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Covid. Terapie intensive occupate ben oltre la soglia critica del 30% ma per Arcuri e Boccia il problema non c’è. Sbagliano loro o la soglia di allarme è stata sovrastimata?

di G.R.

Per il ministro agli Affari Regionali Boccia "i parametri relativi ai ricoveri non sono da allarme rosso". Anche il Commissario all'emergenza Covid Arcuri ieri ha confermato la disponibilità di "8.585 posti letto già attivati e 10.025 attivabili a fronte di 3.712 ricoverati in terapia intensiva". Eppure i dati del monitoraggio quotidiano di Agenas su dati del Ministero della Salute parlano chiaro: a livello nazionale l'occupazione di pazienti Covid delle terapie intensive supera di ben 11 punti percentuali la soglia critica oltre la quale ci è stato detto che il sistema va in crisi

20 NOV - Davvero in Italia non esiste un problema legato alle terapia intensive? Ad ascoltare alcuni esponenti del Governo ed il commissario all'emergenza Covid la situazione sembra totalmente sotto controllo.
 
Lo scorso mercoledì, in audizione di fronte alla commissione parlamentare per le questioni regionali, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, parlando dell'attuale situazione ospedaliera rispetto alla prima ondata, ha spiegato: "Oggi i parametri relativi ai ricoveri in terapia intensiva e ai ricoveri in area ospedaliera non sono da allarme rosso".
 
Allo stesso modo ieri in conferenza stampa il commissario Domenico Arcuri ha illustrato così l'attuale situazione: "Abbiamo 3.712 ricoverati in terapia intensiva, a fronte di 8.585 posti letto già attivati e 10.025 attivabili. Abbiamo più posti di quanti siano i pazienti contagiati".
 
Valutazioni, queste, che sembrano però non tener conto di alcun fattori oggettivi. A cominciare dall'attuale tasso di occupazione dei posti letto in questi reparti. Secondo il monitoraggio quotidiano realizzato da Agenas su dati del Ministero della Salute, il tasso di occupazione delle terapie intensive a livello nazionale, a ieri, è del 41%. E cioè di ben 11 punti percentuali superiore a quella soglia critica del 30% individuata dal Decreto del Ministero della Salute dello scorso 30 aprile, oltre la quale va in crisi la presa in carico di quei pazienti non affetti da Covid.
 

 
Quando poi Arcuri parla di una dotazione di posti letto superiore a quella dei contagiati sembra non tener conto del fatto che quei reparti siano effettivamente occupati anche da paziente con patologie quali ictus, infarti, politraumi, stati di shock, sepsi e insufficienze multiorgano, che non possono essere collocati in altri setting assistenziali. Facendo riferimento a queste tipologie di pazienti, sappiamo che il tasso medio di occupazione di posti letto di terapia intensiva si aggira intorno a circa il 50%.
 
C'è ancora da aggiungere che il tempo medio di occupazione di un posto letto di terapia intensiva da parte di un paziente Covid è abbastanza lungo, intorno ai 21 giorni. Altro elemento critico riguarda l'assistenza sanitaria a questi pazienti visto che, come già denunciato dagli anestesisti rianimatori, con l'attuale dotazione di organico non si riuscirebbe a fornire un'assistenza adeguata andando oltre la soglia dei 7.000 posti letto, pena un crollo della qualità delle cure oltre al moltiplicarsi del rischio di infezioni.
 
Né, infine, la situazione si presenterebbe in modo diverso se rapportassimo l'attuale numero di ricoverati in terapia intensiva, non ai posti letto già attivi bensì agli oltre 10.000 attivabili confermati anche ieri da Arcuri. Anche in quel caso, infatti, si raggiungerebbe comunque il 36% di occupazione andando ben oltre la soglia critica.
 
E allora delle due l'una: o quella soglia critica del 30% è stata sovrastimata oppure Iss, Agenas, Boccia e Arcuri non si parlano tra loro.
 
Giovanni Rodriquez

20 novembre 2020
© Riproduzione riservata


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