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Ambiente, salute e approccio OneHealth: una sfida per il sistema sanitario e per le società scientifiche mediche

di A.Di Ciaula, P.Lauriola, M.G.Petronio, R.Romizi

I concetti di OneHealth, Global Health e Planetary Health, pur con diverse sfaccettature, condividono l’evidenza della necessità di uno sforzo congiunto di più discipline professionali che operano a livello locale, nazionale e globale per il raggiungimento di una salute ottimale delle persone, degli animali e dell’ambiente

18 OTT - L’interazione tra COVID-19, malattie non-comunicabili, iniquità socio-economiche, inquinamento ambientale e modificazioni climatiche richiede, nell’ottica di un approccio sindemico, uno sforzo senza precedenti sia per risolvere la crisi attuale che per prevenirne altre. La sfida non può che essere quella di puntare al mantenimento dello stato di salute (e non alla mera gestione delle patologie) per il più lungo periodo possibile, grazie a pratiche di prevenzione primaria che coinvolgano tutti i settori della società (dalla mobilità, all’agricoltura, alle fonti energetiche etc.) e che prevedano una riorganizzazione dei servizi pubblici  nel senso della interdisciplinarietà a partire dal settore sanitario. Questo obiettivo deve essere considerato come prioritario su qualunque altro, seguendo il principio OMS “Health in allpolicies”.
 
Occorre che il contesto di complessità e dinamicità alla base dell’amplificazione dei rischi e dei danni venga affrontato nel modo più appropriato, mettendo in campo competenze diverse che possano socializzare  le specifiche conoscenze, collaborare alla valutazione di tutti i rischi e proporre soluzioni condivise.
 
Tutto questo deve fondarsi su una adeguata comprensione delle relazioni tra fenomeni biologici ed ambientali, che devono essere affrontate in modo rigoroso, scientificamente appropriato, rapido ed efficiente dal punto di vista sanitario, economico, sociale ed anche psicologico (vedi  linee guida Subsidiary Body On Scientific, Technical And Technological Advice -SBSTTA-).[1],[2]
 
L’integrazione a livello globale e locale. Alcuni principi[3]
I concetti di OneHealth, Global Health e Planetary Health, pur con diverse sfaccettature, condividono l’evidenza della necessità di uno sforzo congiunto di più discipline professionali che operano a livello locale, nazionale e globale per il raggiungimento di una salute ottimale delle persone, degli animali e dell’ambiente.[4]
 
Nello studio di una malattia emergente edi una zoonosi, come l'Ebola o lo stesso SARS-CoV-2, ci si può limitare a studiare le vie di trasmissione della malattia tra individui e attuare misure volte alla riduzione dei contagi, riducendo il contatto tra soggetti infetti e soggetti sensibili. A livello più macroscopico, tuttavia, la portata e la gravità dei focolai di queste patologie emergenti, possono essere correlati alla deforestazione, alle abitudini alimentari, che sono collegate a loro volta a credenze e pratiche culturali, pressioni economiche e scelte politiche. D’altronde, soluzioni semplicistiche come l’abbattimento della fauna selvatica per scongiurare il rischio di malattie si sono dimostrate non solo inefficaci ma artefici di conseguenze per la popolazione locale. In tal senso, occorre sviluppare nuovi metodi per la convivenza umana con gli animali.
 
Ad un livello organizzativo superiore, occorre poi considerare l’organizzazione nazionale della sanità pubblica e dei sistemi economici che influiscono su istruzione, accesso all'assistenza sanitaria, disponibilità alimentari e tendenze socio-demografiche, inclusa l'urbanizzazione e la mobilità, nazionale, domestica ed internazionale. Tutti questi fattori, a loro volta, hanno implicazioni sui sistemi agricoli e le infrastrutture, che incidono a loro volta sull'ambiente e sugli animali, di allevamento e selvatici.
 
