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Il potenziamento dell’assistenza domiciliare passa per l’Homecare Provider

19 GEN - Gentile Direttore,
vorrei affrontare un tema che sta acquisendo sempre più centralità nell’agenda politica in materia sanitaria, ma su cui permane ancora, a mio avviso, un approccio parziale nel pianificarne i modelli di sviluppo. L’Assistenza Domiciliare trova un importante riconoscimento all’interno del Recovery Plan da poco approvato dal Consiglio dei Ministri.
 
Il problema riguarda ‘cosa’ si intenda per assistenza domiciliare e soprattutto il ‘come’ questa centralità venga tradotta in un modello realmente attuabile e che consenta di raggiungere l’ambizioso obiettivo di assistere a casa 500mila pazienti in più.
 
Il punto di partenza necessario è una reale conoscenza di quali prestazioni, oggi, vengono erogate a domicilio dal SSN per curare pazienti cronici e multicronici, spesso con fragilità e disabilità invalidanti, anziani ma anche i tanti casi pediatrici con patologie complesse o rare.
 
Il primo ambito sono le prestazioni sanitarie e sociosanitarie proprie dell’ADI (e Cure palliative) erogate oggi sia dai distretti sia da Homecare Provider e terzo settore. Un importante passo avanti è stato fatto con l’approvazione nella Legge di Bilancio 2021 dell’emendamento dell’On. Trizzino, che prevede un percorso di autorizzazione e accreditamento per gli operatori privati che supera le storture delle gare di appalto e avviando un percorso più strutturato e più volto alla valorizzazione della qualità delle prestazioni.
 
La seconda tipologia di prestazioni domiciliari riguarda le terapie salvavita che necessitano di supporti tecnologici complessi (ventilazione meccanica, nutrizione artificiale, ossigenoterapia, dialisi, ecc.), imprescindibili per un’adeguata continuità terapeutica post dimissione e per il mantenimento domiciliare del paziente.
 
In Italia ci sono oltre 200.000 pazienti con supporto ventilatorio domiciliare (di cui 35.000 in ventilazione life support), 100.000 in ossigenoterapia, 30.000 nutriti artificialmente per via enterale o parenterale. In moltissimi casi i pazienti domiciliari necessitano di più terapie contemporaneamente (ad esempio gli oltre 6.000 pazienti affetti da SLA), ma la grande disomogeneità di erogazione da Asl e Asl e la frammentazione delle forniture generano pesanti ricadute e complicazioni per pazienti e caregiver.
 
Oltre a ciò, sono sempre più erogati a domicilio, anche per le attuali limitazioni di accesso alle strutture causa Covid, molti esami diagnostici (ECG, spirometria, emogasanalisi, polisonnografie, RX, per citarne i principali e i più diffusi).
 
A fronte di una tale ampiezza e complessità delle cure domiciliari, resa possibile anche grazie all’innovazione tecnologica, ci pare parziale limitare il raggio dell’assistenza domiciliare alla sola ADI, come se solo qualche accesso infermieristico alla settimana potesse bastare per una reale presa in carico dei pazienti domiciliari. Il tutto aggravato dalla persistente carenza di personale infermieristico sul “territorio” di almeno 30.000 infermieri, come rileva da tempo la FNOPI.
 
Certamente le soluzioni di telemedicina e telemonitoraggio rappresentano il vero valore aggiunto per abilitare l’ambito domiciliare e in questo senso i contenuti del Recovery Plan sono un significativo passo avanti. Per una adeguata programmazione, però, oltre alla fornitura di kit di monitoraggio, è indispensabile valorizzare anche quelle soluzioni digitali per monitorare le tante terapie già erogate a domicilio per garantire aderenza e appropriatezza del piano terapeutico e per supportare il medico di riferimento nella presa in carico del paziente.
 
Quanto sin qui evidenziato rappresenta chiaramente che solo con un modello integrato tra prestazioni sanitarie, terapie tecnologiche e soluzioni di telemedicina è possibile una reale presa in carico domiciliare del paziente cronico. Quello che è urgente avviare, anche grazie alla definizione delle linee programmatiche che derivano dal Recovery Plan, è una profonda revisione dell'offerta delle cure domiciliari che porti il sistema a riconoscere formalmente quei soggetti, gli Homecare Provider, che sono effettivamente in grado di erogare una reale presa in carico domiciliare dei pazienti cronici e fragili.
 
È utopia? La Regione Toscana ha già avviato un percorso virtuoso di integrazione delle prestazioni domiciliari (sanitarie e tecnologiche) che va nella direzione sin qui descritta, riconoscendo di fatto a quegli Homecare Provider in grado di prendere in carico a 360 gradi il paziente domiciliare, un ruolo specifico come attori a supporto del SSN.
 
Un tale modello diventa quindi funzionale a sviluppare un nuovo sistema di cure domiciliari strutturato e integrato, che possa garantire quella continuità assistenziale ospedale-territorio che supporti il lavoro degli specialisti o dei MMG e che può essere realizzata solo col coinvolgimento di chi quotidianamente entra nelle case dei pazienti e ne gestisce i bisogni di salute.
 
Claudio Petronio
Presidente Associazione Home & Digital Care - Confindustria Dispositivi Medici

19 gennaio 2021
© Riproduzione riservata

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