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Il confronto tecnico sul “nuovo” DM 70 prima comincia e meglio è

di Claudio Maria Maffei

Ieri il ministro Speranza ha chiarito che la bozza del nuovo DM 70 è solo un "brogliaccio". Il documento in questione va dunque considerato ancora una elaborazione del tutto preliminare rispetto alla proposta ufficiale che verrà sottoposta al confronto con i vari stakeholder a partire dalle Regioni. Il brogliaccio di DM che ha circolato consente comunque di fare qualche considerazione di metodo sul confronto che il Ministro, come tutti noi del resto, auspica. E anche di suggerire alcuni temi da cominciare ad approfondire

11 NOV - Ieri QS ha puntualmente riportato che il  Ministro Speranza durante il question time ha preso le distanze dal documento del nuovo DM 70 che proprio qui su QS era stato presentato e commentato. Il Ministro al riguardo ha dichiarato che “il brogliaccio a cui si è fatto riferimento non è un documento che è mai passato dalla mia scrivania e quindi non ha alcun elemento di ufficialità. Io sarò pronto a un confronto con i soggetti sociali, con gli ordini professionali, chiaramente con le regioni, che sono parte rilevante dell'organizzazione sanitaria nel nostro Paese, per arrivare, come da impegni, anche ad una riforma del DM 70”.
 
Il documento in questione va dunque considerato ancora una elaborazione del tutto preliminare rispetto alla proposta ufficiale che verrà sottoposta al confronto con i vari stakeholder a partire dalle Regioni. Il brogliaccio di DM che ha circolato consente comunque di fare qualche considerazione di metodo sul confronto che il Ministro, come tutti noi del resto, auspica. E anche di suggerire alcuni temi da cominciare ad approfondire.
 
La prima considerazione è che la discussione e approvazione della nuova versione del DM 70 è urgente. La politica in molte Regioni vede nel DM 70 e vedrà nel nuovo DM  un impedimento ad avere la mano libera sugli ospedali, che sono quelli su cui costruisce la propria propaganda elettorale. Che, come noto, non finisce mai. Mentre a finire sono le risorse umane che una programmazione ospedaliera “a mano libera” consuma in modo irragionevole, come avviene ad esempio nelle Marche, situazione che ho avuto anche di recente modo di descrivere.
 
È di pochi giorni fa il racconto di come anche la Regione Abruzzo “giochi” col DM 70 per non mettere mano alla propria rete ospedaliera, con la situazione del tutto anomala di una Regione di quasi 1,3 milioni di abitanti senza un Ospedale di II livello e le alte specialità distribuite. Bisogna dunque fare in modo evitare che le Regioni, soprattutto alcune Regioni, facciano melina per ritardare l’approvazione del nuovo Decreto sugli standard ospedalieri.
 
La seconda considerazione, che conferma la urgenza di disporre di un nuovo DM 70, è che la sua revisione è indispensabile per avviare il grande processo in atto nel Servizio Sanitario Nazionale e cioè la traduzione operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), a sua volta strettamente collegata alla  riforma dei servizi territoriali (il cosiddetto DM 71, anche quello già presentato qui su QS).  
 
È implicito nel PNRR l’orientamento alla scelta di rendere la funzione ospedaliera per acuti la più concentrata possibile e di rendere le funzioni territoriali  distrettuali e dell’area della prevenzione le più diffuse possibili. Se i due processi non si integreranno le risorse rischieranno di mancare per entrambi. In alcuni passaggi il PNRR rimanda peraltro esplicitamente alla applicazione del DM 70 come quando concentra gli investimenti strutturali e tecnologici sugli ospedali di primo e secondo livello, classificazione che è il DM 70 ad imporre.
 
La terza considerazione è che quando sarà disponibile la nuova bozza andrà letta tutta con grande attenzione e verificata oltre che nei singoli dettagli anche nel suo impianto complessivo.
 
Ci sono una serie di punti alla base del DM 70 che sicuramente si ritroveranno nel nuovo decreto. Questi quelli che a braccio mi sembrano più importanti:
1. I limiti nel numero di posti letto ogni 100.000 abitanti sia complessivi che per acuti;
2. La classificazione degli ospedali pubblici per livello di complessità organizzativa e per grado di coinvolgimento nel sistema di emergenza;
3. I bacini di utenza minimi e massimi per ogni disciplina;
4. La tipologia degli ospedali privati accredidati e contrattualizzati da inserire nella programmazione;
5. La scelta delle reti cliniche come modello di riferimento per la programmazione;
6. L’orientamento ad una maggiore flessibilità delle strutture con la scelta del modello della organizzazione interna per intensità di cura;
7. La definizione delle caratteristiche delle principali reti cliniche;
8. La definizione di alcune casistiche per le quali proporre dei volumi minimi attesi di attività;
9. Gli standard di qualità da prevedersi per ogni tipologia di ospedale;
10. Le caratteristiche della rete dell’emergenza sia territoriale che ospedaliera.
 
Il vecchio DM 70 il più delle volte è stato letto e messo in discussione in modo tanto tranciante quanto generico. La mia impressione è che tali giudizi siano stati formulati sulla base di  alcuni specifici punti di tipo strutturale (come i vincoli posti in termini di numero di posti letto e di unità operative) senza alcuna riflessione sui molti punti qualificanti del decreto. Cui certo non ha giovato nei confronti dei medici essere stato considerato come lo strumento con cui “tagliare” le Unità Operative Complesse e Semplici in eccesso. Come non gli sono giovate nei confronti dei cittadini certe applicazioni brutali come la  chiusura di piccoli ospedali senza alcun intervento di “compensazione” in termini di servizi.
 
La proposta è quella dunque di entrare nel merito nel confronto delle singole questioni magari specificando anche le parti che si condividono (reti cliniche e standard di qualità in primis). Alcuni esempi ci sono già stati qui su QS a seguito della pubblicazione del brogliaccio. Ci sono stati interventi pertinenti e stimolanti degli allergologi e immunologi e dei pediatri. I primi hanno segnalato analiticamente e criticamente la dimenticanza del ruolo delle due discipline sia a livello ospedaliero che territoriale e i secondi hanno argomentato la scarsa attenzione all’area pediatrica.
 
Un altro spunto è venuto dalla interrogazione di Roberto Novelli (Forza Italia ) che ha stimolato la presa di posizione del Ministro sul “brogliaccio”. La interrogazione riguardava la  previsione di chiusura dei punti di primo intervento (PPI), che il brogliaccio appunto prevedeva. Tema caldo meritevole magari di uno specifico inquadramento. Io stesso ho suggerito un’altra criticità come l’inquadramento del ruolo delle strutture ospedaliere private.
 
Una circolazione in tempi stretti della nuova bozza e una sua discussione “organizzata” potrebbe portare in tempi ragionevoli a un nuovo DM sugli standard ospedalieri, capace di contrastare le scelte irragionevoli della politica al governo in alcune Regioni (tra cui certamente le mie Marche).
 
Claudio Maria Maffei

11 novembre 2021
© Riproduzione riservata


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