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La "lezione di Parma" e la sanità. Se la politica perde il contatto con la realtà

di Ivan Cavicchi

Il Patto per la salute annaspa sotto la minaccia di nuovi tagli alla sanità e di nuovi ticket per i cittadini. Ma la politica non riesce a trovare risposte adeguate che taglino sprechi e abusi senza penalizzare il diritto alla salute. Ecco perché ci vorrebbe una “Parma” della sanità

30 MAG - Ciò che mi brucia è ammazzare un diritto importante come quello della salute con le incapacità della politica  più che con le sue impossibilità. Se  fossimo vittime dell’inevitabile mi rassegnerei,ma non siamo a questo punto, anzi quei famosi “margini di manovra” ci sono eccome. Mi brucia che non vengano usati. Ma si tratta solo di incapacità? Probabilmente no. Quando penso a chi decide sulla sanità vedo un incastro quasi fatale:  il decisore, chiunque esso sia, indipendentemente dai problemi da risolvere, non può e non riesce ad essere diverso da se stesso.

Con tutta la buona volontà, il Ministero, le Regioni, le aziende, davanti a  nostri problemi, se non cambiano i loro apparati concettuali e non solo quelli, possono essere solo la conseguenza di se stessi. Il loro modo di vedere le cose, è  ineludibilmente la prima possibilità di soluzione o di non soluzione. Per capire davvero le difficoltà in cui si trova la sanità  consiglio vivamente di non  separare  i suoi problemi  dai suoi  amministratori. L’amministrazione, qualunque essa sia, con le sue visioni del mondo, è implicata fino al collo nel problema da risolvere. Trenta anni fa  la politica fece una riforma sanitaria  proponendosi  come  “servizio”, quindi non solo come scienza del potere ma anche come strumento di espressione dei diritti.
Oggi , la politica che c’è, per risolvere il conflitto che ci affligge, tra diritti e risorse, si propone paradossalmente come “disservizio” cioè come un potere che, per propri limiti, certamente in una situazione di crisi, non ha soluzioni efficaci per  difendere e  costruire  diritti. Non è vero, come ha detto il ministro Balduzzi all’assemblea dell’OMS, che la crisi fa perdere l’universalismo, è vero che nella crisi le soluzioni proposte dal governo, cioè il Patto per la salute che si dovrà fare entro l’anno, non sono capaci di difenderlo. Il problema, che io sento fin troppo forse, è trovare altre soluzioni con questo governo.

Un esempio su cui riflettere è Parma. E’ evidente che a parità di problemi i cittadini parmensi hanno capito che cambiando l’amministrazione aumentavano le possibilità di soluzione. Ma per i problemi che il Patto per la salute dovrà affrontare non è che possiamo andare a votare per cambiare la conferenza Stato-Regioni. Per cui si tratta di convincere i nostri amministratori con le buone, ma  se serve anche con le “cattive”, che le loro soluzioni sono inadeguate e che devono aprirsi al cambiamento. La mobilitazione delle idee è importante, per questo, come è importante che i sindacati, le rappresentanze professionali ed ordinistiche, facciano sentire la loro voce, per non parlare delle rappresentanze dei cittadini.

Vediamo la storia dei ticket. Al di la delle chiacchiere sull’equità e della manfrina sulle franchigie come ipotesi di lavoro, (trovo ridicolo che nel fregare i cittadini ci si ponga il problema di fregarli in modo equo) il governo  vuole fare una operazione di cassa di 2 mld. Conoscendo bene i meandri di spesa della sanità pubblica, chiedo ai nostri amministratori: ma davvero si pensa che questi 2 mld non si possano trovare in altro modo? Se le regioni fossero capaci di rinunciare limitatamente per un valore di 2 mld alle loro estese antieconomicità, non avremmo bisogno di tassare i malati. Come fa una  politica seria a tollerare l’impunità di coloro che, in suo nome e per suo conto, spendono male il denaro pubblico e allo stesso tempo punire i malati per questa impunità mettendo loro delle tasse in più? Perché la politica seria, non mette ticket sugli spreconi, sugli incapaci, sui profittatori? Cioè perché non multare i vizi e nello stesso tempo premiare le virtù? Perché anziché tassare le persone inermi, non  farci restituire le spese inutili, i costi degli sprechi, i soldi rubati? La maggior parte della spesa sanitaria è destinata alle Regioni in modo indifferenziato e la stessa cosa fanno le aziende nei confronti dei servizi. Vogliamo provare ad allocare le risorse in modo vincolato stabilendo in anticipo i condizionali di convenienza?
Basterebbe questo a liberare ben più di  i 2 mld. Ma se si continua a  tassare i cittadini, ignorando  la insopportabile pressione fiscale che c’è, cosa essi devono pensare? Non si tratta ne di demagogia  ne di antipolitica, la mia proposta è che la politica ridiventi “servizio” al servizio delle persone proprio come è avvenuto a Parma. Se la spesa sanitaria come  il debito di Parma è il problema, quale soluzione? Ma se la soluzione del problema è funzione del solutore, quale solutore? La lezione di Parma è chiara: il problema non può essere  la soluzione. Per cui è meglio cambiare.

Ivan Cavicchi
 

30 maggio 2012
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