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Test antigenici rapidi in Umbria: flop o risorsa?

di Carla Bietta e Andrea Pellacchia

Il tampone antigenico rapido, sebbene nei grandi limiti della sua accuratezza, in un contesto emergenziale è stato uno strumento utile per intercettare una quota e una tipologia di potenziali positivi (vaccinati e non) che senza questo testing sarebbero sfuggiti

17 DIC - L’utilizzo di test antigenici rapidi per SARS-CoV-2 in sanità pubblica è stato raccomandato come strumento nelle indagini di screening di comunità, in particolar modo nei casi in cui è prevista una ripetizione periodica del test. Questi test qualitativi, rispetto ad un test molecolare, hanno come vantaggi una maggiore velocità nella lettura del risultato, un minor costo, un personale ridotto e velocemente addestrabile e la non necessità di un laboratorio di analisi, a discapito tuttavia di una minore sensibilità e specificità. Dalla recente letteratura scientifica, sebbene eterogenea, emerge infatti come la sensibilità del test sia circa del 68%, con una specificità del 99%. La sensibilità del test tende a essere maggiore in persone sintomatiche, con alta carica virale, adulte, mentre scende al 52% negli asintomatici*. Data l’incertezza del risultato, la positività al test antigenico rapido prevede, in Umbria, la conferma con un test molecolare.

A partire dagli ultimi mesi del 2020 ne è stato approvato l’uso in particolar modo per il testing su persone asintomatiche, sia su base spontanea che indotta dall’organizzazione di programmi gratuiti e in questo ultimo periodo come una delle possibilità per la generazione di una certificazione verde, al fine di controllare la trasmissione, monitorare l’incidenza e mitigare l’impatto del COVID-19 sulle strutture sanitarie.

Non vogliamo entrare nel merito di scelte di natura prettamente politica, ma il nostro obiettivo è di valutare il ruolo che gli antigenici rapidi hanno avuto durante la pandemia e comprendere quanto questa diversa modalità di testing basata su una scelta individuale spontanea o indotta, possa aver contribuito al controllo della situazione emergenziale.

Abbiamo perciò voluto analizzare nel territorio umbro l’adesione ai vari input regionali di ricorso al test antigenico rapido presso le farmacie e come questa sia variata nel tempo nelle diverse categorie di popolazione.

In Umbria nel primo semestre 2021 è stato realizzata un’attività di sollecitazione al test nella popolazione scolastica (studenti, docenti e non) mediante l’offerta gratuita di test diagnostici rapidi ripetuti effettuati su base volontaria presso le farmacie. Nel mese di agosto, inoltre, a seguito di una forte ripresa di contagi tra gli under30, i test rapidi sono stati offerti gratuitamente ai giovani di età compresa tra i 12 e i 30 anni in attesa di vaccinazione. Infine dal 10 settembre, in previsione dell’inizio dell’anno scolastico, l’offerta gratuita è stata garantita per gli under 12, ovvero la fascia esclusa dalla campagna di vaccinazione anti-Covid. D’altro canto, a partire dal mese di agosto la disponibilità di un test negativo anche da antigenico rapido rientra tra le condizioni che consentono la generazione di un green pass della validità di 48h, poi esteso all’ambito lavorativo dal 15 ottobre.

Per rispondere ai quesiti sopra riportati è stata analizzata la serie storica dei test antigenici rapidi effettuati da metà gennaio a fine novembre 2021 nelle farmacie della regione Umbria, per un totale di oltre 800.000 test. Ogni soggetto nell’arco del periodo considerato può ovviamente aver effettuato più di un test.

Il tasso di positività dell’intero periodo, definito come il numero di test positivi sul totale dei test effettuati, è dello  0.66%.

L’andamento dell’epidemia in Umbria (gennaio-novembre 2021)
 


Nel periodo di analisi si osserva in Umbria una prima fase ad alta circolazione del virus che raggiunge il suo apice nel mese di febbraio per poi diminuire progressivamente scendendo da maggio a luglio al di sotto dei 50 casi settimanali x 100.000 abitanti consentendo alla regione il passaggio a “zona bianca”: ciò ha comportato l’eliminazione di molte delle restrizioni precedentemente presenti. Dalla seconda metà di luglio si nota una rapida crescita dell’incidenza settimanale, sostenuta principalmente dalle fasce di età più giovani, che raggiunge il suo picco ad agosto e tende a diminuire fino alla prima metà di ottobre per poi proseguire con un meno rapido ma più costante aumento dei contagi.

 


Come si può vedere dai grafici, l’andamento della positività ai test rapidi segue l’andamento nello stesso periodo del tasso di positività al test molecolare (numero dei test molecolari positivi sul totale dei test molecolari effettuati); inoltre, coerentemente con l’atteso, nei periodi a minor circolazione del virus si osserva una minor tasso di positività.

