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Riorganizzazione salute mentale. Il commento degli psicologi a due mesi dall’approvazione della delibera 371

Il presidente dell’Ordine degli psicologi, Pezzullo, pur apprezzando lo spirito del dettato normativo che mostra un avvicinamento al cittadino con le strutture dipartimentali, sottolinea due note negative: “Questa delibera è un provvedimento troppo sbilanciato sulla psichiatria oltre che a disconoscere il ruolo dello psicologo di base”

di Endrius Salvalaggio
12 LUG -

Nella Deliberazione di Giunta Regionale Veneto n. 371 dello scorso aprile, che ha come obbiettivo di ridefinire e potenziare i servizi di salute mentale, secondo gli psicologi risulta essere marginale in diversi ambiti e, come sottolinea il presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto, Luca Pezzullo, “questo provvedimento rischia di sbilanciarsi vistosamente dalla parte della psichiatria”.  

“Sui temi oggetto della DGR 371 speravamo di poter avere degli incontri con la Regione Veneto per poter esprimere un parere di merito in anticipo – anticipa Pezzullo - prima di questa delibera sono state fatte infatti delle consultazioni, ma non con l’Ordine degli Psicologi. Alcuni concetti presenti nella DGR sono sicuramente condivisibili, come ad esempio l’enfasi sull’integrazione fra territorio e ospedale, costruendo di fatto un nuovo modello più integrato e più efficiente che riconosce anche la centralità della dimensione psicologica dell’intervento”.

È invece, per Pezzullo, molto problematico in questa delibera riorganizzativa il tema fondamentale dell’inquadramento della psicopatologia dell’adolescenza, che alla luce della DGR 371 viene spostata sotto la gestione dei dipartimenti di salute mentale fin dai 12 anni, alla stregua degli adulti; questo “per noi non è un modo che reputiamo “funzionale” di cura di un tredicenne”.  Dichiara il presidente degli psicologi veneti.

“Per un ragazzo nel pieno della sua adolescenza - spiega il presidente Pezzullo – la presa in carico diventa molto determinante; questa specifica DGR riconosce il ruolo delle Unità Funzionali Distrettuali Adolescenti (UFDA), che al suo interno vedono la presenza di psicologi, ma focalizzandole solo su chi ha un disagio lieve; mentre tutti gli altri disagi psicologici e psicopatologici dal medio al severo vengono spostati direttamente sotto i dipartimenti di salute mentale.

Un principio, sottolinea Pezzullo, “organizzativamente spostato a nostro avviso troppo verso la dimensione neuropsichiatrica”.

Il secondo tema che preoccupa l’Ordine degli Psicologi è quello che questo provvedimento regionale, seppure riservi notevole attenzione al territorio inteso come punto più vicino al cittadino, preveda all’interno delle case di comunità anziché la presenza a lungo attesa dello “psicologo di base”, quella di una non meglio definita “psichiatra di base”.

“Di conseguenza, in Veneto – continua il presidente - al medico di base non sarà affiancato lo psicologo di base ma lo psichiatra di base; una scelta poco comprensibile, che porta la nostra Regione ad andare controcorrente rispetto a quasi tutte le altre regioni italiane, come Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Campania, Marche, ecc., che stanno anzi investendo ingenti risorse economiche proprio sul ruolo essenziale dello Psicologo di Base”.

Secondo la categoria degli psicologi, se la DGR 371 amplia il concetto di sanità mentale territoriale come punto più vicino al cittadino, come anticipato manca completamente del ruolo dello psicologo di base, e di un ruolo più deciso delle UFDA, le quali risponderebbero ad un modello di cura più adeguato ai ragazzi di fascia adolescenziale, rispetto alla psichiatrizzazione organizzativa del loro disagio.  Il presidente dell’Ordine degli psicologi Veneto, si auspica di intraprendere un tavolo di discussione con i preposti regionali al più presto.

Endrius Salvalaggio



12 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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