Un desiderio per il Nuovo Anno? La salute…
di Anna Paola Lacatena
La salute non può essere un desiderio, una preghiera, un augurio. Non può essere affidata alla buona sorte (salvo fattori imponderabili non umanamente gestibili). La salute deve davvero diventare un diritto di tutti nel suo significato più ampio. La salute non è solo assenza di malattia (biologica), è tanto di più. È la malattia o la sua assenza anche nell’altro, in chi ci è accanto, in chi è preposto alla cura
07 GEN - Quando eravamo bambini ascoltare qualcuno in casa che al momento di esprimere un desiderio, fosse stato al cospetto di una stella cadente, dello spegnimento delle candeline del compleanno o dinanzi agli albori di un nuovo anno, chiedeva di stare bene in salute ci sembrava una sorta di occasione sprecata. Com’era possibile non giocarsi il bonus per un giocattolo, una bicicletta, un periodo lontani dalla scuola?
Da ragazzi avremmo optato per il superamento di un esame, l’incontro della vita, un motorino nuovo. Pensavamo che la salute potesse/dovesse essere ricompresa nel pacchetto in dotazione alla gioventù. Chissà se in tempi di pandemia è ancora così.
Certamente il 2020 ha proposto accezioni nuove ad un concetto antico. Dall’inizio di quest’anno che sta per concludersi, senza rinunciare ai suoi imprevedibili sussulti sino all’ultimo dei suoi giorni, abbiamo partecipato ad una lunga, varia e per molti aspetti estenuante declinazione con continui aggiornamenti.
Che cos’è veramente la salute?
Come sempre è bene partire da quello straordinario faro nella notte che è la nostra Costituzione (1948) che all’art. 2 recita:
«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.» L’art.32 puntualizza ulteriormente che
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.»
Dello stesso anno è la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: «Healthisa state of complete physical,mental, and social well-beingand notmerelythe absenceof diseaseor Infirmity...» ossia «
La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità.»
Passando per la dichiarazione di ALMA ATA (Conferenza Internazionale sull'Assistenza Sanitaria Primaria, settembre 1978) l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con la legge 833/1978 ha ulteriormente precisato che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana.» (art.1). L’art.13 ha aggiunto che
«I Comuni, singoli o associati, assicurano la più ampia partecipazione degli operatori della sanità, delle formazioni sociali esistenti sul territorio e dei cittadini, a tutte le fasi della programmazione dell’attività delle unità sanitarie locali e alla gestione dei servizi sanitari, nonché al controllo della loro funzionalità e rispondenza agli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale.»
Nella Carta di Ottawa, scaturita dalla 1^ Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute del 1986, si legge che «
La salute vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni, a scuola, sul lavoro, in famiglia, nel gioco e nell’amore. La salute si crea avendo cura di sé stessi e degli altri, sapendo controllare e decidere dei propri comportamenti, facendo in modo che la società in cui si vive favorisca la conquista della salute per tutti.»
Con il passare degli anni il concetto si è allargato attribuendo importanza a sfere che precedentemente non erano state minimamente comprese o a cui non era stata attribuita la giusta attenzione nonostante l’art.25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo - ONU 1948 si fosse così pronunciato:
«Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti della sua volontà. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza.»
Sono arrivati i Determinanti della salute - fattori personali, socioeconomici e ambientali che determinano lo stato di salute delle singole persone o delle popolazioni: il reddito e la posizione sociale, l'istruzione, l'occupazione e le condizioni di lavoro, l'accesso a servizi sanitari adeguati e gli ambienti fisici, che, se associati, creano condizioni di vita diverse che si ripercuotono sulla salute, dal Glossario HPH OMS – che ci hanno fatto comprendere la necessità dell’adattamento e dell’equilibrio dell’uomo con l’ambiente naturale e sociale.
Come sosteneva Carlo Bo già prima dell’istituzione del SSN, il termine benessere va inteso come benessere oggettivo (star bene), soggettivo (sentirsi bene) e psicologico (sapere ed essere convinti di star bene).
Si è andata consolidandosi l’idea che la salute è un diritto che non può fare capo solo ad uno specifico mangement ma deve essere un dovere e una responsabilità dell’intera società. Allo stesso tempo la prevenzione esclusivamente sanitaria non può dirsi esaustiva, la sua efficacia è vincolata, infatti, alla capacità di creare strategie e sinergie a più ampio spettro che vanno dall’informazione all’educazione sanitaria.
Dal virus al vaccino, dai tagli alla sanità pre-pandemia alla corsa ai fondi, dalla crisi economica da pandemia (ancora tutta da esprimersi…) allo strumento del NextGenerationEU abbiamo compreso, e non a partire dall’ultimo anno, che la salute non ha prezzo ma certamente ha dei costi che siamo tutti chiamati a pagare.
L’importante è che c’è la salute!
Forse non può più bastare. Forse non nell’accezione di quelle persone che per fascia d’età hanno più chiara l’importanza dello stare bene in salute ma che proprio per la loro età e per la collocazione hanno pagato più amaramente il prezzo della pandemia.
Non può essere un desiderio, una preghiera, un augurio. Non può essere affidata alla buona sorte (salvo fattori imponderabili non umanamente gestibili). La salute deve davvero diventare un diritto di tutti nel suo significato più ampio.
La salute non è solo assenza di malattia (biologica), è tanto di più. È la malattia o la sua assenza anche nell’altro, in chi ci è accanto, in chi è preposto alla cura.
Nell’impazzare di opinioni non sempre attendibili e menchemeno richieste, seguite al giorno dell’avvio della campagna vaccinale contro Sars- CoV2, tra le tante possibili definizioni di salute quella tratta dal Corpus Hippocraticum resta tra le più attuali: “Il medico deve avere autorità. Avrà un buon colorito e la floridezza che si addice alla sua natura (…) Giacché è opinione comune che coloro il cui fisico non goda di buono stato non saranno in grado di curare gli altri in maniera soddisfacente.»
Il desiderio per il Nuovo Anno è lo stare bene in salute - e come potrebbe essere diversamente dopo questo 2020 - ma lo stare bene di tutti costruito da tutti.
Anna Paola Lacatena
Sociologa e coordinatrice del Gruppo “Questioni di genere e legalità” della Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITD)
07 gennaio 2021
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