Coronavirus in Lombardia. Iardino (Fondazione The Bridge) assolve la Regione: “Emergenza gestita bene ma ci sono criticità da risolvere”
L’analisi della Fondazione parte da una considerazione: “I casi registrati in Lombardia fino alla fine della fase I (77.568) sono stati nettamente superiori della somma dei casi di Piemonte, Emilia Romagna e Veneto insieme (71.764)”. Per la presidente Rosaria Iardino questo è un aspetto dal quale “non si può prescindere”. Per la Fondazione, “al di là delle polemiche politiche e mediatiche”, il giudizio sulla gestione dell’emergenza è dunque “positivo”. Ma occorre ora lavorare sulle debolezze emerse, a cominciare da “un maggiore equilibrio tra offerta ospedaliera e servizi sul territorio”.
19 GIU - La veloce riconversione dei reparti non-Covid in Covid, la risposta immediata delle strutture private nel concedere posti letto per i ricoveri Covid e la capacità di organizzazione per una migliore strutturazione della cosiddetta Fase II: sono questi i principali aspetti positivi nella gestione dell'emergenza coronavirus da parte della Regione Lombardia emersi dal focus realizzato dalla Fondazione The Bridge, che pur evidenziando come l’emergenza abbia reso evidenti alcune debolezza del sistema sanitario regionale, reputa che la Regione abbia gestione “bene” la pandemia.
Anche perché, osserva la Fondazione, “i casi registrati in Lombardia fino alla fine della fase I (77.568) siano stati nettamente superiori della somma dei casi di Piemonte, Emilia Romagna e Veneto insieme (71.764) o al resto del Paese” e “non si può prescindere da questi fatti, dalle gravi ripercussioni su tutta l'organizzazione clinica e ospedaliera che ciò ha comportato”, osserva la presidente di
The Bridge,
Rosaria Iardino.
Nell’analisi, intitolata "Covid-19, la gestione dell'emergenza e incertezza. Il focus lombardo", spiega Iardino, “abbiamo cercato di costruire un giudizio ragionato riguardo alla gestione sanitaria della pandemia da parte della Regione Lombardia, al di là delle polemiche politiche e mediatiche, dei pareri spesso discordanti e dei dietrofront degli esperti ascoltati in tutti questi mesi. Il nostro giudizio finale, nonostante alcuni errori commessi, come l'incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio o la gestione delle realtà delle Rsa sulla quale indagherà la magistratura, è comunque positivo”.
In particolare si rileva come la Lombardia sia riuscita a riconvertire i posti letto disponibili per la terapia intensiva, passando da 724 a circa 900 a livello regionale già all'inizio del mese di marzo.
Nell’analisi si citano, in particolare, tre punti di forza della gestione. Oltre alla veloce riconversione dei reparti non Covid in Covid, “la risposta immediata delle strutture private nel concedere posti letto per i ricoveri Covid” e “la capacità di una migliore strutturazione della fase II”.
Tra i punti deboli, invece, “il mancato/scarso tracciamento delle infezioni. Rapporto con altre Regioni”, le problematiche legate all’isolamento domiciliare, che “non è stato corredato da un sistema di vigilanza attiva con monitoraggio stretto, seppur a distanza”, e “il prevalente ricorso alle reti ospedaliere e dei pronto soccorsi per i pazienti sintomatici, anche per l’assenza di opzioni alternative”. “Non si è potuta attuare, sebbene prevista, una reale separazione dei percorsi di ospedalizzazione, anche per i numeri consistenti di contagiati”, si rileva infine nell’analisi.
"Questo studio - spiega Iardino vuole essere uno spunto per riflettere sulle fragilità emerse rispetto all'organizzazione del sistema socio-sanitario territoriale, ma vuole anche cogliere gli aspetti positivi che troppo spesso sono stati sottovalutati o ignorati a causa delle sterili polemiche politiche delle quali, durante un'emergenza come questa, ne avremmo fatto volentieri a meno. Dobbiamo capire da quali di questi aspetti ripartire per fornire stimoli utili alla fase di trasformazione in atto e le giuste indicazioni per un'assistenza sanitaria regionale sostenibile, ripensata sul territorio e sempre più vicina ai pazienti”.
Quelle rilevate dalla Fondazione, in particolare, sono:
- “Necessità di un maggiore equilibrio tra offerta ospedaliera e servizi sul territorio"
- “Attuare la riforma Balduzzi per quanto riguarda le forme associative, specie le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali)”
- “Attuare politiche di inclusione e compartecipazione del medico di medicina generale”
- “Riconsiderare l’attivazione dei presidi distrettuali sociosanitari, reinvestire sui servizi di igiene ambientale e suddividere con chiarezza le funzioni tra ATS e ASST”
- “Attuare definitivamente la dematerializzazione delle prescrizioni, rinviata per anni rispetto alle altre regioni, e completata in fretta solo dopo l’epidemia di Covid-19 per evitare l’affollamento delle sale d’attesa”
- “Rivedere la relazione tra istituzioni che propongono politiche sanitarie e MMG”
19 giugno 2020
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