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Reti oncologiche regionali. I dati definitivi della IV Indagine Agenas

di E.M.

In 17 tra Regioni e Province, la rete oncologica (Ror) è stata formalizzata con un atto regionale. I modelli organizzativi e gestionali più gettonati sono quello Hub & Spoke e il Comprehensive Cancer Care Network. E sono molte le differenze tra Regioni quando si parla di volumi di attività ed esiti relativi agli interventi chirurgici per alcune forme di tumore. Questi i dati aggiornati dell’indagine di Agenas realizzata nel secondo semestre 2020 IL RAPPORTO

22 GIU - Regione che vai rete oncologica che trovi. In Italia si procede ancora in ordine sparso, non solo sul fronte dei modelli organizzativi e gestionali adottati, ma anche per quanto riguarda i volumi di attività nelle strutture e quindi gli esiti a questi legati a doppio nodo.
 
In 17 tra Regioni e Province Autonome, la rete oncologica regionale (Ror) è stata formalizzata con un atto regionale, fanno eccezione la provincia di Trento, Abruzzo, Molise e Basilicata. In 15 Regioni, la Ror rispetta i requisiti del Dm 70, li applica invece in parte in 4 regioni (Valle d’Aosta, Lombardia Bolzano e Marche), maglia nera ad Abruzzo e Molise.
 
I modelli organizzativi e gestionali più diffusi sono quello Hub & Spoke (adottato in sette regioni italiane, Trento e Bolzano, Veneto, Umbria, Puglia, Calabria e Sicilia) e il Comprehensive Cancer Care Network (in 6 regioni, Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna). Criteri, protocolli, Pdta, linee guida e procedure basate sulle evidenze scientifiche per un’appropriata e omogenea presa in carico dei pazienti, sono stati definiti poi in 16 delle 21 Regioni e Provincie autonome; anche in questo caso con diverse linee di azione.
 
Ma quello che emerge sono le differenze di volume ed esito relative agli interventi chirurgici per alcune forme di tumore. In Lombardia ad esempio per quanto riguarda il tumore alla mammella, su 94 Unità operative esaminate appena un terzo (31) supera la soglia dei 150 interventi annui, anche se le percentuali di interventi effettuati in Uo con volumi appropriati si attestano sul 73,5%; in Campania appena 4 delle 44 totali raggiungono il tetto e così solo circa il 55% degli interventi è realizzato in Uo con volumi ad hoc. Va molto peggio in Calabria: nessuna delle Uo presenti, supera il tetto dei 150 interventi annui e di conseguenza le percentuali di appropriatezza si attestano sullo zero assoluto. Uno scenario ad alta variabilità che riguarda anche altri tumori (Colon, Polmone e Stomaco).
 
A scattare la fotografia sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche nelle Regioni è l’Agenas che ha pubblicato risultati definitivi della IV “Indagine sullo stato di attuazione delle reti oncologiche regionali (Ror)”, condotta utilizzando un Questionario di rilevazione e valutazione, compilato dalle Regioni e Province Autonome nel periodo compreso tra il 1° agosto e il 31 dicembre 2020. Il Rapporto aggiorna, con qualche piccola differenza, i dati sintetici già antipati alla fine di marzo mettendo sotto la lente punti di forza e di debolezza delle reti oncologiche, Regione per Regione.
Nel nuovo documento vengono presentati gli indicatori Pne relativi alle attività di alcune forme tumorali: in particolate, a quelli del tumore della mammella (già presentati a marzo), si sono aggiunti i dati relativi a colon, polmone e stomaco.
 
Vediamo in estrema sintesi i principali dati emersi.
 
