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Non ci resta che piangere

di Enzo Bozza
21 GEN - Gentile Direttore,
chi non ricorda il film con Troisi e Benigni “Non ci resta che piangere”, e in particolare la scena del gabelliere che ripete
meccanicamente: “Ehi, quanti siete, dove andate, che portate? Un fiorino!”.

Nel geniale film del 1984, dopo l’ennesima ripetizione del gabelliere, Troisi lo manda a quel paese, ed era inevitabile perché quella stupida e meccanica ripetizione di una formula rappresenta in pieno la stupidità di una burocrazia senza anima e inutile. Mi è venuta in mente la scena del film osservando lo tsunami burocratico di questi giorni in tema di Covid.

Dopo la pandemia di questa variante Omicron, che ha colto tutti di sorpresa perché nessuno immaginava quanto virulenta e contagiosa fosse, è arrivato il rinculo del cannone: quella pandemia burocratica che sta facendo più danni del virus. Il cittadino-paziente deve affrontare nell’ordine, se di ordine possiamo parlare: il contagio, il tampone che lo conferma, dove e da chi fare il tampone, l’invio dei dati al portale regionale, il calcolo della quarantena in base ai vaccini fatti, due o tre dosi, e se da meno di 120 giorni o più di 120 giorni, il certificato medico di malattia o di quarantena, anche se l’Inps non paga più la quarantena dal 1 gennaio, il tampone di uscita, se rapido o molecolare, dove farlo visto che le farmacie non effettuano più il tampone di uscita, prenotarsi sul portale usl e, se la fortuna lo aiuta e riesce a fare tutto questo, la malattia era il minore dei mali, la vera disgrazia sono le carte. Come sempre, perché ci sono pazienti che per chiudere la quarantena devono farsi dalle tre alle sei ore in macchina per un drive in.

Che la situazione rischiasse di diventare esplosiva era preventivabile solo sulla base dei dati sulla grande contagiosità di questa variante, ma burocratizzare ancora di più su questi numeri enormi e farlo con un sistema che faceva acqua da tutte le parti prima della pandemia, è pura follia amministrativa.

Tra l’altro tutto ricade sulle spalle già martoriate dei medici di base, che prima affogavano tra le carte, ora pensano seriamente alla fuga o ad un più pratico suicidio di massa. Si risponde al telefono come e quando si può, e vorrei vedere chi riesce a tenere il ritmo con più di cento chiamate al giorno e intanto fare tutto il resto, tenuto conto che nessuna altra patologia è andata in vacanza. Tra l’altro, in questi giorni le varie Regioni hanno portato il massimale di assistiti dei medici di base da 1500 a 1800 per mancanza di medici: il classico colpo di rivoltella alla nuca.

Se inseguire un virus con questa capacità di diffusione è folle oltre che inutile, mi si spieghi perché farlo con un sistema farraginoso che riesce a tracciare 10 pazienti quando il virus ne ha fatti altri 100. Come svuotare la nave che affonda con un secchiello da champagne.

Davanti a questo tsunami di Covid viene voglia di abbandonarsi alla corrente e dire: prendimi pure, sono qui. E infatti mi sono ammalato anche io e sono in casa in quarantena a brodo caldo e aspirine e posso farlo solo grazie ai miei colleghi che coprono intanto la mia attività. Altri medici di base nello stesso girone dantesco. Nel film di Troisi, il frate penitente gli gridava: “Ricordati che devi morire” e ripeteva: “Ricordati che devi morire”. E Troisi gli risponde: “vabbe’ mo’ me lo segno…”

Enzo Bozza
Medico di base
Vodo di Cadore


21 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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