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Si eviti che aziende convenzionate o accreditate con il Ssn passino in mano alla criminalità organizzata

di Ettore Jorio

Quanto sottolineato specie dagli attenti magistrati calabresi, studiosi ed esperti di 'ndrangheta, è fondamentale per garantire legalità in questo periodo, ma soprattutto per evitare che alcune aziende, convenzionate (farmacie) e/o accreditate con il Ssn, passino di mano da titolari in difficoltà alla criminalità organizzata

09 MAG - Ad affrontare quella che sembra essere la coda epidemica da coronavirus esistono tre presìdi di pensiero. Un Governo che impone la sua scaletta con una serie di innumerevoli discutibili provvedimenti del Premier, difendendone il rispetto avanti i Tar di quelle Regioni che amano andare avanti a prescindere (Calabria, con ordinanza presidenziale annullata con sentenza n. 841 pronunciata in data odierna, e Provincia autonoma di Bolzano). Una politica territoriale che ha tendenza ottimistica, tesa a riaprire alla vita comune, all'esercizio seppure differenziato delle attività produttive sospese e alla rigenerazione del reddito locale. Una autorità tecnico-scientifica che si distingue per le necessarie cautele da adottare e per la preoccupazione ad affrontare il temibile autunno.

Chi investe e chi si accontenta
A fronte di tutto questo, si constata una ulteriore differenza tra i comportamenti delle Regioni. C'è chi corre avanti (e sono le più), accontentandosi per il futuro della (dis)organizzazione dimostrata nell'affrontare l'emergenza, sottovalutando così la massiccia costituzione di utili filiere di Covid-Hospital. Chi - in via sensatamente cautelativa - sta invece investendo in strutture di avanguardia per affrontare una eventuale pericolosissima recrudescenza autunnale. Tra queste ultime, la Regione Marche che ha recentemente approvato un piano di riorganizzazione del proprio Ssr, allestendo nell'immediato numero 84 posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva attrezzati di tecnologia di ultima generazione, cui affidare il compito di alleggerire il ricovero nella rete ospedaliera ordinaria.

Da tutto questo emerge che nel Paese si sta via via istaurando un clima di competizione normativa, invero alquanto inammissibile sul piano dei principi costituzionali che fissano la competenza in materia di profilassi internazionale e di limitazione dei diritti dei cittadini per impellenti motivi di salute in capo allo Stato (quindi, al Governo ove mai condiviso dal Parlamento). Una sorta di lotteria nella quale alcuni presidenti di Regioni/Province autonome dimostrano di essere più avvezzi alle scommesse che la carriera politica spesso impone. Un clima di assurdo agonismo generativo di uno stato di incertezza che potrebbe costare molto al Paese in caso di ricaduta epidemica, con una nazione che sarà messa a rischio dalle pericolose differenziazioni organizzative e prestazionali dei relativi servizi sanitari. Una popolazione, specie quella del sud, in parte risparmiata dalla non aggressività in loco del Covid-19 piuttosto che dalle efficienza del proprio rispettivo sistema della salute.

Il progetto è d'obbligo
Dunque, si profilano tempi duri - facendo i dovuti scongiuri perché non accada nulla di simile - nel caso di riacutizzazione del fenomeno pandemico nel dopo estate. Un rischio che dovrebbe portare a programmare ovunque una rete territoriale preventiva, che sia veramente tale, e una capacità assistenziale ospedaliera attrezzata nello specifico, attesa la temibile esposizione e debolezza sistemica dimostrata nell'opporsi a tali temibili aggressioni virali sempre di più cangianti. Ciò piuttosto che affrontare irresponsabili corse in avanti giustificate da inutili equilibrismi di tutela delle economie locali, da tutelare con un progetto che coinvolga la Repubblica nella unitarietà delle sue componenti istituzionali segnatamente collaborate da politiche dell'UE assicurate dalla più autentica solidarietà.
 
Nel mezzo, irrompono le mafie
Nel frattempo, sta venendo fuori un altro problema non di poco conto. Esso è rappresentato dal metodico approfittamento della criminalità organizzata delle debolezze economiche generate dal Covid-19.

Al riguardo, i magistrati distrettuali antimafia hanno assunto ovunque un ruolo importante nel dettare l'agenda alla politica e alle istituzioni per evitare i disastri ulteriori di ordine pubblico che seguiranno l'epidemia in atto. Si spera, che la politica non sia sorda alle loro sollecitazioni di stare attenta alle costanti aggressioni delle mafie sul patrimonio privato, 'ndrangheta su tutte. Un patrimonio che ovviamente comprende anche le strutture che erogano assistenza ordinaria e agli anziani, oggi in caduta economica libera a causa di incidenti di percorso che ne hanno minato l'esistenza.

Una attività di rastrellamento nella quale le mafie sono iperattive. Le catastrofi di ogni genere rappresentano per loro le occasioni migliori per proporsi come sostituto (pseudo-)garante dei diritti elementari spettanti ai cittadini, non assicurati dallo Stato ove esso è latitante. Non solo. Per mettere a disposizione il proprio portafoglio cash alle aziende in crisi, perché possano risolvere le loro più immediate esigenze di vita per poi essere fagocitate e, quindi, avviate quantomeno all'esercizio del riciclaggio. Una pratica, quest'ultima, invero per molti versi già affidata, come detto, ad una miriade di attività intraprese e/o acquisite, più o meno lecitamente, che hanno reso ormai le finanze prodotte dalla 'ndrangheta e simili perfettamente confondibili con quelle realizzate a fatica dal nostro salumaio di vicinato.

Le attenzioni sul tema non sono mai troppe
Quanto sottolineato specie dagli attenti magistrati calabresi, studiosi ed esperti di 'ndrangheta, è fondamentale per garantire legalità in questo periodo, ma soprattutto per evitare che alcune aziende, convenzionate (farmacie) e/o accreditate con il Ssn, passino di mano da titolari in difficoltà alla criminalità organizzata. Un acquirente spietato, quest'ultimo, oramai presente anche nel mercato sociosanitario sotto mentite spoglie sempre pronto a stringere i suoi mortali artigli sulle prede morenti di diseconomia.

Su un tema così importante per la vita democratica, un grande contributo dovrà provenire dalla filiera dei sindaci, in quanto reali conoscitori dei fenomeni ambientali e figure istituzionali di interdizione all'occupazione mafiosa del sistema produttivo di reddito ed erogativo dei livelli essenziali delle prestazioni.
 
Ettore Jorio
Università della Calabria 


09 maggio 2020
© Riproduzione riservata


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