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Ictus in zone di guerra: tra emergenze sanitarie e resilienza dei sistemi

di Valeria Caso

13 MAR - Gentile Direttore,
l’espansione dei conflitti armati a livello globale non sta solo mietendo vittime sul campo di battaglia, ma colpisce anche duramente i sistemi sanitari, rendendo ancora più difficile la gestione delle malattie cerebrovascolari. Lo rivela l'articolo pubblicato sulla rivista Stroke, a mia firma, Valeria Caso, e di altri colleghi, che analizza la pratica della medicina dell'ictus in tre aree di guerra: Ucraina, Sudan e Yemen.

Secondo i dati raccolti, 1 persona su 6 vive attualmente in una zona di conflitto attivo. In questi contesti, l’assistenza per l’ictus rappresenta una sfida immensa a causa della distruzione delle infrastrutture sanitarie, delle carenze di personale e della scarsità di farmaci salvavita come il trombolitico alteplase.

Ucraina: tra bombe e innovazione
In Ucraina, paese già segnato da alti tassi di incidenza e mortalità per ictus, la guerra ha aggravato la situazione. Nelle zone più colpite, come Kharkiv, l’accesso alle cure è limitato da bombardamenti e difficoltà logistiche. Tuttavia, grazie al supporto internazionale – tra cui il Task Force for Ukraine promosso dall’European Stroke Organisation (-sotto la leadership dI Francesca R. Pezzella, Stroke Unit, San Camillo-Forlannini, Roma-) e la collaborazione con il WHO – sono stati registrati progressi. Nonostante il conflitto, i trattamenti di trombolisi endovenosa e trombectomia meccanica sono aumentati, rispettivamente superando il 10% e il 2% dei casi nel 2024.

Sudan: sanità al collasso
Il Sudan, sconvolto dalla guerra civile dal 2023, vive una crisi umanitaria con oltre 11 milioni di sfollati interni. L’ictus è la terza causa di morte nel paese, ma la mancanza di ospedali attrezzati e neurologi, specialmente fuori dalla capitale Khartoum, rende quasi impossibile l’accesso alle cure. La trombolisi era disponibile solo in due ospedali prima della guerra; oggi il sistema è ulteriormente compromesso, con il 70% degli ospedali in aree di conflitto fuori servizio.

Yemen: primi passi per la cura dell’ictus
Il sistema sanitario yemenita è devastato da oltre un decennio di conflitti. Fino al 2023, non esistevano stroke unit operative né trattamenti di riperfusione. Una svolta si è avuta con l’apertura del Borg Al-Atiba Stroke Center ad Aden, che ha introdotto per la prima volta la trombectomia nel paese. Tuttavia, persistono ostacoli enormi: carenza di specialisti, difficoltà nell’approvvigionamento dei farmaci e barriere economiche che obbligano i pazienti a pagare di tasca propria trattamenti salvavita.

Il diritto alle cure anche in guerra
Lo studio sottolinea la necessità di inserire l’ictus tra le priorità sanitarie anche in contesti di crisi. La trombolisi è inclusa nella lista dei farmaci essenziali dell’OMS, ma resta poco accessibile nei teatri di guerra. Le organizzazioni internazionali, tra cui la World Stroke Organization e Medici Senza Frontiere, sono chiamate ad agire per garantire continuità di cure, formazione degli operatori sanitari e protezione giuridica degli stessi.

Il messaggio degli autori è chiaro: prepararsi alle emergenze, incluse guerre e catastrofi, deve includere anche la gestione delle malattie non trasmissibili come l’ictus. Investire in formazione, infrastrutture e telemedicina può fare la differenza tra la vita e la morte, anche sotto le bombe. DOI: 10.1161/STROKEAHA.124.047322

Valeria Caso, MD, PhD
Stroke Unit
Santa Maria della Misericordia Hospital
Perugia

13 marzo 2025
© Riproduzione riservata

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