Occorre quindi tenere in considerazione questi cambiamenti, non solo a livello internazionale e nazionale, ma anche a livello regionale e locale: la biodiversità, il clima e l'effetto sui serbatoi del virus, ma anche gli effetti della globalizzazione alla base del trasporto del virus a grandi distanze.
 
Tutto questo all’interno delle diverse transizioni in atto nella nostra società (epidemiologica, demografica, democratica, energetica, etc.) che impongono di valutare i sistemi politici, economici e sociali che regolano tali effetti".[5].,[6], [7]
 
Il piano nazionale della prevenzione 2020-2025[8]
Anche il “Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025”, adottato con Intesa Stato-Regioni del 6 agosto 2020, ribadisce l’approccio OneHealth che considera la necessità di una visione organica e armonica delle relazioni tra ambiente-animali-ecosistemi umani per affrontare efficacemente i rischi potenziali, o già esistenti, per la salute. Secondo questa ottica il PNP 2020-2025 si pone come strumento anche per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 adottata dall’ONU per lo sviluppo sostenibile del pianeta, che definisce un approccio combinato agli aspetti economici, sociali e ambientali che impattano sul benessere delle persone e sullo sviluppo delle società.
 
Il Piano, inoltre, tiene conto della drammatica esperienza della pandemia da COVID-19, sottolineando l’indispensabilità di una programmazione basata sempre più su integrazione, coordinamento e rete tra le diverse istituzioni, strutture e attività presenti nel territorio, per assicurare flessibilità, efficacia e tempestività di risposta sia a situazioni di emergenza, sia ai bisogni di salute della popolazione.
 
Il ruolo di ISDE Italia e delle società scientifiche
La International Society of Doctors for Environment (ISDE) e la sua espressione a livello nazionale, l’Associazione Medici per l’ambiente (ISDE Italia), sono da decenni impegnate sul fronte delle relazioni tra ambiente e salute. Tale impegno si estrinseca, sul piano sociale, con azioni di advocacy nei confronti di cittadini e istituzioni, finalizzate alla trasposizione delle evidenze scientifiche sul piano pratico. Questo consente di affrontare in maniera adeguata, efficace ed efficiente numerose criticità ambientali e sanitarie con azioni combinate di istituzioni e società civile.
 
Ulteriori impegni prevedono attività formative post-laurea sulle relazioni tra ambiente e salute e lo sviluppo di collaborazioni con medicina di base, ricercatori e professionisti operativi in altri ambiti.
Da segnalare, tra le altre, l’esperienza della Rete Italiana dei Medici Sentinella per l’Ambiente.
 
Lungo questa linea è stato avviato, in collaborazione con diverse società scientifiche, un percorso definito “Verso un’ecologia della salute” volto ad individuare, diffondere e mettere in atto buone pratiche professionali capaci di contrastare  le cause del degrado ambientale, eliminare gli sprechi, contenere i consumi, favorire il riciclo dei dispositivi medici e del materiale sanitario e ridurre l’impronta ecologica delle attività correlate alla ricerca, alla prevenzione primaria, alla diagnosi e alla cura.
 
Sul piano scientifico, infine, ISDE è impegnata da anni nella produzione e divulgazione di lavori scientifici a livello nazionale (ad es. position paper su specifici temi ambientali e sanitari, organizzazione convegni specialistici, pubblicazioni su riviste nazionali, formazione post-laurea) ed internazionale (pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, interazione con organizzazioni internazionali, collaborazioni con OMS e UN).
 
Gli obiettivi e le finalità di ISDE sono dunque in piena sintonia con il PNRR 2021-26 e in particolare con quelli riportati nella missione 6.
Ma la cosa che ha caratterizzato e distinto l’Associazione medici per l’ambiente rispetto alle società scientifiche “specialistiche” o mono disciplinari  è che, pur essendo una società medica, ha favorito il coinvolgimento di professionisti di diverse  discipline  (oltre a medici, biologi ed epidemiologi, anche ingegneri, architetti, avvocati, urbanisti, fisici, chimici) che hanno aderito all’Associazione o hanno stabilmente collaborato con essa, nella convinzione  -come già abbiamo detto- che gli obiettivi di salute -sia di prevenzione che di gestione delle malattie- si possono conseguire solo coinvolgendo tutti i settori sociali.
 