Dati di attività per Tumore
 
Cancro della mammella
In Calabria, Molise e Valle d’Aosta nessuna struttura effettua più di 150 interventi l’anno. Nelle 21 regione e provincie autonome fotografate dal Pne, quelle con le più alte percentuali di interventi (per semplificare abbiamo preso in considerazione le percentuali che superano l’80%) effettuati in Unità operative con volumi di attività superiori ai 150 interventi annui, sono: l’Umbria (95,7%), la Toscana (93,6%), la Liguria (93%), Trento (91%), la Basilicata (82,4%), l’Emilia Romagna (87,5%) e le Marche (87%). Si attestano sotto la soglia del 60% degli interventi effettuati in Uo con volumi di attività appropriati la provincia di Bolzano (40%), la Campania (54,8) e la Sicilia (56,9%).
Per quanto riguarda invece le percentuali di re-interventi a 120 giorni, superano la soglia del 10%: Bolzano (16%), la Basilicata (12%), il Molise (11,9%), il Fvg (11,3%), Valle D’Aosta (10,4%).
 
Tumore al Colon
Le percentuali più alte di interventi effettuati in Uo con volumi di attività che superano il valore soglia dei 50 interventi l’anno, indice quindi di buone performance, sono: Trento (93,5%), l’Emilia Romagna (79,9%), la Liguria e il Piemonte (75,8%), il Fvg (70,9%); le restanti regioni presentano valori percentuali inferiori. In particolare si collocano sotto percentuali inferiori al 50%, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Bolzano, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta.
Il peggior dato di mortalità a 30 giorni si registra in Basilicata e in Molise (5,8%).
 
Tumore al polmone
Per questo tipo di patologia, volumi ed esiti presentano dati più favorevoli, unico neo lo scenario a Trento, Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta dove nessuna struttura effettua più di 50 interventi l’anno. In tutte le Regioni le percentuali di interventieffettuati in Uo con volumi appropriati superano il valore del 70% (solo l’Umbria si attesta al 67,8%). Brillano le Marche dove il 99,5% degli interventi sono effettuati in strutture con alti volumi di attività, il Piemonte (96,3%), il Lazio (94,4%), l’Emilia Romagna (91,8%) e la Puglia (97,6%) e Bolzano (98,2% dove è presente una sola struttura). Il dato di mortalità a 30 giorni più alto si registra in Calabria (3,4%). Per il resto, la stragrande maggioranza delle Regioni presentano un dato pari a zero.
 
 
Tumore alla stomaco
Solo a Bolzano, in Emilia Romagna e nelle Marche più del 50% degli interventi viene effettuato in Uo con un volume di attività che superano la soglia di appropriatezza pari a 20 interventi l’anno (rispettivamente 80%, 54,5%, 52,4%). In Basilicata, Liguria Molise, Trento, Sardegna e Valle d’Asta nessuna Uo ha volumi di attività appropriati. Per quanto riguarda il dato di mortalità a 30 giorni (il valore ottimale è quello inferiore a 7) le percentuali più alte si registrano in Basilicata (14,4%), Calabri (12,3%), Sicilia (8,7%) e in Liguria (7,9%).
 


 
 
Modelli organizzativi e gestionali
Quando si parla di modelli organizzativi e gestionali la mappa dell’Italia è multicolore. Quelli più diffusi sono l’Hub & Spoke (applicato in 7 regioni: Trento e Bolzano, Veneto, Umbria, Puglia, Calabria e Sicilia) e il Comprehensive Cancer Care Network (presente in sei regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria Emila-Romagna Toscana e Sardegna). Lombardia e Basilicata hanno puntato sul Comprehensive Cancer Center, Lazio e Molise sul Modello misto.


