampiamente riconosciuta la necessità di integrare tale misura con altri indicatori di carattere economico e indicatori ambientali e sociali che rendano esaustiva la valutazione sullo stato e sul progresso di una società.
 
Le ricerche svolte in questo campo ci dicono che, allo stato attuale, non esiste un unico indicatore statistico capace di rappresentare lo stato di benessere di una società ma che bisogna fare riferimento ad una pluralità di misure.
 
In particolare, si ritiene utile riportare i seguenti parametri sviluppati nella Provincia Autonoma di Bolzano: a) Il PIL e il Valore aggiunto riflettono la crescita economica complessiva e quindi le condizioni basilari del grado del benessere economico, il reddito disponibile pro capite e pro famiglia invece la capacità media di "vivere" lo stesso; b) Il grado di istruzione facilita la comprensione del grado di corrispondenza dei requisiti individuali alle esigenze produttive del territorio, mentre i tassi di occupazione/disoccupazione segnalano i sintomi di sofferenza del sistema stesso, insieme a fallimenti e protesti che denotano più in generale lo stato di salute del sistema economico/finanziario in toto; c) I consumi delle famiglie per singole voci (in primis abitazione e alimentazione) indica livello e qualità del benessere nella vita quotidiana, mentre infine i profili inerenti al sistema bancario ed assicurativo locale sono indici di capacità e di abitudini della popolazione in termini di gestione delle risorse non principalmente destinate alle esigenze primarie.
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali Università di Salerno

09 novembre 2019
© Riproduzione riservata


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