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Ao Perugia, primo trapianto di cellule staminali autologhe per il trattamento del lichen sclerosus vulvare


Le pazienti avevano già provato, senza successo, le terapie convenzionali. “La soluzione che abbiamo proposto rappresenta una vera e propria rivoluzione nel trattamento della malattia”, spiega Sandro Gerli, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica. “Entro 60-90 giorni, le cellule staminali trapiantate sostituiranno il tessuto malato con un nuovo tessuto sano, ripristinando la funzionalità e il benessere delle pazienti”.

03 FEB - Un intervento innovativo è stato recentemente eseguito presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia, si tratta di un trapianto di cellule staminali autologhe per il trattamento del lichen sclerosus vulvare, una malattia dermatologica autoimmune, cronica e debilitante che colpisce la zona genitale femminile. L'intervento è stato realizzato dall'equipe della Clinica Ostetrica e Ginecologica, sotto la direzione del Prof. Sandro Gerli, con la collaborazione delle dottoresse Gabriela Baiocchi, Maria Cristina Spataru e Laura Marchesini, medico anestesista della struttura di Anestesia e Rianimazione, diretta dal prof. Edoardo De Robertis.

“Le pazienti avevano provato tutte le terapie convenzionali, tra cui il trattamento cortisonico, ma senza successo. – spiega in una nota il prof. Sandro Gerli - La soluzione che abbiamo proposto rappresenta una vera e propria rivoluzione nel trattamento della malattia. Si tratta esattamente del trapianto di cellule staminali autologhe prelevate dal grasso addominale, poi processate e reimpiantate nell'area vulvare. Questo trattamento, che si inserisce nel campo della medicina rigenerativa, ha lo scopo di rinnovare il tessuto vulvare danneggiato, creando una nuova e sana barriera contro la malattia. L’intervento si è svolto in tre fasi: l'espianto del grasso, il processo di filtraggio per isolare le cellule staminali e i fattori di crescita, e il reimpianto del materiale rigenerativo nell'area vulvare. Entro 60-90 giorni, le cellule staminali trapiantate sostituiranno il tessuto malato con un nuovo tessuto sano, ripristinando la funzionalità e il benessere delle pazienti. Nonostante la delicatezza della procedura, - conclude - l'intervento è durato circa un’ora per ciascuna paziente e si è concluso senza alcuna complicazione. Le pazienti sono state dimesse il giorno seguente”.

03 febbraio 2025
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