 
In più della metà delle Regioni la Ror ha:
• definito criteri formali per identificare i punti di accesso della rete;
• ha formalizzato i punti di accesso della rete;
• sottoposto a revisione periodica in termini qualitativi e quantitativi la dotazione tecnologia in campo diagnostico e terapeutico in tutte le strutture appartenenti alla Ror;
• Identificato i Centri di Senologia;
• definite linee guida e procedure per la valutazione iniziale multidisciplinare di ciascun paziente oncologico che comprendono la valutazione dei bisogni per la promozione della salute del paziente;
• previsto all’interno della rete una forma di coordinamento dei trials clinici;
• stabilito delle modalità di feedback all’organizzazione (professionisti, personale delle direzioni, personale del coordinamento, operatori) di quanto rilevato attraverso la valutazione dell'esperienza dei pazienti;
• dato evidenza della presenza di un sistema efficace e riconosciuto di collegamento in rete (informatica) tra i diversi servizi;
• dato evidenza dell’uso di un sistema standardizzato di codifica in linea con i sistemi riconosciuti a livello nazionale o internazionale (ad esempio, ICD e codici integrativi);
• previsto ed attivato un sito internet della Ror;
• organizzato eventi istituzionali di valore regionale o nazionale rivolti all’intero sistema:
• previsto la partecipazione a sistemi di monitoraggio nazionale;
 
 Inoltre, sempre in più della metà delle Regioni/PA, la Ror ha previsto:
• il Registro Tumori Regionale;
• le azioni finalizzate alla razionalizzazione delle risorse umane e strutturali, secondo criteri di economia di scala, anche se poche Regioni hanno formalizzato un piano economico-finanziario che assicuri la sostenibilità delle scelte strategiche orientate a mantenere la continuità operativa;
• i documenti di programmazione coerenti con la dotazione tecnologica, come previsti dal PDTA;
• gli interventi di centralizzazione delle prestazioni diagnostiche di laboratorio ad alta specializzazione;
• le attività di screening oncologico finalizzate all’inserimento del caso screenato, qualora positivo, all’interno del PDTA di competenza;
• i dati anagrafici e clinici riferiti ai pazienti con diagnosi neoplastica (o ipotizzata tale) sono inseriti nel database del singolo centro e inviati annualmente al data warehouse regionale e sono utilizzati per la valutazione della rete e delle singole strutture che la compongono sulla base degli indicatori di qualità;
• un sito internet della Ror che prevede una sezione dedicata ai professionisti e un’area dedicata alle associazioni di volontariato con possibilità di pubblicare le proprie attività ed i servizi offerti ai cittadini, così come i risultati delle indagini relative all'esperienza dei pazienti che hanno avuto accesso alla Ror siano resi pubblici.
 
In meno della metà delle Regioni:
• la Ror ha definito e attuato meccanismi incentivanti/disincentivanti nel governo della casistica per patologie complesse;
• nell’ambito della Ror, sono previsti finanziamenti ad hoc per la ricerca;
• esiste una Carta dei Servizi aggiornata e redatta con l’apporto di categorie professionali e delle associazioni di tutela e di volontariato rappresentative della collettività e dell'utenza
• è prevista una valutazione formalizzata e periodica del benessere degli operatori?
• è prevista una valutazione formalizzata e periodica dell’esperienza del paziente nel percorso di cura (ad es. coinvolgimento nelle scelte terapeutiche, qualità percepita della relazione con gli operatori) coordinata a livello di rete;
• sono state realizzate azioni di miglioramento a seguito dell’indagine effettuata circa l'esperienza dei pazienti che hanno avuto accesso alla Ror
• è previsto che il paziente possa accedere gratuitamente alla seconda opinione avvalendosi di una figura di riferimento per quest’ultima;
• sono formalizzati i rapporti inter-regionali e inter-istituzionali ai fini dell’integrazione dei PDTA;
• esiste un sito internet della Ror che prevede una sezione dedicata ai professionisti e un’area dedicata alle associazioni di volontariato con possibilità di pubblicare le proprie attività ed i servizi offerti ai cittadini, così come la possibilità che i risultati delle indagini relative all'esperienza dei pazienti che hanno avuto accesso alla Ror;
• esiste un call center ed un numero di telefono della Ror (4 Regioni);
• esistono procedure formalizzate per l’invio di pazienti eleggibili nei centri dove sono attivi studi
clinici di fase I/II (3 Regioni).
 
E.M

22 giugno 2021
© Riproduzione riservata

Allegati:

spacer IL RAPPORTO ROR

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