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Incontinenza. Rete regionale, parte l’attività nella provinciale di Padova

Sono quasi 100 mila le persone in Veneto che soffrono di incontinenza, la spesa correlata si aggira intorno ai 35milioni di euro all’anno. A cinque anni dalla nascita della rete regionale, medici, personale sanitario ed associazioni di Padova fanno squadra. Sarzo (OMCeO Padova): “Abbiamo intercettato le istanze di questi pazienti, che soffrono di una malattia fortemente invalidante e di esclusione sociale e che devono poter ricevere risposte appropriate”.

di Endrius Salvalaggio
28 OTT - È stato presentato il modello organizzativo di condivisione provinciale di Padova per le cure dei pazienti incontinenti e stomizzati, che va a completamento di quello che è la rete regionale approvata con delibera regionale del 2017. Le patologie che hanno come esiti stomie, incontinenza fecale e urinaria cronica sono altamente invalidanti per i pazienti che ne sono affetti, sia dal punto di vista fisico che sociale e psicologico. Secondo i dati regionali di Azienda Zero, “nel 2021 in Veneto i pazienti con queste difficoltà sono stati quasi 100mila e circa 20mila nella sola provincia di Padova, dove l’incidenza è la più alta rispetto alle altre province per motivi demografici”, spiega Giacomo Sarzo, segretario Omceo di Padova e direttore ff dell’Uoc di Chirurgia generale sede ospedale S. Antonio. “La Regione sostiene una spesa annua di circa 7.880.065 euro complessivi per gli ausili destinati a pazienti ileostomizzati, colostomizzati, urostomizzati; 15.426.656 euro per gli ausili per assistiti affetti da incontinenza cronica grave e circa 11.204.198 euro per cateteri e sacche. Questo, il quadro di riferimento”.

Esistono tre livelli di assistenza per questi pazienti: il primo è rappresentato dai medici di medicina generale ai quali spetta un ruolo informativo e orientativo, primo riferimento al quale si rivolgono i pazienti che hanno problemi di incontinenza o stomie; il secondo livello è rappresentato dai servizi erogati dai medici delle strutture sanitarie attraverso le Aziende ospedaliere; il terzo livello è rappresentato dagli HUB sanitari, in grado di fornire servizi diagnostici e terapeutici ad alta complessità nei quali si identifica il massimo livello di assistenza nei confronti di questi pazienti.

Il modello organizzativo della provincia di Padova, presentato fra l’altro di recente ad un incontro di professionisti del settore, vuole passare attraverso l’informazione di tutti professionisti che operano in questo settore, ma anche attraverso le associazioni che rappresentano queste persone ammalate. “Stiamo cercando di sensibilizzazione gli addetti ai lavori programmando incontri di condivisione e coesione tra tutti i professionisti che operano in questo ambito – spiega Sarzo -, perché queste patologie e questa condizione coinvolgono l’intero mondo medico e sanitario. I pazienti ne hanno estremo bisogno e devono poter ricevere risposte appropriate. Questa richiesta l’abbiamo intercettata noi medici, ma anche le associazioni che rappresentano questi pazienti e che chiedono un dialogo aperto con le istituzioni per giungere ad aprire un tavolo regionale con i referenti degli Hub, provincia per provincia”.

Tali patologie, che portano a delle conseguenze di disagio e di autoesclusione sociale, coinvolgono una fascia di età molto ampia, che va dall’età pediatrica e può arrivare fino alla vecchiaia. “Il nuovo modello provinciale che proponiamo – conclude Sarzo – è quello di divulgare i tre livelli di assistenza, di dire chi è per la provincia di Padova l’Hub di riferimento, aprire un canale fra tutte le province e la Regione dove a partecipare ci saranno i medici, ma anche le associazioni che rappresentano questi ammalati. Vogliamo curare e dare dignità a queste persone che per il 2021 hanno toccato quota cento mila cittadini in Veneto e duecento mila solo nella Provincia di Padova”.

Endrius Salvalaggio

28 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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