I test antigenici rapidi
Andamento nel tempo per fasce di età


Dall’analisi dell’andamento dei test effettuati per fascia di età nel tempo è evidente nei mesi di aprile e maggio un aumento del ricorso al test nella popolazione under20, che comprende in larga parte la popolazione scolastica oggetto della sollecitazione ad effettuare il test.
Nel mese di agosto si è osservato un aumento dei test effettuati soprattutto nella popolazione giovane-adulta, in particolare tra i 12 e i 39 anni, caratterizzate da una maggiore propensione alla mobilità e da più basse coperture vaccinali. Diversamente gli under12, per i quali non è richiesto il green pass, non hanno fatto registrare un aumento del numero di test effettuati nel periodo estivo.

A partire da settembre, invece, si osserva un progressivo aumento dell’utilizzo dei test rapidi che raggiunge ad ottobre e novembre la numerosità maggiore dall’inizio della nostra serie storica, con una crescita consistente in particolare della classe 40-69 anni che diventa predominante, verosimilmente come risposta all’introduzione del green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro.
Andamento nel tempo per stato vaccinale


Come ulteriore contributo conoscitivo è stato considerato lo stato vaccinale di coloro che si sono sottoposti al test; sono state individuate 3 categorie:
Vaccinati, test effettati da soggetti che alla data del prelievo avevano completato il ciclo vaccinale.
Non vaccinati, test effettuati da soggetti che alla data del prelievo non avevano completato il ciclo vaccinale, includendo quindi anche quelli che provengono da coloro che non avevano effettuato nessuna dose vaccinale.
Fuori regione, test effettuati da soggetti residenti fuori regione per i quali non possiamo conoscere lo stato vaccinale.

Notiamo come a partire da settembre ci sia un forte incremento di test provenienti da non vaccinati, tanto da rappresentare a novembre circa l’80% dei test effettuati. È interessante osservare come la quota dei fuori regione inizi ad essere significativa a partire dai mesi estivi, con un probabile ricorso al test per la generazione di un green pass, in un contesto di maggior movimento tra le regioni. Anche il numero dei test eseguiti da parte dei vaccinati aumenta dal mese di agosto e raggiunge a novembre la maggior numerosità.
 

Andamento nel tempo dei test positivi per stato vaccinale



La percentuale di vaccinati tra i soggetti risultati positivi all’antigenico e confermati al molecolare aumenta come atteso con l’aumentare della progressione della campagna vaccinale fino a raggiungere a novembre il 60% degli ag positivi confermati, pur rappresentando la parte di popolazione che effettua meno test. La spiegazione di tale fenomeno può essere il diverso utilizzo che viene fatto del test antigenico nelle due categorie: da un lato i non vaccinati, spinti ad un utilizzo ripetuto del test alla ricerca di una negatività per ottenere un “via libera”, in un contesto quindi di bassa prevalenza; dall’altro lato i vaccinati, che ricorrono all’antigenico per una ulteriore sicurezza personale, perché paucisintomatici o per una esposizione ad un rischio, alla ricerca perciò di una positività (prevalenza e sensibilità del test maggiore).

Sappiamo inoltre che talvolta i servizi sanitari non riescono ad essere tempestivi nel raggiungere i contatti di un caso positivo, altre volte i contatti non vengono segnalati per evitare il periodo di quarantena: questo comporta l’inevitabile fai da te nell’intento di intercettare rapidamente un esito che risponda ad un sospetto (paucisintomaticità, frequentazione di contesti a rischio, ecc..) spingendo alcune persone a non attendere un test molecolare ma ad effettuare un più veloce test antigenico.

Contributo dei test antigenici alla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2
La percentuale relativa di persone positive che viene rintracciata dai test antigenici rispetto al totale dei positivi è aumentata nel periodo considerato, raggiungendo a novembre, periodo in cui si osserva in Umbria un aumento dell’incidenza sebbene con una relativamente bassa circolazione del virus (incidenza settimanale di 80 casi x 100.000 abitanti) circa il 16% delle diagnosi dei casi di SARS-CoV-2.

Alla luce di questi dati possiamo affermare che il tampone antigenico rapido, sebbene nei grandi limiti della sua accuratezza, in un contesto emergenziale è stato uno strumento utile per intercettare una quota e una tipologia di potenziali positivi (vaccinati e non) che senza questo testing sarebbero sfuggiti.

In prospettiva futura auspichiamo una sostituzione degli attuali test antigenici qualitativi con dei test altrettanto veloci, pratici e sostenibili, ma più sensibili, i quali permetterebbero di rintracciare anche quella considerevole parte di falsi negativi che non viene rilevata all’antigenico rapido che rimane libera di circolare e, anzi, consapevole di una negatività adotta comportamenti meno adeguati al contenimento del virus.


Carla Bietta
responsabile del Servizio Epidemiologia dell'Azienda USLUmbria1, componente Nucleo Epidemiologico SarsCoV2 Umbria

Andrea Pellacchia
Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva - Università degli Studi di Perugia, in tirocinio presso UOSD Epidemiologia Az USL Umbria1

*Jonghoo Lee, Jae-Uk Song, Sung Ryul Shim, Comparing the diagnostic accuracy of rapid antigen detection tests to real time polymerase chain reaction in the diagnosis of SARS-CoV-2 infection: A systematic review and meta-analysis, Journal of Clinical Virology, Volume 144, 2021, 104985, ISSN 1386-6532, https://doi.org/10.1016/j.jcv.2021.104985. (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1386653221002523)


17 dicembre 2021
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