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Per la Fase 2 non basta osservare le curve epidemiologiche, servono anche analisi costi/benefici

di Giorgio Banchieri e Maurizio Dal Maso

Sarebbe utile che in breve tempo il CTS fornisse anche analisi preparate da altre figure professionali, non solo provenienti del mondo clinico-medico, ma portatori di altre competenze in campo economico, economico-sanitario, gestionale e manageriale, in grado di fornire al decisore finale scenari completi in termini di costi e di conseguenze al punto di rendere più completa la scelta su cui prendere le decisioni 

29 APR - I dati della evoluzione della pandemia di Covid 19 in Italia sembrano confermare un andamento decrescente della curva dei contagi anche se il R0 non è ancora a valori utili in tutte le Regioni.
 
ISS e CNR, nonché strutture di ricerca pubbliche quali Politecnico di Milano, Ca’ Foscari di Venezia, l’Università di Torino e CERGAS della Bocconi in studi successivi hanno evidenziato le criticità possibili e come gestirle.
 
Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico a supporto del Governo ha avanzato preoccupazioni non infondate sulle modalità di uscita dal lockdown. Si può anche vedere il recente documento INAIL sulla rischiosità delle varie attività da riattivare ai fini di una nuova possibile ondata della pandemia.
 
Poiché l’andamento della pandemia si sta sviluppando come indicato inizialmente dallo studio dell’Imperial College of London, capofila il Prof. Fergusson, confermato da studi successivi internazionali in tutti i Paesi colpiti, con una modalità che reagisce solo a contenimento e mitigazione.
 
L’economia non può fermarsi all’infinito e quindi sono prevedibili e necessarie “riaperture” però meditate e pensate. Le riaperture se non sono chiare le modalità di distanziamento sociale e di prevenzione attiva e di prossimità possono determinare recrudescenze della pandemia anche più gravi della prima ondata.
 
Siamo nella logica di una “governance a yo yo” della pandemia che implica valutazioni molto attente di quando e come “riaprire” le attività economiche e sociali sapendo quali sono state le criticità emerse nella prima fase di diffusione del virus, gli errori di valutazione fatti e le conseguenze in termini di contagi, accessi agli ospedali, in particolare nei reparti di Terapia Intensiva e Semi intensiva.
 
Abbiamo imparato che la battaglia con questo virus o altri similari si vince non negli ospedali ma nei territori riorganizzando la medicina di base, la specialistica territoriale, le strutture intermedie, le UDI dedicate e la prevenzione, che diventa centrale.
Tutto questo comporta rivedere i modelli organizzativi dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali, le competenze tecniche e relazionali che devono avere gli operatori sia dedicati ai ammalti della pandemia che ai “normali”, le dotazioni tecnologiche e i presidi necessari (PPI e non solo), nonché le dotazioni organiche e le risorse finanziarie necessarie.
 
È quindi ora di valutazioni economiche in sanità, ovvero studi di scenari che vadano oltre la sola simulazione dei contagi e delle implicazioni in termini quantitativi e di utilizzo delle terapie intensive.
 
Senza entrare nel merito di scelte politiche che competono a chi deve inesorabilmente farle, riteniamo corretto suggerire al Comitato Tecnico Scientifico di adottare anche altre tecniche analitiche ovvero predisporre valutazioni costo/efficacia, costo/beneficio o costo/utilità per favorire scelte pluridimensionali.
 
L’approccio analitico in Economia Sanitaria, ovvero l’applicazione di principi economici e di tecniche di analisi per ottimizzare e indirizzare l’uso delle risorse disponibili prevede di valutare anche altre variabili:
- L’efficienza economica intesa come la misura delle modalità di allocazione delle risorse per ottenere i risultati più favorevoli al costo minore;
 
- Il costo di una malattia (o di una cura) che deve misurare tutte le risorse consumate dato che una malattia non assorbe risorse (costi diretti) ma comporta costi indiretti per la famiglia, per il datore di lavoro e per tutta la collettività.
 
In economia sanitaria i metodi di misurazione sono molteplici e nel misurare l’efficacia di una cura è importante valutare non solo l’outcome ovvero gli esiti raggiunti, ma anche la “qualità della vita”.
 
Sarebbe utile, pertanto, che in breve tempo il CTS fornisse, oltre alle necessarie flow chart applicative, delle  ipotesi di scenari in cui siano comprese anche analisi preparate da altre figure professionali, non solo provenienti del mondo clinico-medico, ma portatori di altre competenze in campo economico, economico-sanitario, gestionale e manageriale,  in grado di fornire al decisore finale scenari completi in termini di costi e di conseguenze al punto di rendere più completa la scelta su cui prendere decisioni che, mai come in questi mesi, incidono profondamente sulla vita di milioni di cittadini.
 
Nel mondo accademico nazionale, nella diverse Aziende ospedaliere e sanitarie, in Istituti di ricerca o altro, non mancano certo professionisti capaci di fornire tali spunti di studio capaci di integrare la attuali importanti competenze del CTS al fine di portare in evidenza altri scenari su cui basare le prossime scelte nel rispetto dei ruoli di tutti, ma nella consapevolezza che la vera conoscenza passa dalla integrazione dei diversi saperi e non può essere mono specialistica.
 
Proprio dalla contaminazione di saperi scientifici diversi passa una lettura delle diverse dimensioni di impatto della pandemia. Non si tratta, come giusto che sia, della sola dimensione sanitaria, pur prevalente, ma anche di quella economico sociale.
 
Il ridimensionamento del PIL a valori più bassi di quelli della Grande Crisi degli anni venti dello scorso secolo impatta su un tessuto economico e sociale del Paese con grandi criticità e diseguaglianze che prima di essere di salute sono economico e sociali.
 
Come la “fragilità” è proxy della “cronicità” così la messa in crisi del tessuto produttivo italiano caratterizzato soprattutto da piccole e medi imprese crea potenzialmente un humus per un veloce e rapido sviluppo di una nuova ondata pandemica.
 
Quindi sì alle riaperture, ma con strumenti precisi di analisi e valutazione in modo che i decisori politici abbiano tutti gli elementi di valutazione utili e ponderati. Oggi la politica ha una occasione importante: uscire da una logia di “tempi brevi” e porsi una “visione” di medio/lungo termine.
 
I sistemi Paese si salvano facendo scelte lungimiranti e ponderate. Le logiche a breve sono perdenti.
 
Giorgio Banchieri
Segretario Nazioanle ASIQUAS, Associaizone Italiana per la Qualità della Assistenza Sanitaria e Sociale, Docente presso il DiSSE, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Università “Sapienza” di Roma, Docente presso LUISS Business School, Roma.
 
Maurizio Dal Maso
Medico e Consulente di Accademia Nazionale di Medicina
 

29 aprile 2020
© Riproduzione riservata


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