In quest’ottica sono state organizzate iniziative seminariali e formative ma anche gruppi di lavoro transdisciplinari stabili che hanno svolto un lungo lavoro di approfondimento di temi quali l’urbanhealth, l’inquinamento atmosferico o il benessere del bambino.
Tuttavia la presenza di figure non mediche nell’Associazione ha costituito fino a questo momento una penalizzazione per l’Associazione ai fini de riconoscimento come Società Scientifica da parte del Ministero.
Vogliamo quindi spezzare una lancia in favore di un’apertura da parte del Ministero a Società Scientifiche multidisciplinari.
 
E’ l’attuale organizzazione del sistema sanitario pronta a raccogliere queste sfide o continueremo ancora per anni a mantenere una rigida suddivisione per discipline (nella prevenzione la sanità pubblica separata da quella veterinaria o dalla medicina del lavoro, negli ospedali una rigida separazione per “reparti” etc.)?
Potrebbero essere proprio le società scientifiche a rompere questa rigida separazione ed avviare un’integrazione per obiettivi di salute?
 
Raccogliere questa sfida significa mettere in campo tutte le forze e tutte le esperienze migliori che la società possa offrire, con spirito collaborativo e con la consapevolezza di agire utilizzando le evidenze scientifiche come unica guida e puntando verso obiettivi comuni, soprattutto in termini di prevenzione primaria e di superamento di squilibri e iniquità.
 
Agostino Di Ciaula
Presidente comitato scientifico ISDE
 
Paolo Lauriola
Componente Consiglio Direttivo ISDE
 
Maria Grazia Petronio
Componente Giunta esecutiva ISDE
 
Roberto Romizi
Presidente ISDE Italia
 
Bibliografia

[1]Guidance on integrating biodiversity consideration into One Health approaches - Twenty-first meeting Montreal, Canada, 11-14 December 2017 Agenda item 5, CBD/SBSTTA/21/9 

[2]EU Communication From The Commission To The European Parliament, The Council, The European Economic And Social Committee And The Committee Of The Regions; Chemicals Strategy for Sustainability Towards a Toxic-Free Environment, Brussels, 14.10.2020 https://ec.europa.eu/environment/pdf/chemicals/2020/10/Strategy.pdf

[3]Mastrobuono V, Di Benedetto A, Scimonelli L, et al Lauriola P., Pandemics and strategies on Environmental Health issues: One health. Global Health and Planetary health, Sistema Salute, 2021, 65, 2, 150-171, DOI: 10.48291/SISA.65.2.2

[4]Engemanna K, BøckerPedersenc C, Argef L et al. Residential green space in childhood is associated with lower risk of psychiatric disorders from adolescence into adulthood. PNAS 2019; 116: 5188–5193

[5]Bosurgi R. What’s the Difference? Planetary Health Explained. GHN 2017. Available online: https://www.globalhealthnow.org/2017-09/whats-difference-planetary-health-explained

[6]Kuo M. How might contact with nature promote human health? Promising mechanisms and a possible central pathway. Front. Psychol. 2015; 6:1093.

[7]Hong Wang D, Yamada A, Miyanaga M. Changes in Urinary Hydrogen Peroxide and 8-Hydroxy-20-Deoxyguanosine Levels after a Forest Walk: A Pilot Study. Int. J. Environ. Res. Public Health 2018; 15, 1871

[8]https://www.epicentro.iss.it/focus/piano_prevenzione/pnp-2020-25


18 ottobre 2021
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