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Reintegro medici no vax. Avruscio (Anpo Padova): “È necessario, sistema sempre più in sofferenza”

Il presidente dei primari dell’Azienda ospedaliera di Padova, Giampiero Avruscio, si smarca dal suo sindacato e ribadisce la sua posizione, già espressa lo scorso marzo, a favore del reintegro del personale sanitario sospeso per avere rifiutato di vaccinarsi contro il Covid-19. “E’ una questione di pragmatismo. Altrimenti il Ssr andrà sempre più in sofferenza e chi ci rimetterà saranno solo che i cittadini”, spiega Avruscio. A favore del reintegro del personale sospeso si era espresso negli scorsi giorni anche il presidente della Regione Zaia

di Endrius Salvaggio
19 LUG - “C’è una carenza di personale che peggiora di giorno in giorno e, oltre a questo fenomeno comincia a pesare sulle spalle dei sanitari vaccinati le assenze dei medici sospesi. Non perdiamo ancora medici preziosi solo perché non si sono vaccinati con ulteriori conseguenze sull’assistenza ai cittadini. Dobbiamo pensare ad una soluzione alternativa”. Sono queste le parole con cui Giampiero Avruscio presidente Anpo dell’Azienda ospedaliera di Padova, motiva la sua posizione a favore del reintegro del personale sospeso perché no vax. Pur consapevole di allontanarsi da quella che è invece la posizione ufficiale del sindacato che rappresenta, Avruscio già lo scorso marzo aveva espresso la necessità di valutare questa ipotesi, in questi giorni rilanciata anche dal presidente della Regione Luca Zaia.

Per Avruscio è una questione di pragmatismo, che prende le mosse dall’attuale contesto lavorativo e di precarietà della forza lavoro. Per Avruscio, inoltre, “l’allontanamento del personale sanitario senza alternative alla sua sostituzione, può significare mettere a rischio la sicurezza delle cure”, dichiara precisando di parlare più a titolo personale che da sindacalista. “Prendiamo il caso di un chirurgo che ha 15 -20 anni di esperienza in sala operatoria e viene sospeso perché no vax, prendiamo ad esempio un medico che ha deciso di non vaccinarsi e fa il radiologo interventista da molti anni e come queste figure molte altre, compresi i medici di medicina generale massimalisti. vengono sostituiti questi medici? È quasi impossibile, se non allungando ulteriormente le liste di attesa sia delle sale operatorie che delle visite, ingolfando i pronti soccorso già sovraffollati, esponendo i sanitari al disagio e alle invettive dei pazienti che non trovano adeguate risposte ai loro bisogni di salute, senza contare che un intervento non urgente può diventare urgente, con tutti i rischi ad esso collegato”.

Avruscio pone poi il tema della ferie, dove chi resta deve lavorare sia per le “carenze di personale che conosciamo nonché per i sospesi, rinunciando talvolta alle ferie, ai riposi, aumentando il rischio clinico e la possibilità di errore. Si, e questo accade perché le forze umane a volte non vanno di pari passo con la buona volontà”. 

Allora come si possono conciliare le due cose, cioè il reintegro dei medici no vax ed il rischio dei contagli a causa delle persone non vaccinate? “Come facevamo una volta quando non c’era il vaccino. Nel periodo ante vaccino, in Azienda ospedaliera c’era un controllo serrato di sorveglianza per tutto il personale sanitario. Per chi come me - spiega Avruscio - ha lavorato ininterrottamente due anni dentro l’ospedale, ben saprà che i contagi intra ospedalieri si verificavano in parte più che residuale, proprio per l’attenta sorveglianza sanitaria. Ora che i contagi stanno aumentando sempre più e che fra pochi mesi ci aspetta un autunno che si preannuncia impegnativo, in un momento di emergenza pura (il mio è un approccio del tutto pragmatico che analizza la mancanza di proposte alternative per compensare un organico oltremodo ridotto già prima del Covid), ulteriormente ridotto per i contagi del personale e a cui si aggiunge la sospensione del personale no-vax. Quest’ultimi dobbiamo reintegrali se vogliamo innalzare gli standard delle cure del Ssr”. 

“Per noi - conclude Avruscio - esistono già delle eccezioni per la guerra al Covid: a differenza di altre categorie di lavoro, i sanitari che hanno avuto uno ‘stretto contatto’ con le persone contagiate, continuano il proprio lavoro con i pazienti e vanno in isolamento solo se il tampone risulti positivo. Sono cosciente che la mia proposta non è condivisa dal mio sindacato e dai presidenti ordinistici dei medici e che fa molto discutere, ma pur non condividendo le scelte dei colleghi no-vax, invito più che mai oggi a riflettere se l’allontanamento di” soldati” non pesi ancora di più sul gravoso lavoro di “trincea” nelle corsie di chi invece si è vaccinato e abbia quindi conseguenze deleterie sui cittadini, in termini di carenza assistenziale”.

Endrius Salvaggio

19 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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