Libera professione: il tempo è scaduto, serve norma strutturale già in Legge di Bilancio
29 SET -
Gentile Direttore,negli ultimi anni, sul tema della libera professione per i professionisti sanitari sono stati compiuti alcuni passi importanti. Con il DL 105/2021 si è avuta la prima apertura, seppur limitata esclusivamente alle strutture convenzionate. Successivamente, il DL 34/2023, convertito nella Legge 56/2023, ha esteso la possibilità anche alle prestazioni rivolte a singoli utenti. Una norma che, va ricordato, è a costo zero per lo Stato, ma porta con sé benefici evidenti sia in termini economici e fiscali, sia nell’ampliamento dell’offerta assistenziale e nel rafforzamento dell’attrattività del SSN, ma purtroppo legata a una scadenza precisa: il 31 dicembre 2025.
Proprio per questo oggi diventa cruciale affrontare il nodo della sua stabilizzazione: senza un intervento immediato, dal 1° gennaio 2026 si aprirebbe un vuoto normativo con conseguenze gravi per professionisti, strutture e pazienti. I professionisti che in questi anni hanno investito in studi, attrezzature e collaborazioni rischiano un grave danno economico. C’è inoltre il pericolo di un aumento del lavoro sommerso, con conseguente perdita di gettito fiscale. Ma soprattutto il SSN uscirebbe ulteriormente indebolito, perdendo in attrattività e incontrando maggiori difficoltà nel reclutamento di personale.
Da qui la necessità di un intervento definitivo, mentre sul tavolo sono già aperti più fronti: il DDL Prestazioni, la legge di bilancio e il DDL Delega sanitaria.
Il DDL "Prestazioni sanitarie» (A.C. 2365 — “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”), dopo l’esame in Senato, dove l’emendamento 4.0.100, proposto dalla relatrice Cantù per prorogare la misura fino al 2027, è stato bocciato in V Commissione, è ora all’esame della XII Commissione Affari sociali della Camera. In sede di Commissione XII sono stati presentati tre emendamenti (il 5.07 a firma Ciocchetti, il 5.08 a firma Schifone e il 5.09 a prima firma Loizzo, sottoscritto da Giagoni, Matone, Pretto e Nisini), che devono ancora essere votati ma appaiono difficilmente approvabili in tempo utile prima della scadenza del 31 dicembre.
Intanto, il Governo ha varato a inizio settembre un disegno di legge delega di riforma sanitaria, che affida 18 mesi all’Esecutivo per riscrivere parti importanti della normativa sanitaria nazionale. Secondo indiscrezioni, il pacchetto includerebbe anche misure strutturali per il personale, tra cui una stabilizzazione della libera professione. Ma anche qui i tempi sono troppo lunghi: la scadenza resta dietro l’angolo.
L’attuale situazione porta con sé un rischio immediato: dal 1° gennaio scatterebbe un vuoto normativo. Tutti i regolamenti aziendali decadrebbero, le aziende sarebbero costrette a recepire ex novo la norma, e con le ferie di fine anno ciò provocherebbe settimane o mesi di paralisi. Inoltre, le consuete domande di rinnovo presentate a dicembre non potrebbero essere avanzate, con effetti critici per chi gestisce studi, pazienti, turni o collaborazioni con strutture private e convenzionate.
Serve un intervento immediato, da inserire già nella prima bozza di legge di bilancio di ottobre, con una norma strutturale che elimini la scadenza e renda la libera professione operativa senza più necessità di autorizzazione aziendale, ma tramite una semplice comunicazione, come già avviene per gli altri professionisti sanitari del SSN. Solo così si potranno superare i vincoli dei regolamenti aziendali e delle autorizzazioni scadute, permettendo ai professionisti di proseguire senza interruzioni collaborazioni e attività dal 1° gennaio 2026, ed evitando ingorghi burocratici, ritardi, disservizi e conseguenze fiscali che potrebbero arrivare fino alla chiusura delle partite IVA.
Siamo in colpevole ritardo: il tema doveva essere affrontato mesi fa. Gli Ordini professionali hanno più volte sostenuto la proroga, come dimostrano anche le interrogazioni presentate in Parlamento. Ora la politica deve assumersi la responsabilità di intervenire con decisione.
Il tempo è finito: a pagare il prezzo dell’inerzia non possono essere, ancora una volta, i professionisti che si dice di voler tutelare. È il momento di dimostrarlo con i fatti.
Dott. Francesco MacrìS.S. Dietologia e Nutrizione Clinica | Ambulatorio Centro Disturbi del Comportamento AlimentareAzienda USL Valle d'Aosta
29 settembre 2025
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Valle d'Aosta