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Toscana. Referendum su riforma sanità. Collegio di Garanzia lo boccia: “Non può avere luogo”

Alla luce della legge approvata a fine dicembre, e per evitare un vulnus normativo che provocherebbe l’arresto del sistema sanitario regionale, il referendum abrogativo sulla riforma sanitaria toscana non può avere luogo. Ma per il Centrodestra, M5S e Sì Toscana “il Pd, con una vergognosa pseudo riforma approvata monca, ha ridotto a nulla il diritto di 55mila cittadini”. LA DELIBERA DEL COLLEGIO

29 GEN - Alla luce della nuova legge di riforma della sanità toscana approvata alla fine dello scorso anno, che abroga il precedente riordino sanitario varato dalla Regione nella primavera 2015, e della necessità di evitare un vulnus normativo che provocherebbe l’arresto del sistema sanitario regionale e dunque lederebbe il diritto costituzionalmente garantito alla salute, il referendum abrogativo sulla riforma sanitaria toscana “non può avere luogo”. Lo ha deciso il collegio di garanzia statutaria del Consiglio regionale toscano, presieduto da Elisabetta Catelani.

Una decisione contro cui il Comitato referendario ha già annunciato l’intenzione di rivolgersi al Tar e contro la quale sono insorti anche i partiti di opposizione alla Giunta regionale guidata dal Pd. “Il Collegio di garanzia ha applicato con precisione chirurgica la legge, affermando che nel caso di esito positivo il sistema non starebbe più in piedi. Quello che si chiedeva a questo organismo, invece, era un atto a difesa del principio statutario e costituzionale della partecipazione", affermano in una nota congiunta i consiglieri regionale M5s e Sì Toscana a sinistra secondo quali, la decisione del Collegio, darebbe compimento al “disegno del Pd di annichilire 55 mila cittadini che chiedevano a diritto una consultazione popolare sulla riforma sanitaria. Un scelta antidemocratica, arrogante, che pensiamo suicida per il Pd. La democrazia presenterà il conto a tempo debito".

Sulla stessa linea i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Stefano Mugnai (Fi), Giovanni Donzelli (Fdi) e Manuel Vescovi (Lega Nord), che in una nota congiunta osservano come “la maggioranza in Consiglio regionale ha portato a compimento l'omicidio del diritto referendario, attraverso la vergognosa approvazione della pseudo riforma approvata monca, con 56 articoli stralciati, dopo cinque giorni e tre notti di scontro in aula. Nel frattempo, la Regione aveva dovuto ammettere che le firme raccolte erano in numero più che sufficiente per indire il referendum”.

"Oggi – proseguono i consiglieri di centrodestra - quelle firme, che rappresentano la volontà popolare, salvo ricorsi accolti dal Tar sono carta straccia per volontà del Pd che ha cambiato le regole del gioco a partita in corso. Sostanzialmente ha barato”.

29 gennaio 2016
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