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Psichiatri: “Nei SerD troppe doppie diagnosi per disturbi correlati”

La Società Italiana di Psichiatria del Veneto (PsiVe) parla di circa il 20% dei tossicodipendenti e 16% degli alcolisti presi in carico da tossicologi tra il 2002 e il 2006, e successivamente dgli psichiatri. Dati confermati nel 2019 dal Dipartimento delle dipendenze, che parla del 13% di pazienti assistiti per dipendenza che presenta anche gravi disturbi mentali e del 20% dei ricoverati per un disturbo psichiatrico che presenta anche problemi di dipendenza. Per il PsiVe necessario allargare le competenze degli operatori dei SerD

di Endrius Salvalaggio
29 NOV - La comorbilità o doppia diagnosi è definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico. I disturbi dell’umore e i disturbi di personalità rappresentano i disturbi psichiatrici con più frequente comorbidità con i disturbi correlati a sostanze; anche i disturbi d’ansia hanno una buona comorbidità con l’uso di sostanze. Eppure non sempre questi due disturbi sono diagnosticati e trattati contestualmente.

“Esiste un rapporto causale tra disturbi correlati a sostanze e dipendenze comportamentali, quali, ad esempio, il disturbo da gioco d’azzardo o disturbo da dipendenza da internet, da una parte e disturbi psichiatrici dall’altro – spiega Diego Saccon Direttore del Dipartimento per le Dipendenze Ulss 4 e membro del Direttivo della Sezione Veneta della Società Italiana di Psichiatria (PsiVe) - evidenziando come i sintomi di un tipo di disturbo interagiscano con gli altri influenzandosi reciprocamente”.

In Veneto secondo i criteri di accreditamento dei Servizi per le Dipendenze (SerD) è previsto che gli psichiatri siano presenti come quota parte del personale medico. “In particolare, per ogni servizio ambulatoriale, sono previsti tre medici di cui almeno uno psichiatra – specifica Saccon – ; purtroppo, però, le competenze di tipo psicopatologico e psichiatrico dovrebbero essere maggiori anche tra tutti gli altri operatori che lavorano in questi Servizi. E questo per tutta una serie di ragioni. In primo luogo, i disturbi correlati a sostanze e da addiction sono sindromi collocate tra i disturbi psichiatrici nei sistemi nosografici internazionali, quali ad esempio l’ICD-10 dell’OMS. Poi, come già evidenziato, questi disturbi presentano un elevato grado di comorbidità con altri disturbi psichici”.

Analizzando i dati forniti dal Dipartimento per le Dipendenze di San Donà di Piave (VE) (Ulss 4), emerge che nel 2019 il 13% dei pazienti assistiti presentava anche una comorbidità con gravi disturbi mentali, come ad esempio psicosi schizofreniche, disturbi bipolari, depressioni medio-gravi, disturbi di personalità gravi associati ad autolesionismo o suicidarietà. Dall’altro lato, i dati del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di San Donà di Piave (VE) del 2020 mostrano che il 20% dei pazienti ricoverati per un disturbo psichiatrico primario, presentava anche un abuso o una dipendenza da sostanze, inclusi disturbi correlati all’alcol.

“Pertanto, il corretto inquadramento diagnostico – continua Direttore del Dipartimento per le Dipendenze Ulss 4 - ed il trattamento di questi pazienti necessita di competenze, oltre che tossicologiche e internistiche, anche psichiatriche, psicologiche e psicopatologiche che non possono riguardare solo lo psichiatra, ma debbono interessare anche tutti gli altri operatori dei SerD”.

“Sarebbe necessario che a questi operatori venissero trasmesse tali competenze già nella loro formazione di base – continua Antonio Lasalvia, Associato di Psichiatria Università di Verona e Coordinatore della PsiVe - e che tali competenze potessero poi essere progressivamente affinate nel tempo attraverso la formazione sul campo con un aggiornamento continuo. Dall’altro lato, gli psichiatri che lavorano nei servizi di salute mentale devono sviluppare competenze nella gestione dei pazienti con disturbi da uso di sostanze in quanto come, abbiamo visto, molti pazienti con disturbi mentali gravi manifestano anche comportamenti di abuso”.

Considerata la specificità del campo dell’addiction, secondo PsiVe, è arrivato il momento di potenziare servizi ad hoc e organizzazioni dipartimentali funzionali dedicate; è nondimeno necessario che la sanità pubblica della nostra Regione implementi azioni volte a:

- aumentare le competenze psichiatriche e psicopatologiche in tutti gli operatori che lavorano nei Servizi per le Dipendenze patologiche;

- incrementare le competenze rispetto alla diagnosi ed al trattamento delle dipendenze patologiche degli psichiatri che operano nei servizi di salute mentale, che spesso presentano una formazione assai povera in questa area;

- rafforzare i percorsi effettivi di integrazione tra i servizi per le dipendenze patologiche, i servizi di psichiatria, i servizi di neuropsichiatria infantile, come d’altro canto previsto anche dal Piano Socio Sanitario Regionale.

“Da uno studio condotto tra il 2002 e 2006 nei Dipartimenti per le Dipendenze del Veneto aveva rilevato un dato abbastanza stabile a livello regionale riguardo alla percentuale di pazienti con doppia diagnosi (20-21% per i tossicodipendenti, 16-17% per gli alcolisti), ma una forte disomogeneità nell’ambito dei diversi territori. Sostanzialmente questa analisi evidenzia un quadro di bassa afidabilità nelle diagnosi di comorbilità psichiatrica effettuate nei Ser.D. del Veneto e ciò conferma la necessità da parte degli operatori che lavorano in tali servizi di affinare la fase di diagnostica, e ciò chiama ancora una volta in causa il ruolo fondamentale giocato dalla formazione”, conclude Lasalvia.

Endrius Salvalaggio

29 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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