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I Forum di QS. Quale ospedale per l’Italia. Maceroni: “Non basta investire sul parco tecnologico”

di Piero Maceroni

Il rinnovamento del parco tecnologico ospedaliero è una grandissima opportunità e che dobbiamo accogliere con il nostro plauso ma non conclude l’operazione di ripresa e resilienza nei confronti della nostra sanità; l’investimento dovrebbe essere parimenti rivolto verso le professioni cioè verso il lavoro e gli operatori

24 GIU - Il Governo ha trasmesso al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Il Piano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (Ngeu), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del Ngeu.
 
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di euro.Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza. Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale.
 
Sei le missioni del piano. La sesta missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.
 
Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità. Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali. Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
 
In termini di investimento economico indubbiamente questo panorama è entusiasmante; sembrerebbe che, dopo di questo, la sanità italiana cambierà decisamente in meglio. Ma basta questo per risolvere gli annosi problemi della nostra sanità (pubblica e privata)?
 
Esaminiamo la situazione attuale dal punto di vista di uno dei servizi nevralgici della struttura sanitaria: la diagnostica per immagini (DI).
La DI risponde alle necessità diagnostiche dei diversi reparti di degenza, fornisce il supporto necessario al reparto di emergenza/urgenza per instradare il paziente nell’ambito delle competenze interne o per provvedere al trasferimento presso altra struttura ed infine esplica attività ambulatoriale per rispondere alle necessità diagnostiche provenienti dalle strutture territoriali. In questo contesto fattori determinanti, per un livello ottimale delle prestazioni, sono: 1) un numero adeguato di figure professionali preposte a tale servizio 2) un adeguata preparazione di tale figure professionali 3) un costante adeguamento della tecnologia utilizzata 4) una efficace interconnessione con le diverse unità operative interne ed esterne 4) una funzionale struttura/architettura del reparto.
 
Il PNRR su quali di questi fattori mette mano?
Il PNRR prevede l’ammodernamento digitale del parco tecnologico ospedaliero, tramite l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (TAC, risonanze magnetiche, Acceleratori Lineari, Sistema Radiologico Fisso, Angiografi, Gamma Camera, Gamma Camera/TAC, Mammografi, Ecotomografi) in sostituzione di quelle con una vetustà superiore a 5 anni. Ottima notizia…ma se l’evento attuale rimarrà un episodio isolato in un intervallo di 5 anni dalla completa attuazione del progetto (se verrà realizzato in modo serio) saremo di nuovo nelle stesse condizioni attuali.
 
La stessa cosa avverrà nell’ambito della formazione perché il finanziamento dei contratti aggiuntivi di formazione specialistica (4200 per un ciclo completo a partire dal 2020), se rimarrà un fatto episodico, non risolverà la cronica carenza dei medici specialisti rispetto al numero dei laureati. Inoltre l’intervento per essere costruttivo dovrebbe metter mano anche alla qualità della fase di formazione (corsi di laurea, specializzazioni..etc).
La digitalizzazione dell’Ospedale è sicuramente un passo in avanti nella realizzazione di una efficace interconnessione del sistema ma rimane cruciale che tale digitalizzazione sia realizzata anche nel territorio per avere un reale impatto positivo sul “sistema salute” nel suo complesso.
 
Rimane (mi venga concesso l’eufemismo) da metter mano alla struttura/architettura dei reparti che, purtroppo, è stata ideata, nelle maggior parte dei casi, in anni passati e che pertanto il mutamento profondo della tecnologia utilizzata ma anche i nuovi scenari messi in evidenza dalla Pandemia hanno reso obsoleta ed inefficace. La frequente mancanza di adeguati spazi di attesa e la condivisione dei percorsi dei malati interni con quelli dei malati esterni hanno reso infernale la gestione delle attività di diagnostica in questo periodo di Pandemia (basti pensare a cosa può comportare a trasferire un malato affetto da COV-SARS2 dalla sala di degenza alla sala TC).
 
Un pensiero finale devo dedicarlo ad un problema che invece non viene neanche sfiorato da questo PNRR. L’eccessivo numero delle richieste di esami diagnostici e la loro frequente inappropriatezza; questo eccesso di richieste crea un superlavoro del personale addetto con conseguente affaticamento e perdita dell’attenzione. Il fenomeno ha radici profonde nella medicina difensiva che rimane un problema non risolto dalla pur recente legge Gelli-Bianco ed in un certo modo è causa della generazione di ulteriore contenzioso medico-legale (stanchezza->perdita di attenzione->errore diagnostico). A mio avviso tale problema rimarrà irrisolto fintanto che si cercherà di arginare il fenomeno del contenzioso medico-legale in termini di adeguamento/modifica della legislazione vigente; non riuscirà certo una legge “migliore” della precedente a risolvere il tutto. Concordo, invece, con chi intravede la “vera” soluzione in un corretto rapporto medico-paziente, nell’alleanza terapeutica e nella centralità del malato rispetto alla malattia.
 
Conclusioni
La mia posizione in rapporto al PNRR non è, come potrebbe sembrare da una prima lettura di questo intervento, critica in riferimento al progetto in sè stesso; la mia critica si rivolge alla quantità delle risorse destinate alla missione 6 ed alla loro finalizzazione. Il rinnovamento del parco tecnologico è una grandissima opportunità e che dobbiamo accogliere con il nostro plauso ma non conclude l’operazione di ripresa e resilienza nei confronti della nostra sanità; l’investimento dovrebbe essere parimenti rivolto verso le professioni cioè verso il lavoro e gli operatori.
 
Il rischio è che venga portata avanti ancora l’operazione di “deospedalizzazione” iniziata anni addietro e che trova molti sostenitori nell’ambito politico ma anche sanitario. Al contrario un’operazione di “rispedalizzazione”, intesa come ridefinizione, anche culturale ma non solo, dell’Ospedale passando per una riduzione dei tempi non di ricovero ma di cura grazie ad una più efficace capacità diagnostica, sarebbe il modo per far sì che questo evento terribile, che è stata la pandemia, sia l’inizio di una vera rinascita.
 
Prof. Piero Maceroni
Dipartimento di Diagnostica per Immagini
Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico
"Sapienza" Università di Roma
Latina

 
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24 giugno 2021
© Riproduzione riservata


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